Il Pd e il governo Renzi, con l'approvazione della controriforma della scuola, continuano a smantellare la scuola pubblica. In Umbria, nonostante un dissenso diffuso da parte di docenti, studenti e famiglie, nonostante le mobilitazioni, si va dal silenzio monocolore della Giunta Regionale ai comunicati di giubilo di qualche parlamentare Pd.

Il voto alla camera e tutta l'accelerazione sulla questione si sono fondati sull'uso spregiudicato e ricattatorio delle assunzioni dei precari. A parte le incertezze sulle modalità e sui numeri, l'assunzione dei precari, grazie ai quali la scuola italiana è andata avanti negli ultimi anni, è un atto dovuto e obbligato dalle sentenze europee che sarebbe stato possibile comunque con un provvedimento ad hoc.

Detto questo, il risultato è la mercificazione dell'istruzione: vengono confermati il preside “manager” e i finanziamenti alle scuole private. Uno degli aspetti meno sottolineati è il meccanismo dei contributi privati alle singole scuole che, costrette a mettersi sul mercato per avere finanziamenti, andranno giocoforza a creare commistioni con gli interessi delle aziende più forti che nulla hanno a che vedere con la didattica.

Siamo di fronte ad una vera e propria privatizzazione della didattica, ad una delega in bianco su qualunque aspetto dell'organizzazione scolastica e ad una impostazione anglosassone fatta di quiz e test oggettivi che producono nozioni prive di capacità critica e orientamento in un mondo in continua evoluzione e al massimo grado di precarietà come il nostro. Non a caso gli istituti di ricerca anglosassoni richiedono con entusiasmo i nostri laureati prodotti da una diversa impostazione didattica.

La continuità con le riforme Moratti e Gelmini è totale.

Abbiamo un'unica certezza: chi ha scritto questa riforma non ha la minima idea di come funziona e di come si può migliorare il mondo della scuola.

 

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