NAPOLI- La vicenda della Ast di Terni riguarda non solo gli operai e i lavoratori dell'indotto, ma l'intera industria italiana. Lo ha messo in luce il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Marco Gay, nella relazione introduttiva al Convegno di Capri per Napoli. In ballo a Terni - ha osservato - "ci sono non soltanto i 537 lavoratori oggi in mobilita', ma 2,4 miliardi di fatturato, 1.500 aziende che ruotano attorno alla lavorazione, 20mila persone il cui reddito dipende dalle acciaierie. In ballo c'e' qualcosa di piu' grande: il ridimensionamento dell'Italia come polo siderurgico. Un ridimensionamento irreversibile, la dispersione di un know how che il mondo ci invidia".

Secondo Gay, occorre un aggiornamento delle regole sulla concorrenza, ma soprattutto un'agenda industriale italiana. Inoltre, "lo Stato dovrebbe intervenire con piu' forza per accompagnare le acciaierie verso l'acquisto da parte di compratori realmente interessati a farle crescere, quindi: dichiarare la crisi complessa per l'aerea, attivare il Fondo strategico per gli investimenti, migliorare le infrastrutture relative al sito produttivo, ottenere che la Commissione imponga a Thyssen il rispetto di quegli stessi vincoli di investimento chiesti in passato".

"Cio' vale per Ast - ha aggiunto - ma vale anche per tutte le altre imprese della siderurgia italiana".

 Quanto al ruolo degli imprenditori, in un altro passaggio del suo discorso, Gay ha osservato: "Noi non siamo i padroni delle nostre fabbriche, che possono decidere di chiuderle senza conseguenze, ma ne siamo soprattutto i custodi e il nostro compito e' quello di farle crescere e lasciarle alle prossime generazioni imprenditoriali".

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