La volontà dichiarata di Renzi di abolire l’articolo 18 e distruggere lo Statuto dei lavoratori per decreto, con la benedizione di Confindustria, chiarisce la natura antipopolare e antidemocratica del governo delle larghe intese. Dopo aver contribuito alla definizione della nuova commissione europea e mentre si prepara l’ennesima manovra economica lacrime e sangue, Renzi, in nome della lotta alle disuguaglianze, utilizza il dramma della crisi per abolire diritti e salario a chi ancora lavora. Per chi non lavora e per i precari non si propone nulla, per affrontare la desertificazione del sistema produttivo non si propone nulla. Ecco, l’uguaglianza di Renzi è nella miseria.

Quando con la Fiom e il sindacalismo di base proponemmo di estendere i diritti a tutti i lavoratori con il referendum, Renzi era semplicemente contrario e con lui, per la verità, molti degli oppositori interni al suo partito dell’ultima ora. Le proposte di Renzi sono funzionali all’Europa delle banche che dopo i tagli allo stato sociale “ci chiede” di fare come la Spagna, “ci chiede” di cancellare i diritti dei lavoratori. Se pensiamo all’Umbria poi, le politiche di Renzi aggravano una situazione già largamente compromessa: 51mila disoccupati che, viste le crisi aziendali della sola ultima settimana nella provincia di Perugia, sono destinati ad aumentare.

Le risposte sociali contro quest’attacco al lavoro e alla civiltà, come dimostra la ferma reazione della Fiom, si stanno producendo. A mancare è ancora una volta però una reazione politica all’altezza. Ad oggi, per esempio, sulla questione non sono pervenute né dichiarazioni, né azioni da parte dei parlamentari umbri del Pd o del M5S. Noi crediamo che sul lavoro e sulla democrazia sia necessaria una chiara ed unitaria azione delle forze politiche e sociali della sinistra per una mobilitazione ad oltranza che fermi il governo e la Confindustria.

Enrico Flamini - Segretario Provinciale Prc Perugia

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