Il "Jobs Act" di Renzi dovrebbe preoccupare
di Romerto Musacchio
I giornali titolano che la UE approverebbe il "Jobs Act" di Renzi e la cosa invece che tranquillzzare dovrebbe preoccupare. A parte il fatto di capirsi su cosa sia la UE visto che qui si parla di un Commissario, la politica del lavoro dell'Unione Europea è fallimentare e il Parlamento Europeo che, fino a prova contraria, fa parte della UE lo ha spesso detto. La politica del lavoro proposta da Consiglio e Commissione è stata fatta di cose vecchie come flexicurity e workfare, con annessi di deregolamentazioni da direttiva Bolkestein, oggi riproposte con il Trattato commerciale interatlantico con gli USA, da assurde direttive orario, con orari fino a 72 ore settimanali, e direttive sulla riduzione del diritto di sciopero. Molte di queste cose sono state bocciate dal Parlamento.
I consuntivi occupazionali sugli obiettivi della strategia di Lisbona erano pessimi già prima della crisi ed ora con la crisi sono ancora peggio. Crescono disoccupazione, precarietà, ineguaglianze e disparità interne alla UE. La proposta di Renzi è un mix di cose vecchie. La flexicurity, inventata in Danimarca a fine '800 e che ha avuto effetto solo ad investimenti altissimi e in piccole aree socialmente controllate, e il workfare che ispira le correzioni punitive del welfare che vanno dall'Inghilterra di Blair alla Germania della staffetta Schroeder-Merkel per essere esportati, con danni maggiori, nei Paesi deboli. Tutte queste ideologie non hanno creato lavoro buono e al contrario hanno accompagnato il declino produttivo e le difficoltà dell'Europa. La creazione di lavoro chiede politiche di nuova economia. Il mercato del lavoro chiede diritti e lotta vera alla precarietà che vive nella costrizione del lavoro a non poter essere riconosciuto per quello che è. Il lavoro autonomo va riconosciuto, e valorizzato, quando è tale.
Il reddito di cittadinanza è una dimensione nuova ed autonoma, non sostitutiva di altri strumenti come la continuità data dalla cassa integrazione, che punta alla emancipazione e non ad una nuova ricattabilità. Difficile capirlo per un sistema che riconosce al capitale finanziario tutto a partire da profitti enormi slegati da qualsiasi attività produttiva. Proprio per questo l'Europa è di fronte ad una scelta di civiltà tra il continuare a distruggersi o rilanciare il diritto del lavoro rinnovandolo con un nuovo diritto universale al reddito incondizionato di cittadinanza.




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