AST. Cgil Umbria: non serve più giocare in difesa
Il ricatto dell’AST nei confronti dei lavoratori in sciopero è inaccettabile, il salario è un diritto tanto quanto quello di scioperare, li garantisce la Costituzione; è vergognoso che una grande multinazionale assuma l’atteggiamento del piccolo proprietario contrario ad ogni confronto con le lavoratrici ed i lavoratori. Il governo deve intervenire con fondi strutturali, per salvaguardare occupazione e produzione di un asset strategico.
La vertenza AST è solo la punta dell’iceberg della situazione umbra e per quanto sia rilevante a livello economico, incidendo per una quota pari al 23% del Pil regionale e sia indecente il tentativo da parte dei media e del governo di ridurre il disagio sociale a tema di ordine pubblico, occorre tenere presente che è l’interra regione ad essere colpita da una crisi che viaggia a velocità doppia rispetto al resto d’Italia. Infatti con 176 vertenze aperte l’Umbria si trova di fronte ad un declino industriale che non ha precedenti nella storia ed il motivo principale è che, tolte poche realtà produttive come Umbra Cuscinetti o Cucinelli, la struttura industriale e manifatturiera umbra è composta prevalentemente di terzisti, ossia da imprese che non stanno sul mercato per conto proprio.
Emblematico è il caso della Perugina, 400 posti di lavoro persi de facto e passati completamente sotto silenzio perché stagionali, quindi non lavoratori licenziati, ma a cui semplicemente non è stato rinnovato il contratto.
Va messa a leva la vicenda delle acciaierie per dare alle crisi umbra un rilievo nazionale: è più che mai urgente arrivare allo sciopero generale regionale per chiamare a responsabilità sia il governo centrale che il governo regionale per la totale inadeguatezza dimostrata in questi anni. A fronte di una fase straordinaria sono stati utilizzati strumenti ordinari: sono mancati completamente elementi minimi di pianificazione dall’energia, allo smaltimento rifiuti, allo sviluppo economico e territoriale. Verrebbe da chiedersi a cosa serva Sviluppumbria.
Lo sciopero generale deve essere un punto di partenza per rimettere al centro del dibattito politico il piano regionale del lavoro che la CGIL dell’Umbria ha presentato, ormai da un anno e mezzo. Dopo il 25 occorre avere coraggio, non ci si può permettere il lusso di elevare la paura a categoria della politica, non se lo possono permettere le lavoratrici ed i lavoratori che rappresentiamo!
Vasco Cajarelli, segreteria regionale CGIL Umbria

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