Come comunicano su Twitter i politici italiani? Quali sono le loro strategie? Come usano Twitter per dialogare con politici e giornalisti? In che modo l’uso di Twitter sta modificando il dibattito politico?

Ne hanno parlato ieri pomeriggio a Perugia in un convegno l'onorevole Adriana Galgano, deputato di Scelta Civica e molto attiva sui social network, Stefania Spina, docente di Linguistica all'Università per Stranieri di Perugia e autrice del libro "openpolitica", (nel quale analizza l'attività su Twitter di 40 politici nell'arco di 4 mesi per un totale di 31000 tweet) e Daniele Morini, giornalista.

 

Twitter fa parte della grande rivoluzione digitale - introduce Morini -che ha ormai modificato la vita di milioni di cittadini trasformando i processi della comunicazione da un modello verticale monodirezionale ad uno circolare, paritario e interattivo.  Nel caso specifico della politica, secondo Adriana Galgano, il vantaggio più evidente rappresentato da Twitter e Facebook è quello di mantenere dialogo continuo con gli elettori, senza mediazioni.

 

Per questo è importante imparare ad utilizzarlo bene, rispondendo a chi domanda e commenta.  Usarlo in modo monodirezionale e autoreferenziale e' inutile e, a volte, anche controproducente. Se considerato come veicolo di trasmissione della conoscenza e mezzo per dibattere le priorità con i cittadini, continua la Galgano, rappresenta un formidabile strumento di democrazia.

 

In quest'ottica, conferma la Prof. Stefania Spina, Twitter offre un'opportunità di rinnovamento della comunicazione estremamente vantaggiosa sia per conoscere in tempo reale ciò che succede nel mondo che per capire gli stati d'animo della gente, facilitando l'interazione e il dialogo alla pari tra cittadini, giornalisti e politici. Brevità, istantaneità, concretezza, dialogo, emotività e aggregazione: queste le caratteristiche del linguaggio di Twitter che ne hanno determinato il successo. La grande rivoluzione delle tecnologie della comunicazione, insomma, rispondendo alla richiesta sempre maggiore di partecipazione, si conferma sempre più come una rivoluzione culturale vera e propria, che la politica deve imparare ad usare nel modo più utile alla collettività.

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