di Giorgio Airaudo

Tra i lavo­ra­tori metal­mec­ca­nici tori­nesi la legge delega su cui Mat­teo Renzi ha messo la ven­ti­quat­tre­sima fidu­cia del suo governo si chia­me­rebbe "man leva", cioè mano libera e di solito la chie­dono i "padroni", oops! scu­sate gli impren­di­tori, quando vogliono mano libera e tron­care ogni ulte­riore riven­di­ca­zione. Il voto più potente che un ese­cu­tivo può chie­dere a un’assemblea par­la­men­tare è la fidu­cia. Ma l’altro ieri è stata chie­sta su un testo che è una cor­nice di annunci, agghin­data dalle dichia­ra­zioni d’intenti poli­tici del mini­stro Poletti.

Una delega in bianco che il governo riem­pirà a suo pia­ci­mento nei pros­simi mesi. Infatti i prin­cipi e i cri­teri diret­tivi della delega sono rima­sti pochi e liquidi nel maxi emen­da­mento del governo, che ha nella sostanza modi­fi­che minime rispetto al testo pre­ce­dente. Que­sto deter­mi­nerà che i decreti legi­sla­tivi, nel corso della loro appli­ca­zione, potranno essere fatti oggetto di nume­rosi ricorsi alla Corte costi­tu­zio­nale per eccesso di delega e gene­ri­cità o assenza di prin­cipi e cri­teri direttivi.

Però nel maxi emen­da­mento sono state aggiunte delle mele avve­le­nate e la più peri­co­losa riguarda il deman­sio­na­mento: dopo un gene­rico richiamo "alla neces­sità che nelle revi­sioni della disci­plina delle man­sioni si con­tem­peri l’interesse dell’impresa all’utile impiego del per­so­nale con l’interesse del lavo­ra­tore alla tutela del posto di lavoro, della pro­fes­sio­na­lità e delle con­di­zioni di vita ed eco­no­mi­che" è stata inse­rita la pre­vi­sione che i sin­da­cati mag­gior­mente rap­pre­sen­ta­tivi a livello nazio­nale pos­sano indi­vi­duare altre ipo­tesi di deman­sio­na­mento nella con­trat­ta­zione di secondo livello. Un’estensione della norma ad azien­dam che l’allora mini­stro Sac­coni fece per la Fiat con­sen­ten­dole di appli­care il con­tratto azien­dale al posto di quello nazio­nale con l’art. 8 della mano­vra dell’agosto 2011. Arti­colo 8 che la coa­li­zione Ita­lia bene comune si era impe­gnata a sopprimere.

Ci sarebbe da sor­ri­dere se non ci fosse da pian­gere. Anche in pas­sato si è fatta una cosa simile, pre­ve­dendo la dero­ga­bi­lità ai con­tratti nazio­nali con la con­trat­ta­zione di secondo livello solo se fatta dai sin­da­cati mag­gior­mente rap­pre­sen­ta­tivi. Poi con una modi­fica suc­ces­siva è stato sta­bi­lito che può farlo qua­lun­que sin­da­cato, quindi anche quelli di comodo. Il sospetto è che l’esecutivo, di fronte alla crisi e ai vin­coli euro­pei che non si met­tono in discus­sione, se non a parole, a par­tire dal 3% e dal pareg­gio di bilan­cio, voglia pren­dere tempo, per­se­guendo l’obbiettivo della ridu­zione del sala­rio reale attra­verso lo sman­tel­la­mento del con­tratto nazio­nale, il deman­sio­na­mento, la licen­zia­bi­lità e la ricat­ta­bi­lità dei lavo­ra­tori nella spe­ranza che que­sto attragga inve­sti­tori che se doves­sero arri­vare a que­ste con­di­zioni sareb­bero più avven­tu­rieri che impren­di­tori.

Imprese vere come Wolk­swa­ghen e Gene­ral Elec­tric hanno inve­stito in Ita­lia senza chie­dere sva­lu­ta­zioni del lavoro. Quali sono gli inve­sti­tori stra­nieri che chie­dono il taglio dei salari e dei diritti? Quali pro­messe ha fatto il governo a que­sti pre­sunti inve­sti­tori, se esi­stono? Le tre T, Ter­mini Imerese,Taranto e Terni rap­pre­sen­tano lavo­ra­tori che aspet­tano cer­tezze, non let­tere di licen­zia­mento. Per­ché non si appli­cano a Terni i con­tratti di soli­da­rietà con­qui­stati dai lavo­ra­tori Elec­tro­lux e van­tati anche dall’esecutivo nel Jobs Act?

L’allargamento degli ammor­tiz­za­tori sociali non è certo né defi­nito, non si sa nean­che a chi, a quanti e per quanto tempo sarà rico­no­sciuto. Soprat­tutto rischia di essere alter­na­tivo sot­traendo finan­zia­menti alle casse in deroga che in que­sti anni, con molte con­trad­di­zioni, hanno spesso garan­tito l’ultimo soste­gno al red­dito prima del licen­zia­mento o l’ultima spe­ranza di un sal­va­tag­gio indu­striale prima della chiu­sura dell’impresa. Per non par­lare del varco aperto sulla cit­ta­di­nanza nei luo­ghi di lavoro dal con­trollo a distanza.

I molti con­tratti con cui si accede oggi al lavoro, pre­va­len­te­mente pre­ca­rio, al momento restano tutti, a par­tire da quelli oggi più con­ve­nienti per le imprese, i con­tratti a ter­mine ver­sione Poletti che sono la vera riforma del mer­cato del lavoro. Il con­tratto a tutele cre­scenti si pre­senta, ad oggi, aggiun­tivo ai con­tratti esi­stenti senza defi­nire quali devono essere le tutele, per chi e fino dove si esten­dono. Ciò che resta dell’art. 18 non può essere defi­nito per cau­sali disci­pli­nari spe­ci­fi­che che sareb­bero comun­que la limi­ta­zione del diritto al rein­te­gro di fronte a un licen­zia­mento ingiu­sti­fi­cato. I diritti se si divi­dono scom­pa­iono, non si moltiplicano.

Il cam­bia­mento non è mai neu­tro e se si pensa come ha detto Renzi da Del Deb­bio che "se un impren­di­tore per motivi suoi deve fare a meno di un per­sona non è che poi lo si può con­vin­cere a farlo restare…". Quel cam­bia­mento è con­tro il lavoro e i lavo­ra­tori ed per que­sto che il gesto del sena­tore Tocci è un gesto da galan­tuo­mini che merita rispetto e forse avrebbe avuto biso­gno di tutta la forza dei labu­ri­sti del Pd. Gli scio­peri di que­sti giorni e la mani­fe­sta­zione del 25 Set­tem­bre della Cgil si faranno sen­tire e sba­glia chi li sot­to­va­luta, non sono Twit­ter ma uomini e donne in carne ed ossa che si met­tono in movi­mento e noi saremo con loro per il cam­bia­mento che aggiunge diritti e tutele a tutte e a tutti senza togliere la dignità a nessuno.

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