Question Time. Dottorini: su Servizio idrico aumento tariffe e grave dispersione
Durante le seduta odierna del Consiglio regionale, nella parte dedicata alle interrogazioni a risposta immediata (question time), l'assessore Silvano Rometti ha risposto all'atto ispettivo presentato dal consigliere Oliviero Dottorini (Idv) in merito “all'aumento delle tariffe e alla grave dispersione idrica presente nella rete regionale”.
Dottorini ha chiesto alla Giunta “di spiegare ai cittadini umbri i motivi della sproporzione nelle tariffe applicate e se la Regione intende avviare una indagine conoscitiva per verificare che cosa ha condotto a questo grave stato di cose, magari chiedendo i dati alle società di gestione, rendendone trasparenti le motivazioni e cercando di invertire una tendenza non giustificabile. Negli ultimi sei anni in Italia – ha osservato il consigliere regionale - il costo dell’acqua è aumentato del 33 per cento e il valore relativo alla dispersione idrica è pari a un terzo, con un costo derivante dall’acqua sprecata pari a 3,7 miliardi di euro ogni anno.
In questo contesto, secondo i dati del rapporto redatto da Cittadinanza attiva, l’Umbria è la terza regione in Italia con il più alto costo del servizio idrico: a fronte di una media nazionale pari a 310 euro a famiglia, infatti, in Umbria il dato salirebbe a 392 euro, con il picco di Terni pari a 410 euro a famiglia, un aumento del 5,7 per cento sul 2011 e addirittura del 35,2 per cento sul 2007. Un dato che, sommato a quello relativo alla dispersione idrica (in Umbria sarebbe pari al 37 per cento), fa entrare l’Umbria nel podio poco invidiabile delle regioni con la dispersione idrica e con le tariffe per il servizio idrico tra le più alte d’Italia. Con l’introduzione della tariffa unica regionale che rischia di non essere affatto risolutiva, facendo piuttosto gravare i costi delle gestioni più arretrate su tutti gli altri. La realtà è che abbiamo messo il nostro servizio idrico nelle mani di soggetti privati che lo gestiscono con gli stessi difetti del pubblico, ma con la necessità in più di fare cassa. Quindi abbiamo apparati dirigenziali abnormi, meccanismi burocratici incoerenti, con posizione delle tariffe tutt’altro che comprensibile all’utente medio”.
L'assessore Rometti ha spiegato di aver chiesto i dati necessari agli Ambiti territoriali, procedura che avrebbe allungato i tempi della risposta. “Relativamente al costo dell’acqua nella nostra regione, secondo i dati del ministero e dell’Agenzia per l’energia e per il gas, ente competente sulle tariffe, potremmo dire che l’Umbria è a metà classifica rispetto alle regioni del nostro Paese. Dobbiamo tenere conto che l’Umbria negli ultimi anni ha realizzato interventi strutturali enormi: sono stati rinnovati otto sistemi acquedottistici, tra cui Montedoglio, la Pasquarella e il lago Trasimeno e Bastia. La qualità dell’acqua in Umbria è buona e lo dimostra il successo delle fontanelle con cui viene erogata ai cittadini, e anche la depurazione è mediamente buona. Sul costo dei servizi dobbiamo considerare un altro aspetto: un conto è distribuire acqua a novecentomila abitanti di un quartiere di una grande città, altro conto è distribuire acqua a novecentomila persone diffuse nel territorio regionale, molto spesso su centri che sono ubicati in altura, che hanno bisogno dell’energia elettrica per poter essere riforniti, e quindi il costo energetico per i nostri acquedotti, mediamente, è abbastanza alto. Pensiamo a Perugia che deve avere 600 – 700 litri di acqua al secondo dalla pianura alla città.
Relativamente alle tariffe, i valori del 6,5 per cento per il 2012 e del 12,2 per il 2013 sono di fatto valori teorici legati al metodo tariffario, in realtà l’aumento è stato – questi sono dati degli Ati – del 2,2 per cento per il 2012 e del 7,8 per il 2013. Queste sono tariffe, che chiaramente stanno nel piano economico-finanziario, che sempre l’Autorità per l’energia e il gas ha approvato. Infine sulle perdite: in Italia hanno una media del 47 per cento e il nostro 37 per cento è comunque al di sotto della media nazionale. Devo esprimere un po’ di insoddisfazione perché abbiamo un regolamento che prevede anche delle sanzioni agli Ati e non è accettabile che il recupero delle perdite si faccia solo con risorse pubbliche. Abbiamo erogato negli ultimi anni 12 milioni di euro agli Ati per questi interventi, bisogna che vengano inseriti nel piano complessivo degli investimenti delle aziende. Inoltre nel regolamento abbiamo chiesto che venisse contabilizzata l’acqua tra quella che si preleva e quella che si fattura, da lì si ha il differenziale delle perdite effettive, ma questa trasmissione di dati zoppica un po’. Per il recupero delle perdite non possono essere utilizzate risorse comunitarie perché la Commissione Europea sostiene che questi interventi debbano essere sostenuti con la tariffa”.
Il consigliere Dottorini ha replicato rilevando che “purtroppo avere disatteso gli obiettivi del referendum del giugno 2011, in cui milioni e milioni di cittadini italiani hanno chiesto la ripubblicizzazione del servizio idrico, comporta conseguenze nefaste per i cittadini. L’impressione è che non si siano superati i vizi del passato, quindi strutture elefantiache e quadri dirigenti spropositati, procedure burocratiche certe volte assurde, e si siano perduti quei vantaggi che erano dati da una vicinanza dei cittadini rispetto a chi gestiva questi servizi. Pare che comunque ci sia, anche sui dati illustrati dall’assessore, un aumento in due anni di circa il 10 per cento. E questa cosa non è di poco conto”.

Recent comments
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago
12 years 19 weeks ago