La vicenda della reinternalizzazione del servizio di riscossione della Tosap da parte del Comune di Perugia, con 5 posti di lavori già persi e la minaccia di ulteriori tagli per il prossimo anno tra gli addetti al servizio di affissioni pubblicitarie, induce la Filcams Cgil di Perugia a tornare sul tema delle internalizzazioni degli appalti, sia pubblici che privati.

“Si tratta di un argomento controverso – afferma Stefania Cardinali, segretaria generale della Filcams Cgil di Perugia – perché se a tutti piace l’idea di ridurre appalti e subappalti che naturalmente frammentano il lavoro, non si possono tacere gli effetti che quasi sempre queste operazioni producono sui lavoratori. Sono loro infatti a pagare in prima persona con il proprio posto di lavoro, molto spesso mantenuto per anni, il costo di un’operazione che in linea di principio è condivisibile”.

“Nel caso specifico della Dogre – aggiunge Francesco Bartoli, della segretaria Filcams di Perugia – che ha svolto per anni correttamente il servizio di riscossione e ha costruito un’anagrafe sulla Tosap, siamo di fronte a 5 licenziamenti, in essere dal primo gennaio 2015, con la minaccia di ulteriori interruzioni di appalti che porterebbero alla perdita di altri posti di lavoro. In questo quadro, il Comune da una parte si limita a dirsi dispiaciuto per i lavoratori, mentre dall’altra non è in grado di far partire la riscossione dei tributi perché evidentemente non dispone delle professionalità necessarie”.

“Altro caso emblematico è quello della reinternalizzazione di un appalto ventennale da parte della Sogesi – riprende Stefania Cardinali - con conseguente perdita di 17 posti di lavoro e apertura delle procedure di mobilità da parte della cooperativa appaltatrice, che tra l’altro, in quanto cooperativa, non usufruisce dei normali ammortizzatori sociali, ma di ammortizzatori notevolmente ridotti”.

A fronte del ripetersi di queste situazioni drammatiche per i lavoratori degli appalti, la Filcams Cgil di Perugia ribadisce che “la crisi non può essere scaricata solo sui più deboli e che questi lavoratori non possono essere considerati alla stregua di carne da macello per far tornare i conti delle aziende o degli enti per i quali hanno prestato servizio per anni”.

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