PERUGIA – Il capogruppo del Movimento 5 Stelle all'Assemblea legislativa, Andrea Liberati, interviene criticamente in merito alla richiesta di rimozione del sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici dell'Umbria avanzata dall'Anci e dalla presidente della Giunta, Catiuscia Marini. Secondo Liberati “per contendersi una manciata di voti la vecchia politica fa a gara per abbattere le prescrizioni del ministero dei Beni Culturali, vagheggiando contro quei residui vincoli che limiterebbero l’economia e perfino la ricostruzione post-sisma. ‎La destra propone e la sinistra dispone: lo stonato concerto umbro prosegue e la cornice legalitaria resta precarissima, a vantaggio di speculatori e approfittatori”.

“L'unica prospettiva umbra – per il consigliere regionale - è la grigia deregulation delle cave, del cemento e dell’asfalto, che unisce ormai da anni destra e sinistra. Basti guardare al fiorire di capannoni industriali ovunque, anche attorno al più minuscolo paesino. Oppure ai troppi centri commerciali per gli affari non dei consumatori, ma dei partiti. Agli scempi urbanistici perpetrati negli ultimi decenni. E non rispondono al vero le parole della presidente Marini sulle scarse irregolarità edilizie, se si valuta che, nel 2007‎, grazie alle foto aeree, si calcolò un numero pari a ben 10mila abusi nei nostri centri storici, nelle nostre campagne, contro il nostro paesaggio. E che dire della Fontana di piazza Tacito a Terni dove Comune e Fondazione Carit, senza mai curarne la manutenzione, senza previo confronto con le Belle Arti, avviarono un impossibile restauro?”.

Liberati ritiene dunque “lodevole l’iniziativa del ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della locale Soprintendenza, che hanno dichiarato di notevole interesse pubblico alcune aree dei Comuni di Marsciano e di Perugia. Un atto dovuto. Atto che avrebbe dovuto essere adottato dalla Regione in sede di pianificazione paesaggistica. Il nostro territorio – sottolinea l'esponente del M5S - è di eccezionale valore: un insieme di boschi, terreni agricoli, dimore e borghi storici, viabilità antica che costituiscono un unicum di bellezza naturale e paesaggistica, di tradizione e di valori, testimoni di una memoria storica da tutelare nel tempo per l’ammirazione e il godimento delle future generazioni. E invece no. Distruggere, consumare, inquinare. Conculcare le regole e infine allontanare un soprintendente che, per una volta, esige un puntuale rispetto delle norme da parte di politici abituati da sempre a chiudere un occhio dinanzi alle più assurde richieste dell'elettorato e all'arroganza di sindaci e politici-sceriffi”.

“E così – conclude Liberati - Claudio Ricci ordina (sua la mozione n.2 per superare certi vincoli delle Belle Arti) e Catiuscia Marini subito esegue: Ricci e Marini risuonano infatti già come nomi palindromi. L'Anci intanto brinda felice allo sconvolgimento dell'assetto legalitario: il fatto che le nostre città siano sporche, trascurate, deturpate, violentate dall'ignoranza di certi interventi, appare loro del tutto marginale. La deregulation procede”.

 

 

 

 

 

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