Comunali a Perugia: l'analisi dei i principali comportamenti elettorali
di Bruno Bracalente e Antonio Forcina
Sintesi dei principali risultati (*)
PERUGIA - Attraverso la stima di una sequenza di tabelle di flussi elettorali, e considerando anche le differenziazioni territoriali tra area urbana e frazioni nell’ambito del comune, lo studio analizza i principali comportamenti elettorali che hanno prodotto lo storico risultato delle recenti elezioni comunali a Perugia.
La prima parte dello studio descrive, tra l’altro, le differenze tra area urbana e frazioni nei voti ottenuti dalle liste, sia alle Europee che alle Comunali. Si conferma, in particolare, che il PD ottiene risultati molto migliori nelle frazioni che nell’area urbana (circa 8% in più alle Europee e l’11% in più alle Comunali), e si rileva che lo stesso vale, sebbene con una differenza meno marcata, anche per il M5S (e alle Comunali per le altre liste di sinistra). Per tutte le altre liste risulta invece vero il contrario: risultati migliori nell’area urbana piuttosto che nelle frazioni, in particolare per la sinistra radicale della Lista Tsipras alle Europee (7,9% nell’area urbana e 4,6% nelle frazioni) e per le liste civiche alle Comunali (9.6% contro 5,4%).
La seconda parte riprende invece le diverse analisi dei flussi elettorali che erano state già oggetto del lavoro fatto in collaborazione con l’AUR (e presentato subito dopo il voto) e le sviluppa introducendo anche le differenze territoriali tra area urbana e frazioni.
Era già noto che i rilevanti fenomeni di voto differenziato (a liste diverse) tra elezioni europee e contestuali elezioni comunali, in particolare nell’ambito dell’elettorato del PD e della sinistra, sono la principale ragione per cui al primo turno lo schieramento di centrosinistra a sostegno del candidato sindaco Boccali non è riuscito ad evitare il ballottaggio nonostante che alle contestuali elezioni europee il PD da solo avesse ottenuto quasi il 50% dei consensi. L’analisi del comportamento differenziato fra area urbana e frazioni aggiunge altri due elementi interessanti: i) il problema di “fedeltà” per il PD è stato molto più rilevante nell’area urbana, dove la quota di voti europei confermati alla sua lista anche alle Comunali non ha raggiunto i due terzi, mentre nelle frazioni è pari a tre quarti; ii) la propensione degli elettori della Lista Tsipras a votare le liste civiche autonome presenti alle elezioni comunali è molto maggiore nell’area urbana (il 54,6% contro il 40,5% delle frazioni) e, di conseguenza, la propensione a sostenere il centrosinistra comunale ed il suo candidato sindaco è molto minore nell’area urbana rispetto alle frazioni.
Un fenomeno analogo si è verificato anche per quanto riguarda il classico voto disgiunto alle elezioni comunali, ovvero il voto a una delle liste di uno schieramento e, contemporaneamente, a un candidato sindaco sostenuto da uno schieramento diverso: la frequenza di voto disgiunto tra gli elettori del PD nell’area urbana raggiunge il 2,5%, mentre nelle frazioni risulta sostanzialmente trascurabile; e altrettanto avviene per gli elettori delle altre liste di centrosinistra, la cui quota complessiva di voto disgiunto a danno di Boccali nell’area urbana supera il 17%, mentre nelle frazioni si ferma sotto al 12%.
Nessuno dei due risultati, né il loro effetto congiunto, consentono tuttavia di concludere che sia nella differenziazione tra area urbana e frazioni una ragione determinante dell’insuccesso del candidato del centrosinistra al primo turno. Se il voto differenziato tra Europee e Comunali e il voto disgiunto in queste ultime nell’area urbana avessero inciso quanto nelle frazioni, il candidato del centrosinistra avrebbe potuto contare complessivamente su circa 1600 voti in più, il che non sarebbe stato comunque sufficiente a evitare il ballottaggio.
Al risultato del ballottaggio hanno contribuito diverse cause, tra cui la diversa capacità dei due candidati di mantenere mobilitato il proprio elettorato anche al secondo turno e la capacità di attrarre l’elettorato dei candidati usciti dalla competizione al primo turno. Entrambe hanno favorito largamente il candidato del centrodestra Romizi, che peraltro si è avvalso anche di numerosi “passaggi di campo” tra un turno e l’altro. Qui la differenziazione tra area urbana e frazioni si è manifestata in particolare in termini di astensionismo aggiuntivo, favorendo il candidato del centrodestra soprattutto nell’area urbana. Le quote di elettori del primo turno tornati ai seggi anche per il ballottaggio nelle frazioni sono state infatti pressoché identiche nei due schieramenti (di poco superiori al 70%). Nell’area urbana, invece, quasi il 90% degli elettori di centrodestra, evidentemente sospinti da una particolare motivazione, sono tornati ai seggi (e hanno votato compattamente Romizi), mentre la percentuale di elettori del centrosinistra tornati ai seggi è stata meno del 74% (e non tutti hanno votato per Boccali).
Sull’effetto delle differenziazioni di comportamento elettorale tra area urbana e frazioni ai fini dell’esito del voto per l’elezione del sindaco di Perugia la conclusione dello studio è che esso non è stato determinante né al primo né al secondo turno, essendo le principali cause risultate generalmente trasversali e prevalentemente comuni a entrambe le componenti del territorio comunale. D’altra parte, è risultato altrettanto evidente che l’area urbana ha mostrato più delle frazioni i segni della disaffezione degli elettori del centrosinistra per l’amministrazione uscente e, specularmente, ha costituito il terreno privilegiato dove per il candidato sindaco del centrodestra è maturato lo storico risultato.
(*) Il testo completo della ricerca è consultabile nel sito web dell’AUR: www.aur-umbria.it

Recent comments
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 12 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago