ROMA - Si e' riaperta la negoziazione con Thyssen sulla Ast di Terni. E' quanto riferisce uscendo dal confronto odierno al Mise il segretario nazionale della Fiom, Rosario Rappa, secondo cui su alcuni punti richiesti dal sindacato il governo ha mostrato un'apertura. "L'incontro di oggi e' stato determinato dall'iniziativa di lotta messa in campo ieri - sostienee Rappa - volevamo capire se c'era una visione comune e il governo ha detto che, come noi sosteniamo, non ci puo' essere un piano industriale su due anni e che il piano degli esuberi va concordato e non puo' essere traumatico".

Rappa ha quindi spiegato che la verifica proseguira' domani al tavolo in cui sara' presente anche l'azienda, poi ci sara' l'appuntamento con la Thyssen a Monaco e martedi' un nuovo incontro; mercoledi' si terra' l'assemblea per spiegare ai lavoratori lo stato di avanzamento della trattativa. Quanto alla richiesta del governo di interrompere lo sciopero che impedisce le consegne della produzione, Rappa ha risposto: "Il governo puo' chiedere quello che vuole, chi decide la mobilitazione sono le organizzazioni sindacali. Noi manterremo le forme di lotta finche' non saranno compiuti dei significativi passi avanti".

"Il governo – ha fatto invece notare Gianni Venturi, sempre della Fiom - ha mostrato consapevolezza che bisogna avere un atteggiamento piu' vivace nel rapporto con l'azienda. Non ci sono oggi grandi elementi di novita', ma abbiamo fatto approfondimenti: si sta lavorando per trovare una soluzione".

"Nell'incontro di oggi e' stato fatto il punto su tutti i passaggi fatti finora, e' stato un incontro di approfondimento e gli elementi emersi saranno al centro del confronto di domani con l'azienda", hanno anche spiegato i sindacalisti all'uscita dal Ministero per lo Sviluppo conomico. All'azienda chiedono che non ci siano licenziamenti coattivi e che vengano confermati gli investimenti. "Non firmeremo accordi al ribasso", ha detto a sua volta Maria Antonietta Vicaro, segretario generale Ugl Metalmeccanici. "La priorita' e' la continuita' dello stabilimento", ha aggiunto, sottolineando che "si andra' a Monaco per sapere cosa l'azienda vuole fare su Terni".

Confindustria. rischio danni incalcolabili dalla protesta. "Torniamo al lavoro subito"- Singolare la presa di posizione di oggi di Confindustria Umbria secondo la quale la protesta operaia all'Ast di Terni "rischia di produrre danni incalcolabili" non solo per l'acciaieria "ma per tutto l'indotto e per la citta'". A sostenerlo e' il vice presidente di Confidustria Umbria Stefano Neri. E dall'organizzazione degli
industriali arriva l'appello a tornare subito al lavoro.

Confindustria Umbria, in relazione alla situazione "che si va aggravando nella vertenza Ast, si afferma come luogo di confronto e di incontro naturale per il mondo del lavoro e quello produttivo, e pertanto non e' accettabile il ricorso da parte di taluni alla violenza che nulla ha a che vedere con le relazioni sindacali anche se difficili e complesse. La sede di Terni  - si dice anche nella nota padronale - resta comunque aperta per i confronti tra le parti sociali e non saranno pochi violenti ad impedirlo".

Quindi, secondo Confindustria Umbria "e' urgente interrogarsi seriamente sulle gravissime conseguenze che il protrarsi di posizioni radicali stanno per comportare sul tessuto sociale e produttivo ternano e umbro". Per Neri "per effetto dello sciopero ad oltranza e della chiusura delle portinerie dello stabilimento siderurgico sono decine le imprese, associate e non, che si vedono impossibilitate a lavorare". Queste imprese - si legge anche nella nota dell'associazione degli industriali - occupano direttamente oltre 1.200 lavoratori che sono impiegati stabilmente all'interno dell'Ast.

C'è da domandarsi che fine farebbero queste imprese e questi lavioratori se andasse avanti il disegno di smantellamednto delle acciaierie ternane tentato da TyssenKrupp. Non c’è che dire, l’associazione padronale non perde occasione per schierarsi contro i lavoratori: sarebbero insomma loro, i violenti, che, difendendo cocciutamente il posto di lavoro, metterebbero in pericolo l’economia di Terni  e dell’Umbria e non la multinazionale tedesca che, con il suo piano industriale basato esclusivamente su ridimensionamenti produttivi e licenziamenti, decreta di fatto la morte delle acciaierie e dell’indotto che si regge esclusivamente su questa attività.

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