LISBONA - Offrire la possibilità ai tanti giovani lavoratori italiani che vanno all'estero e che acquisiscono conoscenze e professionalità di poterle poi trasferire in attività imprenditoriali in Italia. È il senso del progetto "brain back umbria", avviato alcuni anni fa dalla Regione, che ha già visto la nascita in Umbria di ben dieci nuove imprese, ad opera di studenti o lavoratori umbri che hanno svolto attività lavorative o di studio in Germania, Regno Unito, Irlanda, Olanda, Austria  e Spagna e che, proprio  grazie a questo progetto, sono rientrati in Umbria dove hanno avviato attività di impresa in diversi settori.

Dunque,  una "buona pratica" per favorire la mobilità dei giovani e permettere loro, dopo esperienze in altri Paesi europei, di poter trovare lavoro nel territorio d'origine. Un progetto che la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha illustrato a Lisbona nel corso di un seminario organizzato dal Gruppo del partito socialista europeo del Comitato della Regioni d'Europa (di cui Marini è primo vice presidente), cui ha partecipato assieme a Anna Terron Cusì, consiglierà della Commissaria europea agli Affari interni e delle politiche di mobilità lavorativa, Cecilia Malmstrom, e Howard Williamson, docente di politica giovanile europea all'Università britannica del Galles del Sud. Il seminario era  dedicato al tema del rapporto tra politiche europee e politiche regionali per favorire il ritorno nel proprio Paese a quanti sono costretti a cercare lavoro fuori dalla propria nazione.

"Il progetto umbro brain back - ha spiegato Marini -si è sviluppato attraverso un concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro dall'estero di lavoratori umbri. Grazie a questo concorso dieci umbri, su 20 domande presentate, hanno potuto realizzare start up di impresa o di lavoro autonomo. Il successo di questo progetto - ha proseguito la presidente  - ci ha motivati a svilupparlo ulteriormente in direzione di una maggiore promozione della partecipazione di emigrati umbri ai programmi dell'Unione europea come Horizon 2020 e Creative Europe. Il nostro obiettivo è quello di favorire partnership tra questi lavoratori e le imprese umbre, le istituzioni ed i nostri Centri di ricerca, per presentare progetti che puntino ad investire soprattutto in ricerca ed innovazione, e quindi avviare nei nostri territori attività imprenditoriali che possano valorizzare al massimo competenze, esperienze e know-How acquisiti all'estero".

Sempre nell'ambito delle politiche messe in atto dalla Regione Umbria per far convergere la mobilità dei giovani studenti e lavoratori in ambito europeo con opportunità di occupazione nel territorio di origine, la presidente Marini ha fatto riferimento ad un altro progetto della Regione, denominato "I-move", e destinato in particolare modo a giovani ricercatori. Un progetto che ha già visto finanziare 11 borse di studio "in entrata", cioè per ricercatori che hanno proposto ricerca da svolgere in Umbria, e 20 borse di studi "in uscita", per ricercatori umbri che svolgeranno attività di studio all'estero, all'intero dell'Unione Europea. Le borse di studio hanno riguardato in particolare modo i settori della genomica, genetica, informatica e nanotecnologie applicate a tutti gli aspetti delle scienze della vita. Ovviamente una maggiore attenzione è stata riservata a quei progetti di ricerca che avevano caratteristiche tali da rendere più evidente e dimostrabile il positivo impatto nell'ambito territoriale umbro.

 

 

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