PRIVATIZZAZIONI: UN FALLIMENTO E UNA RAPINA AL POPOLO ITALIANO

 

L’Italia ha prodotto la più grande opera di privatizzazione di beni pubblici dell’intera Europa. Una dismissione del patrimonio pubblico (industriale e di servizi) che è il più grande fallimento politico del dopoguerra.

A questo fallimento hanno contribuito le forze politiche, compreso il PDS/DS, i sindacati, esclusa la minoranza della CGIL e la Fiom, oltre che tutti gli altri soggetti neo – liberisti, in testa gli inetti capitalisti nostrani e tutto il battage dell’informazione pubblica e privata, da il Corriere della Sera e La Repubblica, passando per il Sole 24H, imbolsiti editorialisti al soldo della speculazione, dei bocconiani e dei burocrati di stato.

“Una dismissione che, insieme agli accordi del 1992, governo sindacato, industria, dalla concertazione alla legge Treu del 1997 sulla flessibilità, è stato il capitolo iniziale di un crollo progressivo del complesso di grandi imprese e il punto di avvio di una crisi profonda del sistema industriale, che da allora non si è più ripreso” (Vincenzo Comito, Il Manifesto 25 settembre 2013).”

Un fallimento politico di dimensioni ciclopiche, frutto dell’ideologia del mercato e del profitto, che ha prodotto la più grande rapina ai danni del popolo italiano che si ricordi.

Le forze parlamentari, nessuna esclusa, PD, M5S, PDL, continuano in questa politica di rapina, mentre crolla la produzione industriale, si continua a pagare una tangente di 90 miliardi l’anno di interessi sul debito pubblico e dal 2014 occorrerà trovare ulteriori 50 miliardi per pagare il Fiscal Compact.

Per far fronte a questa gabbia in cui ci ha cacciato l’Europa dell’austerità, il governo Letta – Alfano annuncia la privatizzazione di quel che resta dei beni pubblici (Finmeccanica, patrimonio immobiliare pubblico, ecc.).

Una politica suicida e complice degli speculatori che va fermata costruendo un “campo” dell’alternativa politica e sociale.

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