Garanzia Giovani: CGIL, in Umbria si parte con il piede sbagliato
Sta per partire anche in Umbria la Garanzia Giovani e ancora non ci siamo. La Regione ha infatti sottovalutato e troppo spesso liquidato l'argomento come di secondaria importanza. E nonostante le richieste continue, fin dal mese di gennaio, di iniziare il confronto sul tema, si è dovuti arrivare a ridosso della scadenza della convenzione col Ministero del Lavoro per convocare in tutta fretta una riunione. Inviando tra l'altro il documento oggetto della discussione appena poche ore prima dell'incontro previsto, senza che vi sia stato alcun confronto preventivo, con la motivazione che doveva andare in giunta il 24 aprile. Come se fosse una novità!
Consideriamo questa modalità non più ricevibile. I tavoli vanno convocati per tempo, se la Regione Umbria pensa ancora che il confronto con le parti sociali sia importante e proficuo. Purtroppo, da qualche tempo appare sempre più evidente l'atteggiamento di chi pensa che il confronto sia una perdita di tempo (è di moda pensarlo) e si convocano i tavoli di confronto solo per mero adempimento burocratico un minuto prima di andare in giunta. Non ci stiamo. Del resto la stessa Presidente della Regione Marini nell’ultimo congresso regionale della CGIL aveva sottolineato l’importanza del confronto e della concertazione. Chiediamo coerenza tra gli impegni assunti e gli atteggiamenti concreti.
Anche nel merito del documento i dubbi sono molteplici. Pensiamo ad esempio che il Centro per l'impiego dovrebbe essere il nodo nevralgico da cui far partire tutte le azioni, invece (ma non ne siamo stupiti), ancora una volta ci viene consegnata un'idea del CPI che non riesce a coprire la domanda e che preferisce svolgere funzioni di minor rilievo, ma certe nella copertura economica. Non siamo d'accordo. E continueremo a dirlo in tutte le sedi, perché è lo stesso progetto di garanzia giovani che prendendo a modello le modalità di funzionamento dei servizi per l'impiego dei paesi scandinavi, dove la disoccupazione giovanile è pressoché nulla, fa del Cpi il fulcro della strategia, di interventi nel mercato del lavoro.
Alle Province, di cui non comprendiamo l'operato (non ci è infatti chiaro se si preoccupano di svolgere le loro funzioni o piuttosto di svenderle in questa fase di transizione) chiediamo perché rinunciare a misurarsi su quella che è la loro mission principale: promuovere azioni di crescita sociale attraverso l'occupazione di qualità. Alle stesse chiediamo se il personale dei CPI è per loro una risorsa oppure un peso.
Restiamo convinti che su questi aspetti centrali del lavoro, su cui non a caso abbiamo costruito un piano per l’occupazione, occorre nei fatti riaprire un confronto vero tra parti sociali, Regione e Province di Perugia e Terni.
CGIL Umbria
Mario Bravi - Giuliana Renelli

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