Al termine dell'incontro di ieri tra OO.SS., Enti locali e vertici dell'Azienda Thyssen Krupp, il commento del vice-ministro dello Sviluppo Economico De Vincenti è stato:"il piano non è chiaro nelle prospettive". "Nulla di più falso" per l'Unione Sindacale di Base il piano è chiarissimo, è quello di porre fine all'esistenza di AST, al suo impianto a ciclo integrato per la produzione dell'acciaio. Cosa c'è di  nebuloso nella imposizione di chiusura di un forno a caldo e nella dichiarazione di esuberi per 550 unità? Cosa c'è di così incomprensibile nelle parole “cambiamento nella produzione che deve limitare i propri volumi in base alle vendite redditizie?

"Le cifre che emergono tra le (poche) righe di quello che appare perfino ridicolo definire "piano industriale" - sostiene l'USB - sono gonfiate o minimizzate in base alla convenienza, inoltre non si parla che di riduzioni dei costi e del personale, quando si dovrebbe puntare sul miglioramento complessivo conseguito attraverso consistenti investimenti, dei quali invece non c'è traccia. E’  evidente quale sia il reale obiettivo, fino ad oggi da tutti, Governi e OO.SS. complici,  ampiamente sottovalutato, cioè il declassamento dell’AST, seguito a stretto giro dalla chiusura definitiva."

“La mobilitazione contro questo 'piano d'azione globale' non può però essere a totalmente ed esclusivamente scaricato sui lavoratori - dichiara Paolo Sabatini dell’esecutivo nazionale USB - deve coinvolgere tutta la città, perché riguarda tutta la città. Occorre soprattutto richiamare gli amministratori locali e nazionali al loro DOVERE, perché AST, così come l’ILVA di Taranto, deve tornare ad essere PUBBLICA, dev'essere l'ultima delle aziende del territorio a subire un tale ricatto e la prima, di una lunga serie, a riacquistare un futuro senza "passare sul cadavere" di una intera città.”

L’Unione Sindacale di Base esprime la più totale solidarietà ed il proprio sostegno ai lavoratori dell’AST, alle loro famiglie e a quanti stanno subendo il peso di una crisi che i mercati finanziari, e uno sviluppo capitalistico distorto e diretto al massimo profitto, calpestando diritti, ambiente sicurezza e salute di tutti e tutte, vogliono far pagare ai ‘soliti noti! "Non ci stiamo! A Terni come a Taranto - conclude L'USB - sosteniamo le mobilitazioni in difesa dei diritti dei lavoratori dell’AST, primo fra tutti il diritto ad un lavoro sicuro e ad un giusto salario!"

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