Nel percorso di avvicinamento allo sciopero generale di venerdì 12 dicembre, la Cgil dell’Umbria prosegue con l’elaborazione di proposte per rilanciare il tessuto produttivo dell’Umbria. Oggi, martedì 9 dicembre, è stato presentato alla stampa dalla Cgil regionale, insieme a Filctem Cgil di Perugia e Terni, il documento sulla questione energetica, elemento centrale della “Vertenza Umbria”.

"La questione energetica - si legge nel documento - è, a giudizio della CGIL, fattore centrale per la ripresa produttiva del Paese e dell’Umbria, per questo è uno dei temi fondamentali presenti nella vertenza Umbria che, in assenza di iniziative politiche immediate, rischia di scivolare in secondo piano”.

Documento Energia

L’Italia ha necessità di una compiuta strategia energetica, manca infatti una politica energetica in sintonia con le esigenze dei cittadini, delle imprese, della tutela dell'ambiente.

Gli obiettivi ai quali dovrebbe puntare il nostro Paese sono: massima valorizzazione del risparmio e dell'efficienza energetica soprattutto per un paese come l’Italia che importa quasi il 90% dei prodotti energetici per il proprio fabbisogno; diversificazione dell'approvvigionamento dei combustibili e del gas, anche in termini geopolitici; ricorso alle fonti rinnovabili; "green economy" e ricorso limitato al carbone "pulito"; riduzione della dipendenza energetica dall'estero e garanzia degli approvvigionamenti.

La possibilità di intervenire in questo ambito è in capo al governo, al parlamento e alle Regioni.

In questo senso un passo avanti è rappresentato dalla costituzione di un tavolo di programmazione  presso il Mise che ha preso avvio dopo l’incontro con il vice ministro De Vincenti del 27 ottobre u.s.. che dovrà affrontareil problema di fondo cioè come si esce dall'attuale situazione di sovra capacitàproduttiva di E. E, con impianti di generazione termoelettrica alimentati con combustibili fossili e a gas.

Restano tuttavia in capo alle  Regioni una parte significativa delle scelte in ambito energetico, che non possono essere lasciate al libero mercato dell’energia.

In un contesto in cui le scelte di politiche di risparmio energetico e di riconversione del sistema produttivo è, più che in altri ambiti territoriali, elemento essenziale per la competitività del sistema produttivo umbro, le iniziative politiche da intraprendere debbono consentire prioritariamente la difesa occupazionale e il rafforzamento delle strutture esistenti anche in termini di scelte decisionali.

La questione energetica è, a giudizio della CGIL,  fattore centrale per la ripresa produttiva del Paese e dell’Umbria, per questo è uno dei temi fondamentali presenti nella vertenza Umbria che, in assenza di iniziative politiche immediate,rischia di scivolare in secondo piano.

La ristrutturazione messa in campo a livello nazionale da Enel Distribuzioneporterà alla riduzione di quei centri decisionali chiamate Zone, da tre a una, indebolendo la presenza Enel in Umbria a livello dirigenziale e portando la dimensione della nuova Zona a 480 mila utenze,   impoverendone cosi la capacità di  programmazione e di presenza sul territorio, con il conseguente rischio di esternalizzazione delle attività nella gestione della rete elettrica. Nel piano Enel c’è anche la riduzione delle unità operative con l’abbattimento di oltre il 40% delle stesse e il conseguente aumento dell’ambito territoriale da gestire per quelle rimanenti. Questo potrebbe comportare un forte disservizio per l’utenza in termini di presidio dei territori e dei tempi di intervento

Per questa ragione abbiamo chiesto alla Regione Umbria di intervenire su ENEL per rimettere in discussione queste scelte.

In termini strategici di autonomia energetica regionale, ìl contrasto alle scelte di ridimensionamento dell’impegno di Enel in Umbria è essenziale anche per il futuro delle centrali di Bastardo e Pietraffitta.

Nela Centrale Termoelettrica di Bastardo se non si avvia in tempi brevi un processo di riconversione si corre il rischio concreto di chiusura d’impianto, con effetti devastanti sull’ occupazione (attualmente circa 100 addetti più indotto). Per questa centrale è previsto un funzionamento per i prossimi anni di massimo il 3% del suo potenziale, anche a causa del costo del trasporto del carbone.

Per il Ciclo Combinato a gas di Pietrafitta è essenziale investire circa un milione di euro per l’adeguamento impiantistico in termini di efficienza produttiva della centrale, per garantirne il suo funzionamento nella massima efficienza di avviamento, che nel costo di produzione del MW.

Interventi di miglioramento necessari ascongiurare, anche per questo impianto il rischio chiusura, considerato lo scarso utilizzo produttivo  di questi ultimi anni.

Nell’area della ex-centrale di Pietrafitta va proposto, da parte della Regione, anche ad Enel e alle società umbre interessate al settore, un idea di riconversione capace di dar seguito al progetto definito “Polo d’Eccellenza” per lo studio, lo sviluppo e la produzione di energie rinnovabili evolute. Non sono più rinviabili le volontà a procedere in tal senso. L’area della “Valnestore”, in cui insiste il sito, è martoriata da un continuo impoverimento dell’occupazione che tocca trasversalmente tutti i settori. A tal proposito nelle prossime settimane intendiamo unitamente alla Filctem di Perugia promuovere un iniziativa capace di rimettere al centro gli impegni e la fattività di un progetto di cui si parla da più di 10 anni.

In altri casi, come per TERNA, nonostante la volontà di procedere ad investimenti, c’è una situazione di stallo a causa della difficoltàad acquisire le autorizzazioni necessarie per la realizzazione di nuove linee di trasmissione in sostituzione di quelle obsolete. Le centrali idroelettriche di E-On, che insistono su tutto il territorio della valnerina, limitando l’utilizzo idrografico del fiume umbro, per scopi turistici e sportivi, si appresta a vivere di nuovo l’ennesimo passaggio di mano che rischia di distruggere parte dell’occupazione oggi presente; Enel produzione, sempre nel polo di Villa Valle ha la più grande e attrezzata officina meccanica nazionale dell’Idroelettrico, che rischia di vedere ridimensionata la grande mole di lavoro a causa della mancata crescita del numero degli addetti impiegati, ricorrendo sistematicamente alle esternalizzazioni che rischiano di depauperare il patrimonio di conoscenze unico in Italia.

C’è poi il tema delle energie rinnovabili sulle quali hanno investito molte aziende, alcune delle quali con il cambio del sistema degli incentivi rischiano di trovarsi in serie difficoltà, in termini di sostenibilità, problema questo che tiene fermo al palo la reindustrializzazione del polo chimico di Nera Montoro ex Eni, costretto dal cambiamento di strategia del Governo a diversificare gli investimenti ed emigrare con il lavoro in Sud africa.

Al contempo la Centrale E-On, o di chi la acquisirà fra pochi giorni, dispone di 550 megawatt che per  vari motivi riconducibili a processi di privatizzazioni e di liberalizzazione non sono a disposizione del sistema industriale ternano.

L’alto costo energetico e la necessità di trovare autonome soluzioni da parte delle aziende rischia di disseminare il territorio di piccole e piccolissime  centrali funzionali alle singole realtà produttive, con un drammatico peggioramento delle questioni ambientali per via delle emissioni, e la crescita di un sistema assolutamente fuori controllo è tutt'altro che coordinato.

Questo problema specifico sta tenendo bloccato il possibile sviluppo del polo chimico ternano, e andrebbe fatto il possibile per inserire la centrale a ciclo combinato della Edison, nel circuito delle centrali essenziali per la sicurezza della rete di trasmissione nazionale.

Per queste ragioni non è più rinviabile l’apertura di un confronto con i vari attori del sistema che porti alla definizione dei fabbisogni energetici attuali e potenziali con la prospettiva di aiutare lo sviluppo di politiche energetiche di sistema che supportino il tessuto produttivo umbro ad uscire dalla crisi considerato che il costo dell’energia è uno degli asset fondamentali per favorire nuovi investimenti.

La CGIL dell’Umbria aveva già due anni fà indicato nel Piano del Lavoro il nodo dell’energia come uno dei fattori centrali per le politiche di crescita della Regione così oggi continua  a sostenerlo nella Vertenza Umbria.

La CGIL dell’Umbria chiede quindi alla regione Umbria di costruire il confronto necessario alla definizione di un nuovo Piano Energetico Regionale strategico per la Regione dell’Umbria.

Nei prossimi mesi, salvo ulteriori proroghe, si andrà a gara per la gestione del gas naturale sull’area umbra definita Ati 2. C’è necessità che le istituzioni, a partire da quella regionale fino ai comuni interessati, facciano la loro parte, assumendo decisioni utili alla salvaguardia occupazionale e di qualità del lavoro di centinaia di lavoratori che verranno trasferiti da una società uscente a quella entrante. Tale gestione dovrà, come accaduto in passato, vedere la partecipazione attiva del sindacato.

A tal proposito la  CGIL chiederà alla Regione Umbria  di aprire al più presto un confronto sul resto dei servizi a rete che oltre al gas spazia dall’Idrico Integrato fino all’Igiene Urbana, a cominciare dallo stato di attuazione dell’AURI.

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