di Leonardo Caponi

 

PERUGIA - Le Scalette del Paradiso sono un angolo delizioso del centro storico di Perugia. Si trovano nell’antico borgo di Porta Eburnea, Bornja come la chiamavano i perugini, e della città vecchia offrono uno scorcio insieme tipico e poetico, con i caratteristici ingressi a balconcino sormontati da un architrave esterno sospeso tra le case. Sono un luogo centrale, ma riparato. Se l’acropoli fosse un cervello vivo, via del Paradiso sarebbe una vena capillare che collega due punti di una stessa importante arteria.

E’ una “scorciatoia” di via S. Giacomo. Una scorciatoia per modo di dire, perché la lunga scalinata, divisa in due tronchi disposti tra loro ad angolo retto, è dolce e larga nel primo tratto a partire dal basso; nel secondo si inerpica all’improvviso e, stretta tra due muraglie di grandi pietre grigie etrusche e medievali, diventa ripida e così faticosa da far venire il “fiatone”. Chissà se nel suo nome c’è una qualche allusione alle fatiche ed alla costanza necessarie nella vita terrena per accedere al regno dei cieli! Del resto, poco più sotto c’è la piazzetta degli Apostoli ed era una delizia vederle insieme d’estate, con i terrazzi e i balconi ornati, come usava un tempo nei vicoli,  di vasi di gerani rossi e profumati.

   Sulle Scalette del Paradiso risiedevano alcuni degli artigiani del borgo, noti ad un più vasto pubblico cittadino. C’era la bottega di Diosono, uno dei quattro falegnami di Porta Eburnea, che si notava subito non perché avesse qualche insegna, ma perché i “ricci” del legno segato spesso fuoriuscivano all’esterno. “Sopra” Diosono abitava Renato (Rossi), il barbiere “col” negozio “in fondo” a via Cesare Caporali, mentre qualche decina di gradoni più su viveva Salvi, apprezzato e richiesto imbianchino che, come tutti gli imbianchini di Perugia, poteva fregiarsi del più nobile appellativo di “pittore”.

   Allora a Porta Eburnea risiedeva qualche buon migliaio di persone e anche gli appartamenti sulle scalette del Paradiso erano pieni di gente. Oggi non c’è quasi più nessuno. Sono diventate uno dei luoghi vuoti di un quartiere ormai defunto, popolato di pochi, per lo più anziani, superstiti degli abitanti di un tempo e da un certo numero di studenti, in calo negli ultimi anni. Per la verità il “declino” delle scalette, come di tutto il borgo, porta una data più lontana di quella dello svuotamento delle abitazioni. E’ cominciato con la realizzazione della prima scala mobile che ha convogliato su di se il transito dei pedoni verso il centro e privato bar e negozi di una fonte importante di reddito. Il trasferimento dei giovani e delle giovani residenti verso più comodi e confortevoli appartamenti di periferia e quello di sedi comunali e scolastiche ha provocato, successivamente, una vera e propria desertificazione.

   Oggi le scalette del Paradiso sono un anfratto silenzioso e nascosto, che sembra fatto apposta per fare qualcosa di male senza essere visti. Ci si lamenta del dilagare della criminalità, piccola o grande che sia, al centro storico di Perugia. Ma quante scalette del Paradiso ci sono? E potremo mai mettere un posto di polizia o una guardia armata in ognuna di esse? La fisica insegna che quando uno spazio si vuota, c’è qualcos’altro pronto a riempirlo. Se ne andata la gente perbene e sono arrivati i mascalzoni. Si sono trasferiti gli uffici e gli artigiani e sono arrivati gli spacciatori. Anzi, si potrebbe amaramente osservare che Porta Eburnea è talmente marginale ormai, che non ci sono nemmeno quelli. Ma ladri e ladre si; sfrontati, audaci e molto attivi.

   Se c’è qualcosa da fare per ridare un po’ di linfa al centro storico di Perugia non è riempirlo di poliziotti pubblici o privati e nemmeno limitarsi a costruire eventi, per quanto grandi ma comunque occasionali, di attrazione. Bisogna riportarci a vivere la gente.   

 

 

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