Caritas, l'identikit degli utenti
DI DILETTA GIANNONI da Il Giornale dell'Umbria
FOLIGNO - Un grido di dolore silenzioso ma assordante. È quello che arriva giornalmente alla Caritas diocesana di Foligno da parte di chi non riesce a far fronte alla quotidianità con le proprie forze. E sono sempre di più le richieste di aiuto dei folignati.
Sta aumentando drammaticamente, infatti, la povertà in città. Una vera e propria emergenza non semplice da gestire, senza segnali di ripresa o di miglioramento. «Sono in aumento le famiglie che vengono a bussare alle nostre porte - dichiara Mauro Masciotti, direttore della Caritas diocesana - soprattutto tra i folignati, che rappresentano il 65% dei nostri assistiti». A quanto pare, infatti, il dato si è capovolto rispetto a cinque anni fa, quando a soffrire erano soprattutto gli stranieri. Molti di questi, stando a quanto risulta alla Caritas, hanno preferito persino tornare nei propri Paesi piuttosto che rimanere qui senza avere prospettive.
A ricorrere ai servizi offerti dalle strutture del centro di piazza San Giacomo, comunque, continuano ad essere interi nuclei familiari, persone anziane con pensioni troppo esigue per riuscire a vivere dignitosamente e donne sole con figli piccoli che non riescono a far fronte neanche ai bisogni primari. Ma alle povertà "tradizionali" si aggiungono nuove figure come quelle degli uomini divorziati, dell'ex ceto medio fino ad arrivare al piccolo imprenditore. Tutti mossi da uno stesso triste fattore comune: la disperazione per non riuscire ad arrivare a fine mese. Per quanto riguarda i nuovi poveri quindi, a Foligno crescono le richieste di aiuto, oltre che da parte degli anziani, anche dagli uomini divorziati che chiedono un sostegno per pagare le rate dell'affitto o anche per la spesa alimentare.
«Negli ultimi tre o quattro anni - sottolinea Masciotti - si sono rivolte a noi molte persone, principalmente senza lavoro e addirittura senza speranza, come le famiglie dell'ex ceto medio che stanno finendo gli ammortizzatori sociali». Il lavoro perciò, o meglio la sua mancanza, sembra essere l'elemento che accomuna le varie tipologie di povertà. Così il centro d'ascolto della Caritas è sempre più affollato. Fondamentali sono le due figure di cui è dotato, ossia la psicologa e la consulente familiare. Stessa cosa per l'Emporio della solidarietà che aiuta nell'approvvigionamento di cibi e beni di prima necessità. «Da gennaio 2013 ad oggi abbiamo contato circa 700 famiglie - dice Masciotti - Numeri che sono andati ben oltre le nostre previsioni, addirittura il doppio di quanto pensavamo». Le richieste di aiuto comunque scaturiscono tutte da un reddito insufficiente o quasi totalmente assente, che non permette di far fronte all'economia domestica. Generi alimentari, utenze e affitti sono i problemi principali che affliggono gran parte di coloro che si rivolgono alla Caritas. Da qui l'appello di Masciotti a lavorare sinergicamente: «È importante aiutare chi non ce la fa. Bisogna fare promozione con la città, con i supermercati, con tutti coloro che possono dare una mano anche mettendo a disposizione il proprio tempo».
È possibile contribuire anche acquistando ortaggi con piccole spese - una trentina di euro mensili - i cui proventi vengono devoluti al progetto "Adotta una famiglia". Intanto da settembre la Caritas metterà a disposizione altre nuove case famiglia, oltre alle tre strutture già attive.

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