di Leonardo Caponi

 

    E’ davvero un bel rompicapo. Renzi è di destra o di sinistra? E’ di sinistra perché è giovane, perché vuole “cambiare”, perché, anche se non lo può dire, è contro il governo delle larghe intese, perché vuole mettere fine alla stagione degli ”inciuci”. La riprova è che, nelle primarie, nelle regioni come l’Umbria, ex rosse, ha riscosso il suo maggiore successo con percentuali “bulgare”. E, ulteriore conferma, in queste regioni ha avuto più voti nelle vecchie roccaforti territoriali del defunto Pci e della sinistra oggi. Già; perché là dove più forte e radicata è stata l’egemonia comunista, oggi più forte è il consenso per le idee liberali?: un altro bel rompicapo!  

     La delusione per il tatticismo di Bersani, per una vittoria mancata che, dopo le votazioni parlamentari per il Presidente della Repubblica, si è trasformata in sconfitta cocente e smarrimento, ha avuto un ruolo fondamentale. Per molti anni dopo lo scioglimento del Pci, è continuato a sopravvivere, nel suo elettorato, un lascito (deformato, per chi scrive) della antica “doppiezza togliattiana”: cioè l’idea che si potesse cambiare la tattica in funzione del governo, rimanendo, intimamente, se stessi. Col passare del tempo e l’andare degli anni i due termini si sono “sdoppiati”: è sfumata, come era prevedibile, in nome di cambiamenti reali o presunti, l’esigenza di rimanere se stessi ed è rimasta solo la bramosia del governo. Renzi, che “piace” all’elettorato di destra, è l’uomo in grado di far vincere, stabilmente, la sinistra. “Votiamo Renzi!”: questa è l’idea di fondo che si è affermata. Provate ad “applicare” questo mantra a località come Castiglione del Lago, la fascia Nord di Perugia e zone consimili, dove la forte presenza elettorale della sinistra si somma ad una struttura economica divenuta “terziaria” e avrete l’effetto moltiplicatore che si è visto.

   Si è affermata l’idea del “governo per il governo” o, sia detto con tutto il rispetto, del “governo senza principi”. E’ questa ipoteca di fondo (che proviene certo da una base elettorale, ma questo non ne cambia la sostanza) a far porre seri interrogativi sulla “natura” di sinistra del  vincitore e dei suoi sostenitori. Del resto, a ben vedere, il programma del Sindaco fiorentino, non è, nella sostanza, dissimile da quello degli altri, in quanto dettato dai vincoli europei: egli ne propone soltanto l’accelerazione e, casomai, una accentuazione in senso liberal liberista.

   Certo, a vederli, i risultati umbri fanno impressione: le percentuali e i nomi degli eletti al Consiglio nazionale rivelano la debacle di un intero gruppo dirigente. Cosa provocherà? E come si comporteranno i nuovi vincitori? Si muoveranno nella logica, affermata fino ad oggi, del “non fare prigionieri” o verranno a più miti consigli? Ancora, un bel rompicapo.

   La cosa più interessante sarà il loro modo di procedere sui contenuti. Non c’è dubbio sul fatto che in Umbria, nella vittoria di Renzi, si sono manifestati, come era accaduto nelle precedenti primarie, malessere e insofferenza verso un modo di essere del partito e, soprattutto, verso le pratiche e le logiche dei sistemi di potere personali, territoriali e “settoriali”. Questa sarà, per i renziani, la prova del fuoco. Sapranno e vorranno, come dicono, cambiare nel segno dell’apertura e della trasparenza o, si limiteranno semplicemente a sostituire i vecchi, con nuovi sistemi di potere? Altro bel interrogativo per il quale, per così dire, il pessimismo dell’intelligenza sembra prevalere sull’ottimismo della volontà.

   Detto tutto questo, è d’obbligo esprimere solidarietà al Pd umbro e ai suoi dirigenti. La loro sede di Perugia è stata occupata la settimana scorsa da un gruppo di esagitati dei cosidetti “forconi”. Non è una bella cosa: perché l’ingresso nelle sedi dei partiti democratici senza chiedere permesso, è stato spesso il primo segnale della dittatura. Si sente parlare di una nuova marcia su Roma. L’ultima partì da Perugia e fu l’inizio di una tragedia per il nostro Paese. Evocarla di nuovo, anche se è uno scherzo, è uno scherzo di cattivo gusto.

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