di Antonio Sciotto

Gli effetti delle nuove misure "si vedranno nel tempo", dicono di con­certo il pre­mier Mat­teo Renzi e il mini­stro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. "Li vedremo solo nei pros­simi mesi", con­ferma il tito­lare del Lavoro, Giu­liano Poletti. E meno male: per­ché i dati dif­fusi ieri dall’Istat mostrano un fatto piut­to­sto evi­dente: che i mezzi messi in campo finora dal governo — vedi il Jobs Act 1, meglio noto come “decreto Poletti” sui con­tratti a ter­mine — ha mise­ra­mente fallito.

Eccoli, i numeri dell’istituto di sta­ti­stica: la disoc­cu­pa­zione gene­rale in Ita­lia è cre­sciuta anche in novem­bre, rag­giun­gendo il dato record del 13,4%. In aumento anche quella gio­va­nile, al 43,9%. E atten­zione, il decreto Poletti è del marzo 2014, con­ver­tito in legge due mesi dopo. Ha lavo­rato così bene in tutto que­sto tempo? E dire che doveva essere il fiore all’occhiello del governo Renzi, una delle prime misure adot­tate: per sbloc­care le assun­zioni, non più fre­nate dalle “odiose“causali e dalla paura degli impren­di­tori di bec­carsi una causa. Infatti.

Come con la “ripresa”, quanto mai fan­to­ma­tica, anche in que­sto caso il pre­mier e i mini­stri riman­dano il “mira­colo” ai mesi ven­turi, spin­gendo a forza la luce in fondo a un tun­nel sem­pre più lungo. Spe­rando che le misure con­te­nute nel Jobs Act e nella legge di sta­bi­lità — appro­vati entrambi in dicem­bre — diano quel salto di qua­lità finora non pervenuto.

Dati tutti in salita: quel 13,4% è frutto di un incre­mento di 0,2 punti rispetto a otto­bre, rag­giun­gendo il valore più alto sia dall’inizio delle serie men­sili (gen­naio 2004), sia di quelle tri­me­strali (dal 1977). Il numero di disoc­cu­pati tocca così quota 3 milioni 457 mila, con un aumento dell’1,2% rispetto al mese pre­ce­dente (+40 mila) e dell’8,3% su base annua (+264 mila).

Il tasso di disoc­cu­pa­zione gio­va­nile (15–24 anni), che come abbiamo detto a novem­bre è salito fino al 43,9%, è in rialzo di 0,6 punti rispetto a otto­bre. E anche qui si tratta del valore più alto mai regi­strato. Sono in cerca di un lavoro 729 mila under 25.

E così men­tre da noi la disoc­cu­pa­zione sale, altrove — tanto per fare un esem­pio “a caso”, in Ger­ma­nia — invece scende. Il paese gui­dato da Angela Mer­kel può adesso van­tare un lusin­ghiero 6,5%, quindi più basso della metà rispetto al nostro macro­sco­pico dato. E alla can­cel­liera è andata meglio del pre­vi­sto: il numero dei senza lavoro è calato di 27 mila unità con­tro le 5 mila attese dagli economisti.

Su una media più bassa e comun­que sta­bile, sep­pure pro­ble­ma­tica, l’intera Euro­zona: 11,5%. Dato che noi sfon­diamo, come è evi­dente, di ben due punti.

Molto duro il com­mento della Cgil: "La poli­tica eco­no­mica del governo non è in grado di rilan­ciare la cre­scita per­ché non punta sulla crea­zione di lavoro — dice la segre­ta­ria con­fe­de­rale Serena Sor­ren­tino — L’esecutivo dovrebbe fare una rifles­sione sul fal­li­mento del pro­gramma Garan­zia giovani".

Per Guglielmo Loy (Uil), si tratta di un "pre­ve­di­bile effetto annun­cio", per "l’attesa della mag­giore con­ve­nienza offerta alle imprese da stru­menti quali il con­tratto a tutele crescenti".

Chiede un "patto sociale per il lavoro" la Cisl, con il segre­ta­rio Gigi Pet­teni. E pur vedendo ovvia­mente come non rosei i dati Istat, la Cisl matura però un giu­di­zio posi­tivo, a dif­fe­renza della Cgil, rispetto a garan­zia gio­vani: "Una buona quota di que­sti dati nega­tivi è figlia di una parte della popo­la­zione ita­liana che è tor­nata a cer­care lavoro, uno dei pochi aspetti dinamico-positivi sin qui inne­scati dalla Youth gua­ran­tee, e quindi viene cal­co­lata come nuova ulte­riore disoccupazione".

Una let­tura diversa, che con­ferma quella data dal governo, è quella di Ita­lia Lavoro, secondo cui le imprese non hanno assunto per il momento per­ché atten­dono l’operatività del Jobs Act: "I dati Istat, pur nella loro gra­vità, riflet­tono l’attesa da parte delle imprese della piena ope­ra­ti­vità del Jobs Act e della legge di sta­bi­lità — afferma il pre­si­dente di Ita­lia Lavoro, Paolo Reboani — Occorre acce­le­rarne l’attuazione, per dare uno shock al mer­cato del lavoro. I numeri regi­strano inol­tre un recu­pero al mer­cato del lavoro dei gio­vani inat­tivi, i cosid­detti Neet, gra­zie al pro­gramma Garan­zia giovani".

Ma se anche que­sta let­tura fosse quella giu­sta, non con­fer­me­rebbe ad esem­pio quanto osser­vato da tanti rispetto alla legge Poletti sui con­tratti a ter­mine, ovvero che se non dan­nosa, è stata per­lo­meno inu­tile a rilan­ciare il mer­cato del lavoro, e insieme con­trad­dit­to­ria rispetto a quanto con­te­nuto nel Jobs Act di recente appro­vato dal Parlamento?

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