Comitato Monitoraggio Vigilanza:Indennità dirigenti già ridotta così loro numero
L'assessore regionale Vincenzo Riommi è intervenuto oggi ai lavori del Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull'amministrazione regionale per una audizione sulle indennità di posizione dei dirigenti regionali. Su invito del presidente Maria Rosi, l'assessore ha spiegato dinamiche e istituti contrattuali che portano alla definizione delle indennità percepite dai dirigenti, illustrando ai consiglieri regionali i dati relativi. Dal 2010 al 2013, secondo le stime, il fondo per le indennità dei dirigenti ha subito e subirà una riduzione di 500mila euro, passando da 3milioni 685mila a 3 milioni 150mila euro, che resteranno nel bilancio regionale e non andranno ad essere redistribuiti nella quota per il personale.
Le indennità annuali lorde medie dei dirigenti passeranno dai 15mila 811 euro del 2011 ai 10mila 200 previsti per il 2014 (10.800 per il 2012 e 10.600 per il 2013). Le scelte politiche della Giunta, ha spiegato Riommi, hanno portato ad una forte riduzione del fondo e del numero dei dirigenti, a mantenere un riconoscimento del ruolo da loro svolto, prevedendo per il futuro nuove modalità di attribuzione degli obiettivi (“da rendere trasparenti e democratici”) e l'estensione delle misure di contenimento delle spesa anche alle “posizioni organizzative”, da ridurre di numero e da valorizzare.
“Gli interventi attuati – ha tenuto a precisare l'assessore – non mettono in discussione il ruolo e il valore dei dirigenti, che consentono il funzionamento concreto e quotidiano dell'amministrazione regionale. Sarà opportuno precedere ad una revisione del sistema di valutazione esterno esistente ma soprattutto degli obiettivi assegnati: infatti, stanti i ritardi legati all'approvazione della legge di stabilità nazionale che stanzia i fondi relativi, è necessario passare ad un sistema trasparente e verificabile, che stabilisca nei primi mesi dell'anno quali sono i risultati da raggiungere. Nel 2011 le indennità di posizione sono state pagate in misura maggiore, dato che il numero dei dirigenti era stato ridotto e, solo per quell'anno, i fondi sono stati ripartiti tra i dirigenti rimasti in servizio. In seguito questa scelta è stata giustamente rimessa in discussione e, anche grazie al senso di responsabilità dei sindacati, è stato possibile procedere ad una riduzione del fondo di circa il 40 per cento.
L'Umbria ha approvato una legge virtuosa, che ha consentito di ottenere questo risultato. Ma invece di andarne fieri alcuni hanno lanciato una campagna politica e mediatica a tutto danno del clima civile e sociale della regione. Andrebbe effettuato, anche a cura di questo Comitato, un monitoraggio sulle posizioni dirigenziali e organizzative di tutti gli enti regionali, dato che a parità di indennità esistono carichi di lavoro e responsabilità molto differenti. E sarebbe anche opportuno verificare se il Consiglio regionale abbia dato piena applicazione alla legge regionale che invece la Giunta ha applicato”.
Al termine dell'audizione, i consiglieri regionali Andrea Smacchi (Pd) e Massimo Buconi (Psi) hanno espresso apprezzamento per i risparmi realizzati, per l'accordo raggiunto con i sindacati e per l'intenzione di estendere la stessa filosofia di azione anche alle “posizioni organizzative”. I consiglieri hanno sottolineato che “non esistono premi di risultato quanto piuttosto quote di retribuzione flessibili, previste da contratti di lavoro nazionali, che la Regione si limita ad applicare”. Inoltre l'Umbria, per le scelta fatte in materia, potrebbe essere “un modello nazionale per il pubblico impiego, in cui chi guadagna di più rinuncia a qualcosa a beneficio del personale del comparto”.

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