PERUGIA - Il consigliere regionale Maria Rosi (Ncd) con una interrogazione chiede alla Giunta regionale che siano fornite “informazioni ufficiali ed esaustivamente documentate in ordine al conferimento, o all'intenzione, di conferire incarichi di consulenza da parte della Regione a tre ex docenti dell'Università degli Studi di Perugia di recente posti in quiescenza”. L'interrogante chiede inoltre di conoscere “gli eventuali oggetto, durata e  costo per la Regione dell'incarico di consulenza, conferito o da conferire”. Rosi rimarca il principio che “qualora si attivino consulenze con docenti già in pensione costoro potrebbero mettere a disposizione della collettività regionale le loro elevate competenze, in cambio di compensi simbolici se non gratuiti. Occorre comunque – sottolinea - verificare e privilegiare l'ipotesi di assegnare tali incarichi a giovani laureati, che per il loro percorso di studi e di formazione siano in grado di svolgere le eventuali consulenze da attivare”.

Rosi spiega di essere a conoscenza dell'intenzione da parte della Regione di conferire gli incarichi di consulenza ai tre ex docenti e che la stessa Università degli Studi di Perugia “ha recentemente negato l'accoglimento delle istanze di alcuni docenti dell'Ateneo volte ad ottenere la permanenza in servizio per altri due anni, anche dopo avere compiuto il settantesimo anno di età (ai sensi del comma 1, dell'art. 16 del D.Lgs. n. 503/1992, come modificato dall'art. 72 del D.L. n. 112/2008, convertito in legge, con modificazioni, n. 133/2008)”. L'esponente de Nuovo Centrodestra rileva poi che, “come riportato da alcuni mezzi di informazione  risulta che per la stessa Università mantenere in servizio un docente ultrasettantenne comporta costi eccessivi, corrispondenti a quelli necessari per un professore e mezzo ordinario e che, ad oggi, l'Ateneo perugino ha la possibilità di spendere solo per 6 nuovi professori ordinari, a fronte di 38 pensionati”.

L'esponente di Ncd richiama poi il “quadro normativa e di spending review vigente” cui la Regione deve conformarsi. In particolare Rosi ricorda che a decorrere dal 2011, “la spesa annua per studi ed incarichi di consulenza, compresi gli studi ed incarichi conferiti a pubblici dipendenti, non può essere superiore al 20 per cento di quella sostenuta nell'anno 2009. E che – aggiunge - l'affidamento di incarichi in assenza dei presupposti di riduzione della spesa costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale”. A giudizio di Rosi va precisato inoltre che il Decreto legge “95/2012”  ha “stabilito il divieto di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti, già appartenenti ai ruoli delle pubbliche amministrazioni e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nell’ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dello stesso incarico di studio e di consulenza, divieto che si applica anche alle regioni per le quali costituisce disposizione di coordinamento della finanza pubblica.

L'interrogante ricorda infine che le consulenze possono essere attivate dalla pubblica amministrazione “solo in assenza, al suo interno, di figure professionali idonee allo svolgimento dell’incarico, ovvero per l'impossibilità di far fronte all’incarico stesso con il personale in servizio per indifferibilità di altri impegni di lavoro. Le eventuali consulenze – aggiunge Rosi - potrebbero non essere a costo “zero”, ma verosimilmente comporterebbero compensi adeguati allo status di professore universitario, e quindi troppo onerose anche per la Regione”.

Condividi