di Giorgio Airaudo e Giulio Marcon

Le pros­sime ele­zioni euro­pee sono un appun­ta­mento impor­tante per cer­care di inver­tire la rotta delle poli­ti­che di auste­rità e argi­nare la ven­tata popu­li­sta che rischia di far vin­cere in molti paesi la destra, i par­titi anti-europeisti e le forze xeno­fobe. È in Europa che si gioca la par­tita deci­siva sulle poli­ti­che neces­sa­rie per uscire dalla crisi. Lo sce­na­rio, ancora oggi, è quello delle poli­ti­che libe­ri­ste e rigo­ri­ste che hanno fatto della spesa pub­blica il nemico prin­ci­pale, del lavoro una merce a dispo­si­zione delle imprese, del wel­fare una elar­gi­zione com­pas­sio­ne­vole, dell’ambiente una varia­bile del modello produttivo.

Le poli­ti­che euro­pee libe­ri­ste e rigo­ri­ste di que­sti anni hanno dato fiato al popu­li­smo e all’anti-europeismo. Il bino­mio tec­no­cra­zia oligarchica-populismo xeno­fobo ha stretto in una tena­glia asfis­siante la demo­cra­zia, la poli­tica, la rap­pre­sen­tanza ed il ruolo delle isti­tu­zioni elet­tive. Stri­to­lando il modello euro­peo della coe­sione sociale, del wel­fare dei diritti, della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva. La sini­stra mode­rata euro­pea ha eser­ci­tato un ruolo subal­terno alle poli­ti­che dell’austerità e non è riu­scita a pro­spet­tare una visione e delle con­se­guenti poli­ti­che radi­cal­mente diverse.

La sini­stra radi­cale in molti paesi euro­pei non è riu­scita a pro­spet­tare un’idea di cam­bia­mento dell’Europa fon­data su alter­na­tive per­cor­ri­bili, non ideo­lo­gi­che, lon­tane da un pre­giu­di­zio anti-europeo. Però, in Gre­cia, Syriza ha eser­ci­tato un ruolo impor­tante nel for­nire un punto di rife­ri­mento poli­tico e cul­tu­rale con­tro poli­ti­che di auste­rità e nel pro­spet­tare ma via d’uscita dal vicolo cieco del liberismo.

Bene ha fatto Ven­dola a sot­to­li­neare sul mani­fe­sto l’esistenza, anche per la sini­stra ita­liana, di uno spa­zio tra Schultz e Tsi­pras, rile­vando l’importanza sia dell’approccio cri­tico del pre­si­dente tede­sco con­tro l’austerità che della visione alter­na­tiva del lea­der greco con­tro l’Europa delle tec­no­cra­zie e delle oli­gar­chie. Que­sto spa­zio poli­tico euro­peo, nella costru­zione di pra­ti­che e poli­ti­che di alter­na­tiva, può tro­vare una con­creta decli­na­zione in Ita­lia con la costru­zione di un’iniziativa che ci porti alle ele­zioni euro­pee con un nuovo e gene­roso pro­ta­go­ni­smo di Sel. Nes­suna entrata nel Pd, né patti fede­ra­tivi con chi ha spo­sato e pra­tica le lar­ghe intese, sono pos­si­bili. Lo sce­na­rio pre­ve­di­bile, senza una pro­po­sta inno­va­tiva di cui Sel deve e può essere por­ta­trice è quello già visto alle ultime ele­zioni euro­pee: tre-quattro liste alla sini­stra del Pd che non supe­rano il 4% con l’effetto di disper­dere un bacino poten­ziale del 7–8% di elet­to­rato ostile alle poli­ti­che di auste­rità o che potrebbe esser risuc­chiato dal asten­sione e dalle liste Movi­mento 5 Stelle.

La strada pos­si­bile per il pros­simo appun­ta­mento euro­peo è quella di una lista elet­to­rale fatta da per­so­na­lità della società civile e dei movi­menti, pro­po­sta già indi­cata da Bar­bara Spi­nelli e altri, per dare rap­pre­sen­tanza a una “altra Europa” che deve far tor­nare a sen­tire la sua voce a Stra­sburgo e a Bru­xel­les. È una pro­spet­tiva che ci viene dalle reti alter­na­tive degli eco­no­mi­sti euro­pei –come quelle ani­mate da Sbi­lan­cia­moci– dai movi­menti sociali anti-liberisti, dalle mobi­li­ta­zioni di que­sti anni. Sel potrebbe in que­sto modo assu­mere un ruolo impor­tante nella rico­stru­zione –in Europa– di uno spa­zio poli­tico radi­cale e rifor­mi­sta che si tiene alla larga sia dalla filo­so­fia delle lar­ghe intese (che impe­rano anche in Europa) sia da un anti-europeismo ideo­lo­gico e sterile.

Que­sta pro­spet­tiva può anche dare a Sel –in pre­vi­sione del con­gresso che ini­zierà venerdì pros­simo– la forza per ripren­dere il lavoro di costru­zione di una sog­get­ti­vità a sini­stra — tra il Pd e il Movi­mento 5 Stelle — auto­nomo, capace di aggre­gare nuove forze, radi­cale e rifor­mi­sta che mette al cen­tro il lavoro, l’ambiente, i diritti e la pace. In que­sti mesi Sel ha fatto bat­ta­glie impor­tanti: ha pre­sen­tato alla Camera un impor­tante Piano del lavoro e per un New Deal euro­peo unendo la bat­ta­glia per il red­dito di cit­ta­di­nanza a quella per il lavoro. E’ stata in prima fila nella mobi­li­ta­zione con­tro gli F35, per la can­cel­la­zione della Bossi-Fini e la chiu­sura dei Cie, ha pre­sen­tato una legge,sempre più urgente, sulla rap­pre­sen­tanza, per il diritto di voto alle lavo­ra­trici e ai lavo­ra­tori. Sel ha svolto durante la legge di sta­bi­lità una bat­ta­glia signi­fi­ca­tiva che ha strap­pato finan­zia­menti per il diritto allo stu­dio, la coo­pe­ra­zione inter­na­zio­nale, i con­tratti di soli­da­rietà, il tra­sporto pub­blico locale.

Da qui biso­gna ripar­tire per scon­fig­gere la poli­tica delle lar­ghe intese e per costruire anche in Ita­lia un alter­na­tiva di governo che ha biso­gno di uno spa­zio poli­tico auto­nomo e radi­cale della sini­stra che fac­cia del lavoro, della demo­cra­zia e dei diritti le sfide su cui costruire la pro­spet­tiva del cam­bia­mento in Ita­lia. Per fare que­sto serve una grande cam­pa­gna di ascolto e di par­te­ci­pa­zione, la costru­zione di can­tieri di quella sini­stra dif­fusa — non redu­ci­sta e ideo­lo­gica, che ci fac­cia uscire da un ” aven­tino all’incontrario” in cui rischia di restare impan­ta­nata oggi l’azione poli­tica di Sel e sulla base della quale rico­struire la pro­spet­tiva di una sini­stra senza agget­tivi che trovi lo spa­zio che ha e si merita in que­sto paese.

Fonte: Il manifesto

 

 

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