Non autosufficienza, RSA ed Easp. Brutte notizie per Gualdo
Le notizie sul nuovo Piano regionale per la non autosufficienza 2014-2016 non sono buone per Gualdo. Non lo sono in linea generale, perché la ripartizione dei fondi per affrontare una delle problematiche socio-sanitarie più rilevanti sconta pesantemente, anche in Umbria, anche nel nostro territorio e talvolta in maniera drammatica, l'effetto dei tagli del governo centrale. A questo proposito, vale la pena ripercorrere la storia “maledetta” del Fondo nazionale per la non autosufficienza, uno strumento divenuto indispensabile per garantire il diritto alla salute delle persone con disabilità, nella consapevolezza che l'invecchiamento demografico rappresenti oramai un dato di fatto e un punto di prospettiva per tutto il sistema sanitario, anche in ragione dell'incidenza progressiva delle malattie invalidanti che si innesta inevitabilmente su questo andamento.
Il Fondo, istituito dall'ultimo governo Prodi con un appannaggio iniziale di 1 miliardo di euro, fu dimezzato da Tremonti già nel primo anno del suo dicastero secondo la modalità consueta dei tagli lineari e fu persino azzerato nell'ultimo anno del governo Berlusconi, nel primo caso facendo carta straccia dei programmi già avviati dalle Regioni ed infine lasciando quest'ultime da sole a fronteggiare il bisogno di assistenza di oltre 2 milioni di cittadini con disabilità. Ripristinato dal governo Monti in misura completamente insufficiente e ridicola, la legge di stabilità del governo Letta ha infine assegnato al Fondo risorse minime e marginali pari a 275 milioni di euro, quando ne servirebbero almeno quattro volte di più perché si possa dire: siamo europei. Un risultato ottenuto peraltro solo grazie alla lotta delle associazioni di malati, dei loro familiari e di tutela della disabilità.
Il processo di smantellamento del welfare, una programma “dovete morire” degno dell'antica Sparta, ha parallelamente riguardato il Fondo nazionale per le politiche sociali con cui i Comuni sostengono in parte anche i loro servizi e le loro attività sul fronte della disabilità e della non autosufficienza, con un esito micidiale sull'integrazione socio-sanitaria.
Non giriamoci intorno. La progressiva e draconiana riduzione delle risorse ha determinato anche per la nostra Città una situazione paradossale: a fronte dell'aumento del bisogno di assistenza e della richiesta differenziata di servizi da dedicare alla non autosufficienza abbiamo oggi gli stessi, identici, servizi di 15 anni fa, nonostante gli sforzi via via compiuti da Regione, ASL e Comune per tenere botta e supplire a questa grande e generale carenza. Ed abbiamo le famiglie lasciate sempre più sole nel gestire il problema dei loro membri bisognosi, con le donne che raddoppiano il loro carico di responsabilità e di lavoro o che sono condannate a sottrarsi alle carriere e con un sistema delle assistenti (le cosiddette badanti) divenuto sempre più opaco e più sommerso, oggi in via di ridimensionamento a causa della crisi.
Questo è il quadro e il nuovo Piano regionale per la non autosufficienza che riprogramma tre anni di interventi e che sconterà tra l'altro l'incertezza dei fondi statali dovuta al loro carattere annuale non fa altro che fotografare l'esistente, almeno per la nostra Città, senza alcuna prospettiva di crescita dei servizi e di un loro adeguamento ai nuovi bisogni che nel frattempo ha reclamato il territorio.
Nel Piano non c'è più traccia del servizio di sostegno doposcolastico per i minori disabili programmato da ASL e Comune fin dalla fine del 2008 e non vi sono tracce di finanziamento parziale per i 12 posti letto della Comunità alloggio per disabili adulti gravi presso l'EASP, un servizio anch'esso programmato nel 2008, concepito in base ad una rilevazione dei bisogni della nostra comunità e già autorizzato dalla Regione nel 2009, nonostante esso sia stato originariamente pensato ed è oggi rientrato nella prospettiva di ridestinazione dell'ex ospedale Calai, facendo parte integrante del Protocollo di Intesa tra Regione, ASL e Comune di Gualdo Tadino.
Così, ci domandiamo dove fosse l'ex Sindaco Morroni quando le conferenze dei sindaci della nostra ASL hanno preso visione e discusso degli indirizzi e delle scelte di bilancio contenute nel nuovo Prina e dove fosse l'ex assessore Minelli che, dall'alto del suo ruolo di presidente del Piano sociale di zona, avrebbe potuto e dovuto contribuire ad una più attenta e più zelante governance che sul tema della non autosufficienza chiama i Comuni e la ASL ad una corresponsabilità programmatoria e gestionale.
Ci domandiamo anche dove fosse il consigliere regionale Sandra Monacelli, quando la Commissione sanità e servizi sociali di cui pur fa parte esaminava le poste da finanziare attraverso la ripartizione del Fondo nazionale per la non autosufficienza.
E ci domandiamo infine, al di là dei complimenti meritati riservati al ruolo dell'EASP, perché il consigliere regionale del Pd Andrea Smacchi abbia avuto tanto a gioire delle scelte compiute in questo quadro in materia di RSA, proprio in riferimento alla nostra Città.
Di tutti costoro abbiamo la certezza che non abbiano ben compreso l'importanza del Prina in riferimento alla prospettiva di ridestinazione dell'ex Calai e dubitiamo della loro consapevolezza che gli impegni sottoscritti nel Protocollo di Intesa siano una cosa ed i fatti, con quella nuova programmazione, saranno un'altra.
Il diavolo si nasconde come al solito nei dettagli: all'EASP si confermano i 10 posti letto di RSA e se ne realizzeranno 14 ex novo presso l'ospedale di Branca. Nulla da eccepire se i nuovi posti letto di RSA in regime ospedaliero siano solo dovuti ad una riorganizzazione interna del nosocomio, tanto ne avremmo se l'avvio del nuovo servizio sia stato ispirato da calcoli puramente ragionieristici e se esso si dovesse rivelare per paradosso un ulteriore taglio dei servizi già esistenti ed operanti, tanto più nell'utilizzo futuro dei posti di RSA all'EASP.
Dopo tanto parlarne, dovrebbe infatti essere noto che dei 10 storicamente autorizzati all'EASP questi posti letto solo in parte sono convenzionati dalla ASL e non vengono utilizzati a pieno regime: mediamente 5-6 negli ultimi due anni. É dunque del tutto evidente che la scelta di avviarne 14 all'ospedale di Branca in sovrapposizione ad uno status quo dell'RSA di EASP non proprio così brillante rischia di penalizzare ulteriormente la nostra struttura e può contrapporsi ad ogni ipotesi seria di riutilizzo dell'ex Calai e di sviluppo dei servizi che in esso dovranno prendere corpo, posto che l'RSA sia di quelli più rilevanti per l'EASP anche sotto il profilo del bilancio, per l'organizzazione appropriata e le professionalità che per essa necessariamente e stabilmente si richiedono, pena la decadenza delle autorizzazioni.
Le notizie su cui qualcuno ha gioito sono per noi allarmanti e costituiscono motivo di forte preoccupazione. Gualdo attende delle risposte che non siano le solite prese in giro e non le solite firme di protocolli aleatori, ma quelle che si possano leggere e ritrovare in una coerente programmazione di bilancio e di riorganizzazione dei servizi da parte di Regione ed ASL.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

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