Nicola Sellitti

Ci siamo. Dopo la ceri­mo­nia inau­gu­rale, senza gli inter­venti del pre­si­dente Dilma Rous­seff e del capo della Fifa Blat­ter, sta­sera tocca al Bra­sile (ore 22 ita­liane) avviare l’edizione più discussa nella sto­ria dei Mon­diali. Suda­me­ri­cani con­tro la Croa­zia. Non è un esor­dio facile per i pen­ta­cam­peao. È la seconda volta che sfi­dano i croati nella gara inau­gu­rale: era suc­cesso anche nel 2006 quando i ver­deoro si impo­sero per una rete a zero gra­zie a Kakà, sta­volta lasciato a casa dal com­mis­sa­rio tec­nico Scolari.

Il Bra­sile nella sua sto­ria ha stec­cato la gara d’esordio sol­tanto due volte, nel 1934 con­tro la Jugo­sla­via e nel 1938 con­tro la Spa­gna. Da allora 15 vit­to­rie e pareggi. La Croa­zia è invece alla sua quarta par­te­ci­pa­zione al Mon­diale: il risul­tato migliore lo ottenne a Fran­cia 1998, terza con le magie di Davor Suker, punta del Real Madrid. Ora tocca al Bra­sile dal for­mat euro­peo, imma­gine e somi­glianza del suo com­mis­sa­rio tec­nico, Felipe Sco­lari. L’isteria col­let­tiva ha già supe­rato i livelli di guar­dia. Paz­ze­sca la pres­sione sulla Selecao.

La Nazio­nale che deve vin­cere, sol­le­vare la Coppa che manca dal 2002, con Ronaldo sovrap­peso, capi­glia­tura con inguar­da­bile mezza luna, ma sem­pre Feno­meno. E che vuole alzare la Coppa in casa, libe­ran­dosi della sin­drome del Mara­ca­nazo 1950, forse la par­tita Mon­diale più bella di sem­pre con­tro l’Uruguay: Coppa alla Cele­ste con­tro i bra­si­liani super­fa­vo­riti, tifosi in lacrime al Mara­canà. Ora, poco, pochis­simo spa­zio al fut­bol bai­lado, tanta sostanza, visione tattica.

Una cover dell’edizione tutta sostanza del 1994, con il suc­cesso di Roma­rio e com­pa­gni sull’Italia di Arrigo Sac­chi e Roberto Bag­gio, ince­rot­tata e cotta dall’umidità ame­ri­cana. Sco­lari va in campo con il 4–2-3–1 che porta divi­dendi alle grandi squa­dre nei cam­pio­nati d’Europa: ali lar­ghe, pos­sesso palla, capa­cità di chiu­dersi per poi ripar­tire. Insomma, il vec­chio con­tro­piede. Con la pres­sione che sta già divo­rando i cal­cia­tori bra­si­liani. Par­tendo da Ney­mar, il glo­be­trot­ter delle mul­ti­na­zio­nali che ha rischiato di per­dersi la gara d’apertura per un infor­tu­nio alla cavi­glia, peri­colo poi rientrato.

Un sor­riso – spesso tri­ste – ai tifosi, una foto sui social net­work, un paio di pal­leggi: così sale il conto in banca ma l’attaccante bra­si­liano viene da una sta­gione dif­fi­cile con il Bar­cel­lona. In Bra­sile c’è un 22enne che si arric­chi­sce inter­pre­tando il suo sosia in tv, a feste pri­vate, sui car­tel­loni pub­bli­ci­tari della città, con un sito per­so­na­liz­zato. E la maglia del gio­vane bra­si­leiro è la più ven­duta nel Paese suda­me­ri­cano (dove le casac­che sono acqui­sta­bili addi­rit­tura nei distri­bu­tori auto­ma­tici, potere degli sponsor).

Insomma, Ney­mar, star che ancora deve mostrare di esserlo sul ret­tan­golo di gioco. Assieme a lui, ex del cam­pio­nato ita­liano come il por­tiere Julio Cesar, men­tre nel reparto offen­sivo ci sono i talenti Oscar e Hulk. Ma manca il kil­ler, il golea­dor, la punta di valore che ha sem­pre messo il Bra­sile davanti a tutti nelle edi­zioni pre­ce­denti dei Mon­diali: da Careca a Roma­rio, fino a Ronaldo. Pas­sando per le meteore Adriano e Pato. Ora c’è Fred, ex Lione, che fa gol. Ma non è un crack.

Per arri­vare di nuovo al Mara­canà si parte dai croati, che tor­nano ai Mon­diali dopo l’assenza a Suda­frica 2010. Assente Man­d­zu­kic, cen­tra­vanti in uscita dal Bayern Monaco, per squa­li­fica, fiches pun­tate sul duo di cen­tro­campo Kovacic-Modric: tec­nica, inse­ri­menti, per­so­na­lità. Eredi della scuola slava, con Modric rivi­ta­liz­zato dalla gestione Ance­lotti al Real Madrid. Con loro una serie di gio­vani affa­mati di grande cal­cio e di qual­che ingag­gio da strap­pare nei top 4 cam­pio­nati europei.

Men­tre domani (ore 21) è il turno di Spa­gna – Olanda, le due fina­li­ste di Suda­frica messe assieme dal calen­da­rio nel girone G. Scon­tro extra­lusso: spa­gnoli all’ultimo giro per il suc­cesso finale prima del ricam­bio gene­ra­zio­nale, da Xavi a Casil­las, con la cica­trice della scon­fitta in finale con­tro il Bra­sile nella Confederation’s Cup dell’anno scorso. Gli orange invece si gio­cano il get­tone con Rob­ben, Snei­j­der, Van Per­sie, per vin­cere final­mente un Mon­diale. L’unica Coppa che conta è datata 1988, Euro­pei in Ger­ma­nia vinti dal trio mila­ni­sta Gul­lit – Rij­kaard – Van Basten. Altri cam­pioni, altro calcio.

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