Buitoni di San Sepolcro, vecchi vizi e nuove preoccupazioni
di Enrico Flamini La situazione alla Buitoni di Sansepolcro (circa 480 dipendenti), una delle aziende più significative dell'Alta Valle del Tevere umbro-toscana, sta tenendo col fiato sospeso un intero territorio. Nell’incontro di martedì 20 novembre tra Rsu, centrali sindacali e Nestlè Italia si è infatti discusso sulle prospettive dello stabilimento. L’azienda ha annunciato per il 2008 la volontà di operare una riduzione del ciclo produttivo con forti ricadute sui livelli occupazionali. Le organizzazioni sindacali e la Rsu hanno espresso da parte loro insoddisfazione per la posizione della multinazionale svizzera sia per gli impegni disattesi dell’accordo del 2006, sia per i tagli occupazionali previsti dal Management. La vicenda ripropone il modello sociale di riferimento delle multinazionali: delocalizzare, ristrutturare il ciclo produttivo, esternalizzare i costi, tagliare il personale, estendere flessibilità e precarietà per fare profitti e dispensare dividendi. Intanto il Segretario del Circolo di Rifondazione di San Giustino Fernando Gragnoli ha espresso “piena solidarietà ai lavoratori e ai sindacati“. Gragnoli ha inoltre aggiunto che “le istituzioni locali si devono opporre non solo ai tagli del personale, ma anche al saccheggio di un marchio storico com’è quello di Buitoni”.
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