Sabato 25 otto­bre l’Arci sarà in piazza a mani­fe­stare con la Cgil per i diritti, la dignità e l’uguaglianza. Più diritti e più demo­cra­zia, a par­tire dal mondo del lavoro, costi­tui­scono le vere inno­va­zioni che ser­vono al nostro paese. La crisi di que­sti anni è frutto dello stra­po­tere dei poteri finan­ziari e di ren­dite di posi­zione che hanno svi­lito dignità e lavoro, e ora si pensa di uscirne can­cel­lando i diritti, con più pre­ca­rietà e più ingiu­sti­zia sociale. La discus­sione sull’articolo 18 dello Sta­tuto dei lavo­ra­tori non è una discus­sione tec­nica, è invece una que­stione che attiene al rico­no­sci­mento di un diritto fon­da­men­tale.

Per que­sto pen­siamo che l’impostazione con cui si è affron­tato il dibat­tito sulla disci­plina del mer­cato del lavoro sia pro­fon­da­mente sbagliata.

È sba­gliato par­tire dalla ridu­zione di tutele già pre­vi­ste dal nostro ordi­na­mento indi­can­dola come pos­si­bile solu­zione della crisi. Si tratta peral­tro di una ricetta che ha già fal­lito in tutti i paesi in cui è stata applicata.

E’ del tutto stru­men­tale usare la disci­plina dei licen­zia­menti come una clava per defi­nire i con­fini tra ciò che è vec­chio e ciò che nuovo, tra immo­bi­li­sti e innovatori.

Siamo con­vinti del con­tra­rio: è attra­verso l’uguaglianza e i diritti che si svi­luppa lavoro, così come attra­verso inve­sti­menti in cul­tura, wel­fare, ambiente. Un mer­cato del lavoro privo della cul­tura dei diritti fon­da­men­tali non potrà mai ’inno­vare’ e rispon­dere al cam­bia­mento richie­sto da un nuovo e neces­sa­rio modello di società e di sviluppo. A que­ste con­si­de­ra­zioni, va aggiunta la grande pre­oc­cu­pa­zione per una legge di sta­bi­lità che, tagliando risorse alle Regioni, avrà rica­dute che peg­gio­re­ranno ulte­rior­mente il sistema di pro­te­zione sociale e la vita dei cittadini.

Il Jobs Act è stato pre­sen­tato come una riforma del sistema di ammor­tiz­za­tori sociali, ma le risorse eco­no­mi­che pre­vi­ste per il nuovo ‘sala­rio minimo’ sem­brano ad oggi del tutto insuf­fi­cienti. Non tocca un tema cen­trale per la moder­nità del nostro paese come la demo­cra­zia nei luo­ghi di lavoro. Noi non con­di­vi­diamo l’operato del Governo su que­sto prov­ve­di­mento non solo per i suoi con­te­nuti. Cre­diamo che oggi a rischio non sia solo la dignità dei lavo­ra­tori e delle lavo­ra­trici ma la con­ce­zione stessa del nostro vivere democratico.

L’iter del Jobs Act svela un’idea alla quale non vogliamo e non pos­siamo ras­se­gnarci: le orga­niz­za­zioni della rap­pre­sen­tanza sociale (in que­sto caso il sin­da­cato), parte fon­da­men­tale del nostro sistema demo­cra­tico, ven­gono per­ce­piti come fasti­dioso orpello, come il resi­duo di un’epoca pas­sata del quale c’è volontà di sbarazzarsi. Noi pen­siamo invece che le forme della rap­pre­sen­tanza sociale siano essen­ziali per la costru­zione della demo­cra­zia nel nostro paese, agenti di svi­luppo e non fat­tori di immobilismo.

Anche a noi non sfugge la neces­sità di intro­durre inno­va­zioni nei rap­porti tra forze sociali e isti­tu­zioni (in que­sto caso il Governo), ma que­sto non può signi­fi­care il disco­no­sci­mento o peg­gio la dele­git­ti­ma­zione del ruolo dei cosid­detti ‘corpi inter­medi’ e quindi anche dei sindacati. È attra­verso il con­fronto e il dia­logo con le forme della par­te­ci­pa­zione e di rap­pre­sen­tanza dei cit­ta­dini che è pos­si­bile costruire un nuovo modello per uscire dalla crisi.

La nostra ade­sione alla mani­fe­sta­zione del 25 otto­bre è quindi anche un appello alla rifles­sione per chiun­que, rico­prendo respon­sa­bi­lità di governo (nazio­nale o locale), pensi che il con­fronto e il dia­logo sui temi fon­da­men­tali del vivere comune pos­sano essere deru­bri­cati a pas­se­relle o sbri­ga­tivi teatrini. L’Arci, asso­cia­zione che ha tra le ragioni fon­da­tive della sua esi­stenza lo svi­luppo della par­te­ci­pa­zione, crede invece che sia giu­sto rico­no­scere l’apporto di chi il con­fronto lo pra­tica quo­ti­dia­na­mente con milioni di cittadini.

Per que­sto saremo in piazza con la Cgil il pros­simo 25 otto­bre e invi­tiamo i nostri soci e le nostre socie a mani­fe­stare per il lavoro, la dignità e l’uguaglianza.

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