Città di Castello, in Commissione servizi confronto sulle emergenze abitative
“E’ stata un’occasione di confronto molto proficua, che ci ha permesso di tracciare per la prima volta un quadro delle emergenze abitative della città e di ricevere importanti indicazioni sull’azione dell’amministrazione comunale, dell’Ater e della Caritas Diocesana, grazie alle quali potremo portare le nostre proposte sulle politiche per la casa in consiglio comunale”. Così il presidente della commissione consiliare permanente Servizi, Cesare Sassolini, sintetizza i lavori della riunione che si è tenuta ieri sera nella residenza municipale di Città di Castello alla presenza del vice sindaco e assessore all’Urbanistica Michele Bettarelli, dell’assessore al Sociale Andreina Ciubini, del presidente dell’Ater Alessandro Almadori, del vice direttore della Caritas Diocesana Pierluigi Bruschi, dei funzionari comunali responsabili dei Servizi Sociali e Assetto del Territorio e di una rappresentanza della commissione comunale per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Interventi. Il presidente della commissione Servizi Cesare Sassolini (Polo Tifernate) ha introdotto la riunione, sottolineando la volontà di aprire un confronto per conoscere la reale dimensione dell’emergenza abitativa nella realtà tifernate e valutare le azioni da intraprendere per arginare il fenomeno. Sassolini ha parlato di numerose segnalazioni di famiglie in difficoltà a seguito di sfratti esecutivi, evidenziando come la crisi economica abbia accentuato le situazioni di disagio, ma ha richiamato l’attenzione anche sull’impellenza di una nuova politica della casa che punti sul rilancio dell’edilizia popolare, con l’esigenza di mettere a disposizione ulteriori alloggi, anche in altri comuni, ma verificare pure il permanere delle condizioni di bisogno negli assegnatari degli appartamenti.
L’assessore al Sociale Andreina Ciubini ha sottolineato come negli anni il Comune “abbia dato sempre risposte precise e puntuali a tutte le emergenze abitative”, ma ha fatto presente che le possibilità di intervento siano repentinamente cambiate più recentemente, per la quasi totale cancellazione dei fondi nazionali e per una situazione economica grave, che vede sempre più persone senza lavoro in difficoltà a mantenere se stesse, i figli e a maggior ragione un alloggio. “Nonostante tutto – ha puntualizzato Ciubini - cerchiamo di dare soluzioni a chi non ha più un alloggio o fatica a mantenerlo e abbiamo per questo inserito 100 mila euro in bilancio per le emergenze abitative, grazie ai quali abbiamo già aiutato moltissime persone in difficoltà nel pagare affitti e utenze domestiche”. L’assessore ha ricordato come insieme alla Caritas siano state messe in campo diverse risposte alle povertà e alle emergenze, dall’Emporio della Solidarietà ai posti letto individuali riservati per convenzione nella casa famiglia dell’ente diocesano, e come grazie alle Piccole Ancelle del Sacro Cuore sia possibile accogliere anche coppie con figli. “In primo luogo prestiamo massima attenzione a chi risiede nel nostro comune, ma siamo doverosamente molto attenti a che nessuno resti fuori a dormire”, ha spiegato Ciubini, che ha evidenziato come arrivino sempre più persone provenienti dai comuni vicini, “perché – ha osservato – siamo l’unica amministrazione del comprensorio che ancora riesce a dare certi sostegni, non solo per la casa, ma anche per l’infanzia e gli anziani”. Sulle case popolari, Ciubini ha ricordato che è ancora vigente la graduatoria del 2010, dove sono in lista 160 persone, con altre 44 che non hanno completato le pratiche, per un totale di oltre 200 persone che stanno aspettando un alloggio. “Con l’Ater abbiamo reperito 6 appartamenti, nei quali servono però lavori di manutenzione prima della consegna”, ha puntualizzato l’assessore, che ha informato di come sia stata positiva la risposta delle famiglie che occupano case popolari di acquistare gli alloggi in base a quanto previsto da una specifica legge regionale. “Abbiamo ricevuto 85 richieste di acquisto di case popolari – ha riferito Ciubini – che potrebbero magari servire a sostenere eventuali nuovi investimenti dell’Ater”. Esiti non altrettanto incoraggianti ha avuto invece la proposta della Regione di pagare in parte i canoni di affitto per tre anni ai proprietari di case sfitte che mettano gli alloggi a disposizione di famiglie bisognose. “Abbiamo trovato finora difficoltà a ottenere la disponibilità dei proprietari contattati”, ha ammesso Ciubini.
A integrare l’intervento dell’assessore è stata la responsabile del Servizio Ufficio di Piano Maria Cristina Donati Sarti, che ha fornito i dati relativi agli interventi per le emergenze abitative. Rispetto alla misura straordinaria per il disagio abitativo, finanziata dal Comune con 100 mila euro, dal 24 agosto al 14 dicembre 2013 sono state presentate 98 domande di assistenza, di cui 48 per sfratti e il resto per il distacco delle utenze domestiche, che hanno interessato complessivamente 350 persone residenti da almeno tre anni nel comune. Per l’accesso all’assistenza è stato individuato un reddito Isee da zero a 6 mila 500 euro e sul totale delle domande presentate, 14 erano di persone o famiglie con Isee pari a zero euro. Fino a questo momento, sono stati prelevati dal fondo 65 mila euro, con un importo medio del contributo erogato di 660 euro a nucleo familiare, mentre per gli sfratti esecutivi il contributo più alto è stato di 1.200 euro. Gli sfratti hanno riguardato per il 46 per cento italiani e in percentuali progressivamente più basse maghrebini e immigrati dell’Est Europa. Donati Sarti ha sottolineato che tutte le persone che hanno beneficiato dei contributi hanno successivamente presentato presso gli uffici i bollettini o le ricevute di versamento delle somme concesse, a certificazione del corretto utilizzo del denaro ricevuto. Le famiglie che hanno avuto accesso ai contributi sono prevalentemente monoreddito, con minori a carico, e in numero rilevante famiglie monogenitoriali, in alcuni casi con disagio non solo economico.
Il consigliere della Lega Nord Valerio Mancini ha espresso perplessità sui tre anni di residenza per accedere ai contributi, giudicando più opportuno prevedere almeno cinque anni, e ha proposto di coinvolgere le persone che ricevono assistenza in iniziative di aiuto alla comunità, in modo da ricambiare quanto ricevuto dai contribuenti.
Il vice sindaco e assessore all’Urbanistica Michele Bettarelli ha condiviso l’analisi dell’estrema criticità delle situazioni legate alle emergenze abitative che l’amministrazione affronta quotidianamente, segnalando come una risposta significativa in termini urbanistici sia stata data con la variante generale alla parte strutturale del Prg recentemente approvata. “Anche in base alle disposizioni di legge – ha spiegato Bettarelli - abbiamo riservato quote importanti di edilizia sociale che andranno successivamente definite in percentuali e localizzazioni, tenendo conto delle difficoltà che incontrano un numero sempre più consistente di famiglie”.
Il presidente dell’Ater Alessandro Almadori ha descritto l’ente come una realtà sana, con un utile di 680 mila euro nell’esercizio 2012, che si confronta, però, con una minore disponibilità di contributi (l'ultima programmazione effettuata con il Programma Operativo Annuale è del 2010) e una maggiore esposizione finanziaria dovuta alla recente tassazione (l’anno scorso sono stati pagati oltre 2 milioni e mezzo di Imu). Almadori ha indicato uno dei canali di finanziamento nelle risorse che derivano dai fondi strutturali europei 2014-2020, grazie ai quali potrebbe ricevere nuovo impulso una politica abitativa che ha visto l’Umbria sempre molto attenta a sfruttare le opportunità, come dimostrano gli oltre 3 mila alloggi costruiti dal 2005 con l’esaurimento dei fondi a disposizione. Scendendo nel dettaglio della situazione gestionale degli alloggi in Umbria, che in tutto sono 8.745, il presidente dell’Ater ha definito molto limitati gli abusi e le irregolarità relativi alla legittimità dell’occupazione degli appartamenti, facendo presente che grazie alla collaborazione con la Guardia di Finanza vengono puntualmente verificate situazioni sospette o segnalazioni di possibili violazioni dei requisiti necessari. Per quanto riguarda Città di Castello, dove sono 283 gli alloggi dell’Ater, Almadori ha confermato che sono 6 gli appartamenti liberi e ha annunciato che nell’arco di un mese e mezzo circa verranno effettuati i lavori di messa a norma che ne permetteranno l’assegnazione. Il presidente dell’Ater ha espresso perplessità sul fatto che la vendita di alloggi di edilizia residenziale pubblica possa rappresentare una soluzione efficace alla carenza di fondi, perché potrebbe privare l’ente di una parte consistente di patrimonio e degli inquilini in genere più assidui nei pagamenti (a fronte di un 30 per cento di assegnatari morosi), ma ha comunque evidenziato che dalla vendita degli alloggi a Città di Castello, per i quali sono in corso le stime del valore immobiliare, potrebbero scaturire risorse per investimenti nelle due aree di proprietà dello stesso sodalizio. Almadori ha quindi risposto ad alcune domande dei consiglieri Sassolini, che ha chiesto se sia possibile assegnare alloggi in altri comuni agli aventi diritto a Città di Castello, Alessandro Alunno (La Sinistra per Castello), che ha chiesto in che modo vengano controllate eventuali modifiche della condizione economica delle famiglie assegnatarie, e Gaetano Zucchini (Pd), che ha chiesto se esista un impegno dell’Ater per il recupero degli immobili esistenti, in particolare nei centri storici. “La questione della variazione della condizione, non solo economica, ma anche strutturale delle famiglie, pone questioni anche molto delicate”, ha fatto presente il presidente dell’Ater, che ha dato conto delle prime iniziative avviate a Perugia e Terni per indirizzare chi è rimasto solo ad occupare un alloggio popolare, per decessi dei componenti o trasferimento ad esempio dei figli, a soluzioni abitative alternative che permettano di salvaguardare socialità e dignità delle persone. “Chi risiede nei nostri alloggi è tenuto comunque a darci conto della propria situazione reddituale”, ha chiarito Almadori, che ha chiarito come in caso di superamento dei limiti previsti per due anni consecutivi venga meno il diritto fino a quel momento esercitato. Il presidente dell’Ater ha, quindi, annunciato che nel 2014 verrà dato corso insieme alla Regione a un progetto di incentivazione del ritorno dei residenti nei centri storici attraverso il recupero di immobili, che andranno a incrementare la quota del 30 per cento di edifici riqualificati sul totale del patrimonio attuale dell’ente. Sulla possibilità di assegnare alloggi in altri comuni agli aventi diritto, Almadori ha chiarito che la normativa regionale non esclude la mobilità e che quindi la soluzione è teoricamente percorribile.
Il dirigente del settore Assetto del Territorio Federico Calderini ha aggiunto che, non appena saranno resi disponibili i sei alloggi dell’Ater da ristrutturare, si procederà all’assegnazione scorrendo la graduatoria del 2010. Quanto alle aree oggetto di possibili investimenti futuri dell’Ater, è stato evidenziato che le proprietà, per una previsione urbanistica di 11 mila metri cubi, si trovano a Riosecco, vicino ai condomini popolari già realizzati e che l’orientamento del Comune è di evitare ulteriori concentrazioni di appartamenti di edilizia residenziale pubblica nella stessa area, per cui andranno trovate soluzioni alternative.
Sulle modalità di intervento della Caritas tifernate, il vice presidente Pierluigi Bruschi ha innanzitutto spiegato che il sodalizio garantisce l’accoglienza a singole persone per un periodo transitorio, comunque breve. “Il nostro è un domicilio temporaneo, che attualmente mette a disposizione 15 posti per uomini e cinque per donne, con due posti riservati per convenzione al Comune di Città di Castello”, ha aggiunto Bruschi, che ha preannunciato nuove iniziative in considerazione della crescente domanda di accoglienza. Nel corso dell’anno verranno recuperati due immobili a San Giustino e Città di Castello, in località San Martin d’Upò, grazie ai quali potranno essere disponibili tre posti letto singoli e un appartamento per una famiglia, nel primo caso, e tre camere nel secondo caso. Per il prossimo anno l’idea è di coinvolgere il Comune di Città di Castello nel recupero di ulteriori immobili. La Caritas, inoltre, lavorerà anche a un’iniziativa che, nel solco del progetto della Regione dell’Umbria, permetta di reperire nella zona proprietari disponibili a concedere case in affitto con la garanzia un uso rispettoso degli immobili e di risorse che coprano l’affidamento degli alloggi. “La risposta che dobbiamo dare – ha ammonito Bruschi - non può, comunque, essere solo rivolta all’abitazione o al cibo, ma deve essere complessiva, guardando anche alla costruzione delle prospettive di vita delle persone, a cominciare dal lavoro”.

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