Consiglio Regionale. Le sedi RAI Regionali vanno tutelate
L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato la mozione per la tutela delle sedi regionali della Rai, a firma Locchi (Pd)-Buconi (Psi), e ha respinto quella presentata da Dottorini (Idv), entrambi riguardanti la conversione in legge del così detto decreto Irpef del Governo che inserisce la Rai all'interno delle azioni di spending review, il decreto legge “66/2014”.
L'Aula di Palazzo Cesaroni ha dato il via libera - con 13 voti favorevoli (Partito democratico, Partito socialista e Dottorini-Idv) e 8 astenuti (Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d'Italia, Udc e Brutti-Idv) - al testo presentato dal capogruppo del Pd, Renato Locchi, e da quello del Psi, Massimo Buconi, dal titolo “Azioni da intraprendersi per la salvaguardia del ruolo, della funzione e dell'autonomia finanziaria e contabile delle sedi Rai regionali”, che punta a tutelare la presenza in Umbria del servizio pubblico radiotelevisivo in quanto “strumento imprescindibile” e “presidio informativo capillare e puntuale”, senza criticare il resto del decreto del Governo nazionale.
Il Consiglio regionale, invece, ha detto no - con 18 voti contrari (Pd, Psi, Fi, Fd'I, Udc), 2 astenuti (Brutti-Idv e Chiacchieroni-Pd) e un voto favorevole (Dottorini-Idv) - alla mozione presentata dal capogruppo dell'Italia dei Valori, Oliviero Dottorini, riguardante “Iniziative per scongiurare il ridimensionamento dell'informazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo” che criticava l'intero impianto del provvedimento del governo Renzi.
È stato lo stesso Dottorini che, all'inizio della seduta, ha chiesto la discussione della propria mozione al termine dell'esame dell'ordine del giorno. Nel testo presentato da Dottorini si chiede al Governo nazionale di “scongiurare interventi e misure di indebolimento del servizio radiotelevisivo pubblico che verrebbero inevitabilmente a configurarsi come scelte penalizzanti per la democrazia, l'informazione e i cittadini”, e si impegna la Giunta regionale ad “assumere ogni iniziativa per scongiurare il ridimensionamento dell'informazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo, garantendo la presenza di sedi Rai in ciascuna realtà regionale”.
Secondo il capogruppo dell'Idv questo sarebbe stato importante perché il Tgr Umbria ha picchi di ascolto del 30% di share, con circa 100 mila spettatori e, secondo i dati Auditel, si posiziona tra il terzo e il quarto posto tra i Tgr più visti in Italia; inoltre la sede Rai dell'Umbria ha fornito oltre 350 servizi alle sette testate Rai. Rai Way, poi, grazie alla rete capillare di 66 torri dislocate nel territorio della regione, riesce a raggiungere oltre il 90% della popolazione umbra. Questi dati sono emersi anche nel corso dell'audizione in Prima Commissione, di cui Dottorini è presidente, dei rappresentanti sindacali della Rai e dei tecnici d Rai Way avvenuta nelle scorse settimane. Per il capogruppo dell'Idv, inoltre, il provvedimento del Governo è fatto solo per “esigenze di cassa” e si basa su un “risparmio presunto, senza dati certi, che punta ad una svendita di Rai Way, con il rischio che un'infrastruttura primaria per il Paese vada in mano ai privati”. “La Rai – ha concluso Dottorini – è un patrimonio pubblico che merita di essere difeso, anche criticato e sollecitato, ma non svenduto”.
Renato Locchi (Pd), illustrando la mozione presentata con Buconi (Psi), ha specificato che il testo non è una “lotta al provvedimento del governo nazionale”. Il capogruppo del Partito democratico ha spiegato che i 150 milioni chiesti dal Governo “sono un contributo che la Rai può e deve dare”, ma auspica che questo risultato venga raggiunto con una riorganizzazione interna e non attraverso tagli lineari. Locchi è contrario alla “mitizzazione dei tralicci”, specificando che il decreto prevede che il 51% di Rai Way rimanga nelle mani dello Stato. “Il servizio pubblico – ha spiegato ancora Locchi – deve rimanere pubblico e ridiventare la prima azienda formativa del Paese. Dobbiamo salvaguardare l'autonomia delle sedi regionali anche per la capacità pervasiva che ha ottenuto in Umbria, perché la Rai è il luogo di protagonismo per le articolazioni della società umbra. Questo è un punto che va difeso con fermezza per evitare che la nostra Regione perda altri pezzi importanti come accaduto in passato per Enel o per le Ferrovie”.
La mozione evidenzia che “le sedi regionali della Rai, in particolare per realtà come l'Umbria, rappresentano uno strumento imprescindibile di qualificazione del ruolo della radiotelevisione pubblica; un presidio informativo capillare e puntuale dell'intero territorio regionale che ne ha saputo accompagnare il percorso di crescita culturale e sociale e ha contribuito a mettere a valore e a rendere visibili protagoniste le tante espressioni e soggettività organizzate della società umbra”.
Il capogruppo di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha annunciato l'astensione del suo gruppo sulla mozione Locchi-Buconi e il voto contrario su quella di Dottorini che “è un copia e incolla della posizione dei sindacati e piena della retorica di una certa sinistra che descrive la Rai come intoccabile”. Nevi, ribadendo che la discussione in Commissione è finita in un nulla di fatto per le divisioni interne alla sinistra, ha chiarito il suo no al ridimensionamento delle sedi regionali anche dal punto di vista finanziario, anche se la Rai “ha bisogno di una forte ristrutturazione e di un ridimensionamento dei costi”. Per il capogruppo di Forza Italia la sede regionale della Rai dell'Umbria svolge un servizio utile che va tutelato. Se Rai Way venisse privatizzata, invece, “non sarebbe una tragedia, visto che in Italia di privatizzazioni ce ne sono ancora poche e le aziende pubbliche troppo spesso vengono utilizzate per dinamiche clientelari”.
Paolo Brutti (Idv) si è astenuto su entrambe le mozioni, perché “il tg regionale è di scarsissima qualità professionale”. Pur condividendo la battaglia in difesa delle delle sedi locali della Rai, “che però sembra già vinta”, Brutti chiede che queste vengano “qualificate professionalmente, producendo vera informazione cosa che attualmente non fanno” e rivendica la necessità di “far crescere anche realtà private che vadano fuori dal coro”. Positiva, invece, la vendita di una parte di Rai Way che potrebbe aprire ad “uno sviluppo delle infrastrutture per supportare il passaggio di internet così da far arrivare la possibilità di navigare in rete a tutti gli umbri, visto che attualmente Rai Way non sta sfruttando questa potenzialità”.

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