Le rea­zioni alla tri­ste uscita di Tavec­chio su cal­cia­tori extra­co­mu­ni­tari e banane sono state di segni dif­fe­renti. Alcune hanno favo­re­vol­mente sor­preso, men­tre hanno deluso silenzi e ritro­sie di molte società di Serie A (tutte tranne Samp­do­ria e Fio­ren­tina, che si aggiun­gono a Roma e Juven­tus già con­tra­rie alla can­di­da­tura di Tavec­chio), Serie B (tutte) e Lega Pro (tutte).

Tanti, troppi, sono quelli che ieri plau­di­vano al gesto di Dani Alves del Bar­cel­lona (il bra­si­liano che sbuc­ciò e man­giò una banana tirata vicino ai suoi piedi men­tre si appre­stava a bat­tere un cal­cio d’angolo) e che oggi non hanno infe­stato i pro­pri pro­fili twit­ter di foto soli­dali dopo la bat­tu­tac­cia di Tavec­chio: nes­sun uomo della poli­tica, nes­suna cele­brità ha rite­nuto oppor­tuno pren­dere posi­zione con­tro l’ottusità di mister T. Che dire, poi, dei pro­ta­go­ni­sti a tempo deter­mi­nato delle lotte al raz­zi­smo. Forse poco. O nulla.

Dov’è finito il Balo­telli che dopo la scot­ta­tura del Mon­diale si trin­ce­rava die­tro l’affetto e la lealtà dei fra­telli neri? Il cal­cia­tore fiero di essere negro, sprez­zante degli idioti della dome­nica? Un tweet, da lui che ci dice un po’ tutto un po’ su tutto, ce lo saremmo aspet­tato, spe­cie dopo essersi erto – senza nes­suna inve­sti­tura popo­lare – a icona di un anti­raz­zi­smo da coper­tina. Il raz­zi­smo, quello vero, va di pari passo con l’ipocrisia; que­sto ci inse­gna la vicenda Tavecchio.

In pochi hanno omag­giato le parole di Ste­fano Okaka Chuka, attac­cante della Samp­do­ria nato in pro­vin­cia di Peru­gia da geni­tori nige­riani, che dopo la gaffe di Tavec­chio ha invi­tato il can­di­dato in odore di Figc a fare un passo indie­tro, per rispetto e pudore pro­prio. Parole forti che hanno indotto il pre­si­dente del club Mas­simo Fer­rero a riti­rare l’appoggio a Tavec­chio, inver­tendo per una volta il rap­porto di lineare coin­ci­denza che vige tra società e giocatori.

Una linea­rità che Balo­telli non si è sognato di met­tere in discus­sione, tanto più che l’ad del Milan Adriano Gal­liani ha con­fer­mato, obtorto collo, il soste­gno a Tavec­chio nono­stante l’infelice epi­so­dio di cui si è reso pro­ta­go­ni­sta. In fin dei conti, dopo la tra­ge­dia in diretta sono arri­vate le scuse. Non che sem­brasse con­trito Tavec­chio, quando ha rilan­ciato soste­nendo che «poche per­sone hanno fatto quello che ho fatto io per il terzo mondo». Una dichia­ra­zione altret­tanto igno­rante, di chi ignora il peso delle parole che fati­co­sa­mente mette in fila.

Un auto­gol che nes­suno ha rac­con­tato, pas­sato in sor­dina tanto si è abi­tuati a con­si­de­rare la dignità umana una merce di scam­bio il cui prezzo varia in base al tono di melanina.

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