TERNI - Uffici legali a lavoro contro i tre licenziamenti decisi dall'Ast di Terni nei confronti di altrettanti dipendenti (due impiegati dell'ufficio Relazioni esterne e un operaio) ritenuti responsabili di aver violato il codice etico dell'azienda per aver fatto entrare in visita all'interno della fabbrica un giornalista, amico di uno di loro, David Becchetti, il cui reportage e' stato poi pubblicato agli inizi di febbraio su Il fatto quotidiano.

Il legale dell'operaio, l'avvocato Andrea Cavicchioli, spiega di aver gia' impugnato in via stragiudiziale il provvedimento, notificato la scorsa settimana, e annuncia che lo stesso verra' fatto nei prossimi giorni in sede giudiziale. Lo stesso si starebbero apprestando a fare i legali dei due impiegati, ai quali viene contestato di non aver vigilato a dovere. 

"Come prassi - spiega il legale - i lavoratori possono far entrare amici o parenti in fabbrica a titolo privato, lasciando nome e cognome, allo scopo di una visita degli stabilimenti. E questo e' effettivamente accaduto, senza secondi fini". 

Becchetti, autore televisivo che di tanto in tanto presta la sua firma al Fatto, conferma che l'operaio licenziato e' un suo amico e spiega di aver visitato la fabbrica insieme a due suoi parenti e ad un altro comune amico. "Il mio ingresso in Ast a meta' di gennaio non aveva alcuno scopo premeditato", afferma, aggiungendo che "ne' il suo amico operaio, ne' alcun altro, sapeva che avrei poi scritto qualcosa. Per il semplice fatto – continua - che non lo sapevo nemmeno io. E' stato un  paio di giorni dopo che ho chiesto al Fatto Quotidiano se avesse voluto ospitare un mio racconto di Terni. L'ho fatto gratuitamente - conclude – e senza dirlo in giro. Mi piaceva l'idea che fosse una sorpresa".

L'Ast, intanto, non commenta ufficialmente la vicenda, anche se fonti interne spiegano che il comportamento dei tre avrebbe contravvenuto il codice etico aziendale, in quanto, tra le altre cose, Becchetti avrebbe visitato parti dell'azienda vietate all'ingresso di estranei, intrattenendosi con i lavoratori e non rispettando quindi le norme sulla sicurezza.

Condividi