Perugia - I vecchi perugini riconosceranno l'immagine di questo palazzotto, nonostante le trasformazioni e le ristrutturazioni subite nel tempo. Sorge all'angolo di Porta Pesa, nome che ci riporta alla cinta daziaria, e alle “pese”, grandi bilance di ferro fissate al suolo (una faceva ancora mostra di sé all'Elce fino a pochi anni fa) le quali servivano a quantificare le derrate che dalla campagna affluivano in città, e a stabilire di conseguenza il tasso da pagare.

Niente più di un crocicchio, in cui confluivano Borgo Sant'Antonio (ribattezzato Corso Bersaglieri in omaggio al corpo militare che da lì era entrato a liberare Perugia dal secolare dominio pontificio), il viale che portava a Monteluce dove dagli anni venti del XX secolo era sorto il nuovo Ospedale – Policlinico, la via Muzia dove nacque Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, e a poca distanza il bivio dove si scioglievano gli accompagni (come venivano chiamati i funerali) e si prendeva la discesa verso il Cimitero.

Era un quartiere per massima artigiano, con i negozietti e le bottegucce di quel tempo; come il pizzicagnolo, il panettiere, il facocchio (precursore dei nostri carrozzieri). Si viveva in una grande comunità, dove tutti sapevano i fatti altrui, i bambini giocavano in strada – che non presentava pericoli –, gli svaghi erano semplici e consistevano per lo più in una partita a carte e nella successiva passatella.con abbondanti bevute.

Raffaele Rossi, nato e cresciuto nel luogo, raccontava che qualche volta, in occasione di ricorrenze popolari come il Primo Maggio, si ballava in piazza, se lo stretto quadrivio delimitato da una fila di abitazioni e dallo sperone di via del Pasticcio poteva essere considerato una piazza. Quindi venne il fascismo, che proibì le feste sovversive, e massime quella dei lavoratori. Ma si tornò a ballare il 2 giugno 1946, alla proclamazione della Repubblica.

La dittatura comunque non riuscì a spegnere l'anima laica, anarcoide e socialista dei borghigiani, che presero a riunirsi nella trattoria di Argentino, la cui insegna compare nella foto d'epoca. La trattoria divenne così il luogo d'incontro degli antifascisti del rione, che si produssero in gesta come la cacciata di ospiti indesiderati, sollevati di peso e scaraventati in mezzo alla piazza. All'esterno fu sistemata una lampadina, che veniva accesa o spenta a seconda che il luogo fosse libero, o magari infestato dei militi o da informatori del regime, circostanza che consigliava a schedati e ammoniti di girare alla larga.

Questa epopea popolare (o meglio ancora popolaresca) rivivrà nel terzo incontro del ciclo che Porta Santa Susanna dedica quest'anno alle trasformazioni di Perugia nel '900. Ne parleranno Claudia Minciotti Tsoukas e Walter Pilini, in una conferenza a due voci dal titolo: “La trattoria di Argentino. I sovversivi di Porta Pesa tra un bicchiere di vino e un piatto di trippa”. L'appuntamento è per venerdì 24 ottobre, alle ore 21, nella sede di via Tornetta 7 (adiacente al Parcheggio Pellini). Un momento di socialità conviviale concluderà la serata. 
L'ingresso è libero, tutti sono cordialmente invitati.
 

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