PERUGIA – Il Consiglio regionale dell'Umbria ha approvato con 20 voti favorevoli (Pd, Pdl, Udc, Psi, Idv-Dottorini), 4 contrari (Zaffini, De Sio, Lignani Marchesani, Fd'i, e Brutti, Idv) e una astensione (Goracci, Cu) la mozione firmata dai consiglieri Oliviero Dottorini (Idv, primo firmatario), Massimo Buconi (Psi), Luca Barberini, Fausto Galanello, Manlio Mariotti e Andrea Smacchi (Pd) che “comprendendo le finalità di un disegno di riforma degli uffici giudiziari rivolto a definire criteri di funzionamento più razionali, innovativi ed economicamente sostenibili e, a regime, a garantire un migliore servizio della giustizia ai cittadini”, chiede all'Esecutivo di Palazzo Donini di “operare di concerto con le istituzioni locali e i vertici giudiziari umbri, nei confronti del ministero della Giustizia, perché adotti provvedimenti correttivi delle norme di riforma che consentano la costituzione di presidi giudiziari con funzioni di sezioni distaccate in quelle realtà, come Orvieto, dove vengono soppressi i tribunali così da favorire un ordinato e funzionale percorso di entrata a regime della riforma stessa. A fare appello ai presidenti dei tribunali competenti affinché si avvalgano delle disposizioni dell’articolo 8 del decreto legislativo 155, e al fine di evitare possibili disfunzioni, disagi organizzativi nella fase di avvio della riforma e adottino opportuni accorgimenti, anche tramite il temporaneo e transitorio utilizzo degli immobili da sedi di sezioni distaccate soppresse per svolgere servizi amministrativi di prossimità nell’interesse dei cittadini e degli operatori. Infine impegna la Giunta ad adoperarsi affinché la nuova geografia regionale degli uffici giudiziari nel conseguente processo di decentramento degli stessi trovi un riscontro nella definizione dei bacini degli utenti che dovranno utilizzarli, secondo criteri di adeguatezza delle strutture di collegamento e tempi rapidi per l’accesso”.

 

Il testo è stato approvato con un emendamento, presentato dallo stesso relatore, che interviene sull'ultima parte delle premesse evidenziando che “numerose amministrazioni locali interessate dalla riforma hanno approvato all'unanimità ordini del giorno per il mantenimento dei presidi di giustizia, formalizzando la disponibilità dell'Amministrazione comunale a concedere la sede del tribunale gratuitamente, mettendo a disposizione anche personale comunale per l'ufficio del giudice di pace”.

GLI INTERVENTI.
OLIVIERO DOTTORINI (IDV, RELATORE): “UNA RISPOSTA AI RECENTI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI GIUSTIZIA - Le modalità di soppressione delle sedi distaccate del Tribunale di Perugia, la chiusura dello stesso Tribunale di Orvieto, la chiusura delle sedi distaccate di Città di Castello, Gubbio e Todi, di Assisi e di Foligno richiedono una risposta da parte del Consiglio regionale. La cosiddetta riorganizzazione degli uffici giudiziari sta creando pesanti disagi in termini economici di disservizi sia ai cittadini che agli operatori della giustizia, basti pensare che per ogni pratica, anche la più semplice da personale o visionare per ogni atto da riprodurre e consultare, un avvocato dovrà percorrere decine a volte centinaia di chilometri per andare e tornare da Perugia o Spoleto. La stessa presidente Marini ha recentemente puntato il dito contro una riorganizzazione che, 'sta mostrando tutti i limiti di un’assenza di programmazione e di coinvolgimento anche delle comunità locali'.

Ci sarebbe in effetti un gran bisogno di rendere efficiente e razionale il sistema, secondo i dati forniti dalla Corte d’Appello di Perugia saranno sempre più gli atti e le pratiche che gli avvocati umbri dovranno seguire. Nel periodo luglio 2009 – giugno 2010 risultano difatti aumentati tutti i tipi di reati nella nostra regione, i reati contro l’amministrazione della giustizia sono passati da 564 a 715, i reati contro la persona da 3147 a 4014, e i reati contro il patrimonio da 8.826 a 14.227. Per quanto riguarda i reati penali, sempre nello stesso periodo sono stati registrati 1.695 nuovi procedimenti con un aumento del 6,7 rispetto all’anno precedente. Il presidente della Corte d’Appello di Perugia, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha rilevato che l’effettiva domanda di giustizia nel territorio è nettamente superiore a quella prevedibile tenendo conto del solo dato residenziale, in tutto per quanto riguarda il Tribunale di Perugia sono circa 9mila i fascicoli dei procedimenti giudiziari che dovranno essere trasferiti all’archivio di Balanzano sede provvisoria e sarà impossibile riprendere le udienze per il 23 settembre.

 

Chiudere in questo modo le sezioni distaccate significherà probabilmente aumentare ancora di più i tempi già lunghi della giustizia italiana. All’atto pratico, secondo i dati e le informazioni raccolte da avvocati locali, le udienze previste per il mese di settembre sono state tutte rinviate a fine anno o a inizio 2014, con un comprensibile disagio, sia in termini pratici che in termini di rapporto cittadini - istituzioni, dalla soppressione delle sedi distaccate non deriverà quindi alcun accorciamento dei tempi e nemmeno il ventilato risparmio economico. Anzi il rischio è quello di ulteriori aggravi a carico dei cittadini.

La sede provvisoria individuata a Balanzano dista circa dieci quindici chilometri da Perugia, e non risulta collegata col mezzi pubblici alla stessa sede centrale né in loco vi sono strutture in supporto all’attività giudiziaria. Una situazione che ha già causato il blocco dell’attività giudiziaria delle sedi distaccate e che dimostra la sussistenza di quanto previsto dal decreto 155 che consente la prosecuzione dell’attività giudiziaria in fase transitoria nelle sedi distaccate: quando sussistano specifiche ragioni organizzative o funzionali il ministro della giustizia può disporre che vengano utilizzate a servizio del Tribunale per un periodo non superiore a cinque anni immobili di proprietà dello Stato ovvero di proprietà comunale adibiti a servizio degli uffici giudiziari e delle sezioni distaccate soppressi. Una soluzione di buonsenso che potrebbe consentire ad alcune situazioni particolarmente delicate e problematiche, come quelle umbre, di continuare a operare nelle sedi distaccate e nel frattempo avviare un serio percorso di confronto tra l’ordine degli avvocati e la Corte d’Appello lo stesso Tribunale di Perugia, coinvolgendo anche la Regione che conduca a soluzioni condivise per rispettare la volontà del legislatore nell’accorpamento e nel risparmio a carico dello Stato per quanto riguarda i tribunali locali e allo stesso tempo semplificando e snellendo tutte quelle procedure burocratiche che gli operatori della giustizia si trovano a dover affrontare ogni giorno.

 

Noi non siamo contro questa riforma a prescindere, né siamo contro i naturali e obbligati percorsi di semplificazione amministrativa e burocratica, come il processo telematico che tanto è stato promosso dallo stesso ministero e che consentirebbe il deposito degli atti giudiziari e l'invio delle notifiche tramite posta certificata, la consultazione e la richiesta copie per via telematica. Gli unici spostamenti necessari sarebbero quelli in cui è prevista la presenza fisica dell’avvocato come per esempio le udienze. Purtroppo così non è e in questo gli avvocati non hanno nessuna responsabilità dal momento che la categoria ha fatto un grande sforzo di aggiornamento tecnologico delle procedure. Sono invece in ritardo nell’applicazione del processo telematico il ministero, i tribunali le Corte d’Appello. Un ritardo che contrasta con l’applicazione di questa riforma e con gli accorpamenti che essa prevede”.

 

FAUSTO GALANELLO (Pd): “SERVIVANO PARTECIPAZIONE  E CONDIVISIONE PER PREDISPORRE LA RIFORMA - Di una riforma c’era sicuramente necessità, ma questa riforma avrebbe dovuto perseguire un percorso un po’ diverso, un percorso di partecipazione e di condivisione con le comunità locali, che oggi sono fortemente preoccupate per gli effetti di questa riforma.

 

Una riforma che sin dal suo inizio ha manifestato alcuni limiti, con alcuni percorsi che giudico sbagliati. Si è lavorato salvaguardando alcuni tribunali, anche in Umbria, per logiche incomprensibili, ci troviamo oggi di fatto nella nuova geografia della nostra regione con tre tribunali non lontanissimi l’uno dall’altro e con delle ex circoscrizioni giudiziarie (mi riferisco in particolare a quella del Tribunale di Orvieto, ma anche di altri territori) che si sono visti soppressi le sedi distaccate. Di comunità che si trovano a grandi distanze dalle sedi accorpanti: penso ad alcune comuni al territorio orvietano che  si trovano anche a 150 chilometri dalla sede del Tribunale di Terni, con collegamenti stradali ferroviari che lasciano tutto dire rispetto alla capacità, alla fruibilità dei servizi dei tribunali.

 

Viene chiuso un Tribunale come quello di Orvieto, un Tribunale che ha saputo dimostrare di essere a posto per quanto riguarda la propria capacità di gestione della giustizia su quel territorio, di numeri, che attenevano all’attività appunto giudiziaria di quel Tribunale, così come vengono chiuse tutte le sedi distaccate, Foligno, Gubbio, Città di Castello, Todi e Assisi. Inoltre con questa riforma vengono calate dall’alto delle aggregazioni delle nuove circoscrizioni giudiziarie che non sembrano migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’attività dei tribunali della nostra regione, e mantenere i servizi di prossimità nelle diverse comunità locali.

 

Questa riforma sta portando a una desertificazione per quanto riguarda la presenza dei servizi giudiziari sul territorio, con un accentramento e un ingolfamento nei tribunali del capoluogo. Si evidenziano insomma già dei limiti, che oggi sono state soprattutto appannaggio di manifestazioni di dissenso da parte delle organizzazioni che fanno riferimento agli avvocati, ma sta crescendo una sofferenza dei cittadini in relazione a una percezione dei limiti e delle difficoltà rispetto ai quali si troveranno quasi quotidianamente per l’accesso a servizi presso il Tribunale. Ci sono decine di iniziative che anche nella nostra regione hanno viste impegnate le comunità locali attraverso i propri Consigli comunali, i Consigli provinciali, iniziative che hanno interessato anche il livello regionale, pure non avendo competenze in materia, iniziative dei consiglieri, ma anche iniziative a più riprese della stessa presidente Marini che fin dall’inizio di questa riforma ha bene evidenziato quali erano le nuvole che si addensavano guardando in prospettiva agli effetti di questa riforma.

 

Occorre un impegno più forte, come sta avvenendo in altre parti del nostro Paese, perché nella fase di attuazione della riforma ci possono essere dei correttivi da apportare direttamente da parte del ministro, ma anche da parte dei presidenti dei singoli Tribunali perché in effetti diluendo nel tempo mantenendo gli uffici sui territori per evadere le pratiche aperte, o nel caso specifico del Tribunale di Orvieto si possa andare alla previsione di sedi di presidi sul territorio con le funzioni delle precedenti sedi distaccate.

L’iniziativa, spero unitaria, di questo Consiglio regionale, oggi può dare un contributo in questa direzione, dobbiamo mettercela tutta perché la riforma vada avanti, ma  recuperando quegli obiettivi per cui questa riforma era stata pensata. Senza correttivi credo che questa legge sia destinata a creare problemi crescenti sui nostri territori, e questo non mi esimerà di rappresentare a questo Consiglio la necessità, eventualmente, nei prossimi giorni, anche di altre iniziative tese a recuperare una situazione di genere condivisione rispetto a questa legge di riforma. Senza correttivi credo che anche Regione Umbria debba porsi il tema di aderire alla richiesta già avvenuta da parte di altre Regioni, come la Basilicata, l’Abruzzo, su cui sta ragionando la Puglia, il Piemonte, su una riforma abrogativa della legge”.

 

RAFFAELE NEVI (PdL): “NECESSARIA UN'AZIONE COMUNE DELLE REGIONI ITALIANE - Si tratta di un tema sul quale si è discusso già a lungo ed in altre sedi. A nome del PdL condividiamo l'impianto della mozione, un po' meno quanto affermato in alcuni passaggi dal consigliere Galanello. Non possiamo permetterci di azzerare una riforma comunque necessaria. È auspicabile una iniziativa congiunta a livello regionale, ma soprattutto da parte delle stesse Regioni italiane, un fatto che il Ministro non potrà non prendere in considerazione. Al di fuori da sterili campanilismi è necessario guardare con attenzione ad una riforma necessaria, ma che non comporti addirittura un aumento dei costi o  amplificare le criticità della giustizia italiana. Se quest'Aula terrà questa linea siamo d'accordo, se invece si vuole fare guerra preventiva su quanto potrà accadere nei prossimi giorni, allora la nostra considerazione cambia. Non bisogna commettere l'errore di considerare sullo stesso livello il tema delle sedi distaccate con la soppressione dei tribunali. L'auspicio è quello che si possa discutere con equilibrio della questione, attraverso un tavolo di confronto basato sul buon senso di tutti”.

 

PAOLO BRUTTI (Idv): “IL SISTEMA DEGLI UFFICI GIUDIZIARI DOVEVA ESSERE MODIFICATO E LA LEGGE VA IN QUESTA DIREZIONE - Sono contrario alla mozione presentata. Rappresenta un errore, una caduta di stile. Un cedimento a posizioni corporative e campanilistiche. Si tratta di azioni che può portare avanti un sindaco o un consigliere comunale, discutibili se vengono assunte dal Consiglio regionale. L'Italia ha bisogno da anni di una riforma delle sedi giudiziarie. La loro struttura è collegabile all'inizio del secolo scorso . Fu fatta ricalcando le sedi vescovili. Ora è necessario ridurre i costi del servizio, migliorando al contempo la qualità. La legge 'Severino' ed il decreto legislativo 'Cancellieri' vanno verso questa direzione. Hanno certamente sollevato perplessità e proteste perché i provvedimenti toccano tutti i territori. Possiamo definire naturali le proteste, ma dobbiamo tutti essere consapevoli che non si può tornare indietro. È stato salvato un tribunale inutile come quello di Spoleto, spostando lì quello di Todi. Bene le correzioni, ma vengano fatte in aiuto alla buona qualità della legge. Concentrare le sedi deve significare migliorare il servizio. Mi sarei aspettato che questo Consiglio regionale fosse inetrvenuto per avere meno disagi e disguidi. Invito tutti a riflettere sulle posizioni assunte dagli avvocati. Non condivisibili. Gli avvocati fanno il loro lavoro e non possiamo seguire la loro posizione, perché rallenta tutto ed introduce interessi privati in un discorso che deve invece salvaguardare gli interessi pubblici. È fuori luogo anche la posizione della presidente Marini. Il sistema degli uffici giudiziari doveva essere modificato e la legge va in questa precisa direzione”.

 

SANDRA MONACELLI (Udc): “CONSENSO A QUESTA MOZIONE SE RISPONDE ALLA LOGICA TESA A LIMITARE IL PIÙ POSSIBILE I DANNI ALL’INTERNO DI UNA RIORGANIZZAZIONE CHE GUARDI ALL’EFFICIENZA E ALLA FUNZIONALITÀ - Oggi questione giustizia di stretta attualità sia per la destra che per la sinistra. Molte delle ragioni contenute nel documento sono condivisibili, ma ritengo pertinenti le osservazioni fatte dal consigliere Brutti. Il tema di fondo è il funzionamento dell’apparato della giustizia più che l’articolazione degli uffici giudiziari. E se  in un ragionamento più complessivo di riforma ci dovesse essere una qualche sezione distaccata in meno, un qualche Tribunale in meno, ma tempi più brevi e certezza di giustizia in altrettanti tempi brevi credo questo non dispiacerebbe ad alcuno. Per come oggi presentata la vicenda riforma siamo un po’ succubi di un certo lobbismo: la 'casta', non in senso dispregiativo, degli avvocati pone i problemi dell'eccessiva lontananza delle sedi giudiziarie  dai loro studi e dei costi conseguenti che crescono e che si ripercuotono sui cittadini. Questione legittima ma che non può essere assunto come indubbio valore dai rappresentanti delle istituzioni,  nel senso che deve essere più inquadrato in un ragionamento di riorganizzazione dell’intero sistema. E' certo legittimo per i politici cercare di costruire un consenso, sempre più difficile da costruire,  ascoltare le legittime richieste dei territori. Ma di certo il problema vero della giustizia è quello della funzionalità della giustizia che la frammentazione delle sedi unito alle carenze di personale,non aiuta di certo. Se questa mozione, al di là delle strumentalità, dei tentativi di perdere tempo, risponde una logica tesa a limitare il più possibile i danni all’interno di una riorganizzazione complessiva che tenga conto dell’efficienza e della funzionalità piuttosto che della organizzazione, credo che tutte queste osservazioni potrebbero trovare un momento di sintesi e di consenso”.

 

FRANCO ZAFFINI (Fd'I): “VOTIAMO CONTRO UNA MOZIONE PIENA DI INCONGRUENZE, CHE CRITICA CIO' CHE E' RAGIONEVOLE E TENTA DI DIFENDERE INTERESSI LOCALISTICI - La mozione è scritta male, è piena di incongruenze, è piena anche di contraddittorietà, fa riferimento ad azioni, specialmente negli impegni, inattuabili perché già superata nei tempi, tipo quella che richiama all’articolo 8, essendo superata da sei mesi quella possibilità, per i presidenti dei tribunali, in virtù di quell'articolo, di chiedere una diversa disposizione organizzativa.  Aggiungo che siamo sempre alle solite, con una mozione di maggioranza che non è stata condivisa con l’opposizione, e ce n'era la possibilità, anche su suggerimento di Buconi, quindi questa è la mozione della maggioranza del Consiglio regionale dell’Umbria che pone problemi invece che ai loro referenti romani, ai loro parlamentari eletti, ai loro presidenti di Commissione Giustizia, ai cittadini, a livello locale. Questo è un atteggiamento che non può continuare: a Roma votano una riforma e in Umbria, gli stessi partiti, anche gli stessi personaggi, vanno in giro a dire che sono contro la riforma. Non si può continuare a fare politica in questo modo perché la gente prima o poi se ne accorge. Fratelli d’Italia è un partito all’opposizione di questo governo, del governo Monti e di quello che ha attuato la riforma, quindi noi votiamo contro questa mozione perché contempla una riforma che noi critichiamo sia nella sostanza che nelle sue fasi attuative, che critica gli aspetti teoricamente condivisibili, che sono poi quelli della razionalizzazione. In Umbria, su poco più di 900mila abitanti, 578mila ricadono nel circondario di Perugia, 188 mila su Terni, 83 mila circa su Spoleto, e 57 mila su Orvieto, prima della riforma.  La riforma adotta un criterio incontrovertibile, leva ai territori, ai tribunali ingolfati, toglie al Tribunale di Perugia le sezioni di Foligno e di Todi, le disloca sul Tribunale di Spoleto, che è il terzo Tribunale, e Brutti ricordava che la legge nazionale ha stabilito che vanno mantenuti tre tribunali e chiudere il Tribunale di Orvieto che ha un bacino di utenza di 57 mila abitanti e ha fascicoli inferiori al Tribunale di Perugia. Quindi la riforma ridistribuisce quello che sarà una popolazione amministrata di circa 435-436 mila a Perugia, 245 mila circa a Terni e 220 mila circa quelli di Spoleto, ridistribuisce sui tribunali esistenti, e sono i primi tre tribunali per bacino di utenza. Una mozione che critica gli aspetti che invece sono positivi, cioè quelli della riorganizzazione. Qui, ogni volta che si tratta di razionalizzare c’è sempre il consigliere regionale che scambia il suo ruolo con quello di consigliere comunale. Questa non è più un’Assemblea legislativa ma è il bar di Mocaiana, per dire una battuta già usata. E' vero che ci sono sezioni, cito quella di Città di Castello, che ha un numero di fascicoli molto maggiore di un tribunale come quello di Orvieto, o come Spoleto, ma non sta in piedi un ragionamento del genere: la ratio della riforma nazionale parla chiaro e parla di riorganizzazione sulla base dei bacini di utenza.  Altra incongruenza della mozione è quella che parla di adeguatezza delle infrastrutture o addirittura di tempi di accesso. Scusate, colleghi, ma per i cittadini il problema della giustizia in Italia è il tempo che si impiega ad andare presso il Tribunale? Voi avete messo insieme nel condividere questa mozione una serie di interessi contrari e contrapposti, è la classica mozione che deve essere data in pasto ai cittadini, al popolo bue, mentre ai cittadini consapevoli si può dire 'vedi? Il mio lavoretto l’ho fatto, andate a vedere in Consiglio regionale ciò che abbiamo detto'. E se anche questa mozione dovesse avere l’effetto di bloccare la riforma, immediatamente dopo voi che la firmate sareste nel marasma più totale, perché ognuno di voi ha in testa una idea sua, non è una mozione che ha una qualche logica, ognuno ha firmato questa mozione per il semplice fatto che deve darla in pasto al suo referente territoriale. Quindi noi cerchiamo di dare un senso alla nostra azione politica dentro l’Assemblea legislativa dell’Umbria, cerchiamo se non altro di essere seri e responsabili. Voteremo contro questa mozione e ribadisco perché siamo contrari, siamo all’opposizione del Governo nazionale che l’ha varata, all’opposizione del Governo nazionale che l’ha attuata all’opposizione della maggioranza di questo Consiglio regionale, mentre chi vota a favore  dell’opposizione ci spiegherà perché l’ha votata”.

 

MASSIMO BUCONI (Psi): “LA MOZIONE NON CONTESTA NECESSITÀ RIFORMA, INDICA UNA STRADA CONCRETA E PERCORRIBILE DA TUTTI PERCHÉ LE SCELTE NON SIANO SOLTANTO DI 'LOBBY' TERRITORIALI - La giustizia non funziona e deve essere riformata. E la mozione non mette in discussione ciò, ma punta l’attenzione su alcuni aspetti concreti. Siccome questo atto di riordino è necessario, le contrarietà e le opposizioni che vi si producono vanno smorzate, e magari alcuni pensano di arricchirlo con delle questioni che lo rendono però inspiegabile. Senza voler fare riferimenti datati penso però che nessuno dovrebbe essere più ormai nostalgico della logica di Yalta: tracciare i confini con la riga, senza tener conto delle specificità e dinamiche dei territori. Perché poi non bisogna meravigliarsi se vengono fuori posizioni campanilistiche. Io vengo da un territorio (Todi ndr), dove paradossalmente nessuno mi mai ha fermato per strada per pormi il problema della chiusura della sede distaccata: in genere la si capisce perché il mondo cambia, bisogna semplificare, razionalizzare, ridurre i costi, accentrare, ma non si può però pretendere che si sia contenti di ciò, visto che, tra l'altro, anche per usufruire di altri servizi (finanziari, previdenziali, catastali) occorre andare a Perugia. La città di Todi si è sempre divisa in due: il terziario su Perugia e il primario su Terni. Ora vogliamo costruire l’Umbria orizzontale? Bene, però possiamo tracciare tutti i nuovi confini che vogliamo, ma la popolazione non si sposta così facilmente. Quindi occorre razionalizzare sì, ma con una logica. Io credo che la mozione non contesti la necessità della riforma, indica solo una strada concreta e percorribile da tutti. Perché le scelte non siano soltanto di 'lobby' territoriali, che trovano i propri sponsor nei rappresentanti istituzionali regionali o nazionali, ma siano atti condivise, seppur con sacrificio, dall'intera comunità regionale”.

 

CATIUSCIA MARINI (presidente Giunta regionale): “L'APPLICAZIONE DELLA RIFORMA STA MANIFESTANDO CRITICITÀ, APPORTARE CORREZIONI PER FARLA CAMMINARE NON PER FERMARLA - Già in fase di predisposizione della riforma, nell'estate 2012, mi sono fatta interprete di una serie di indicazioni e sollecitazioni, attivando un tavolo con i parlamentari eletti in Umbria. La Regione su questo tema non ha alcuna competenza diretta, a differenza dei Comuni. Gli uffici giudiziari rappresentano servizi di prossimità per il cittadino e la normativa europea dice proprio di salvaguardare la funzione della giustizia di prossimità, che non è solo quella giudiziaria e giurisdizionale. La revisione dei tribunali e delle corti di appello è necessaria, ma con un percorso condiviso. Il merito della riforma non è contenuto nella legge delega, che io condivido. Il decreto legislativo traduce invece la legge delega in modo che ci lascia molto perplessi. Già nei mesi scorsi lo abbiamo fatto presente al ministero e ai presidenti dei tribunali il tema di stare dentro una riforma che riordina le competenze ma con un disegno razionale. Una esigenza che si manifesta con i decreti correttivi emanati dal ministro per risolvere problematiche organizzative e gestionali nate in giro per l'Italia. Non si tratta dunque si sostituirsi al Parlamento ma di spingere per una attuazione che tenga conto di una serie di problematiche. Non è casuale che i parlamentari di vari gruppi abbiano presentato disegni di legge correttivi. Bisogna valutare il problema della sezioni distaccate dei grandi tribunali, che riguarda l'insieme dei servizi connessi all'amministrazione della giustizia. Per razionalizzare le spese della giustizia si stanno dismettendo immobili pubblici per i quali i Comuni già non ricevevano alcun compenso da anni: non ci sarà dunque alcun risparmio in questo senso. C'è poi il problema degli archivi, che non si sa se dipendono dai Comuni o dalle Corti di appello. Il paradosso è che mentre si dismettono immobili pubblici se ne cercano altri per le sezioni accorpate.

 

L'articolo 8 del decreto 155 permetterebbe di gestire la fase transitoria utilizzando gli immobili di cui dispone in questo momento l’Amministrazione della giustizia, nell'ambito di un percorso di riordino degli immobili che in via definitiva richiederà un tempo. È possibile apporre dei correttivi non facendosi interprete di campanilismi di territorio, ma osservando come si stanno muovendo i dipendenti delle sezioni distaccate: quelli della media valle del Tevere tutti su Perugia e su Terni, quelli di Orvieto in gran parte stanno andando fuori regione su Lazio e Viterbo, quelli di Foligno su Spoleto e una parte su Perugia.

C’è una parte di giustizia, la materia delle tutele, che riguarda tutti gli anziani non autosufficienti, la parte dei minori assegnati, quella giustizia di prossimità, in materia di tossicodipendenza, dove c’è un’attività ordinaria, quotidiana, territoriale degli assistenti sociali, delle forze di polizia (per le quali, superando un certo chilometraggio scattano anche degli oneri). Su Orvieto il tema non è solo la popolazione:  non è sostenibile, in una regione come la nostra che ha una geografia di un certo tipo, non tenere conto delle esigenze dei cittadini e dei lavoratori, del personale delle cancellerie, degli ufficiali giudiziari, del Tribunale. Non ci dobbiamo fare interpreti dei campanili ma dentro la riforma gli spazi correttivi che ci sono, e  se ne dovrà fare carico chi rappresenta il Parlamento anche i cittadini dell’Umbria, magari con una visione generale di questa Regione. Sappiamo bene come alcune logiche hanno orientato il disegno giocato non nelle aule parlamentari ma nella struttura tecnica del ministero e spesso non avendo in mente neanche come si organizza la geografia che non è solo la distanza chilometrica. Quindi c’è uno spazio perché i correttivi il ministero li sta apportando e credo sia nostro dovere rappresentare i disagi che si stanno determinando. Proprio questa mattina ho firmato con il presidente della Corte d’Appello e il presidente della Procura generale competente su tutta la Regione tutte le collaborazioni che noi stiamo dando. Come  Regione, nell’ambito del fondo sociale europeo del reinserimento dei lavoratori in cassa integrazione e mobilità, stiamo sostenendo una parte dello sforzo della carenza del personale amministrativo per l’amministrazione della giustizia, con i tirocinanti. L'applicazione della riforma sta manifestando delle criticità e se possiamo apportare delle correzioni per farla camminare la riforma, non per fermarla, non per cambiarla, non per impugnare la legge, lo dobbiamo fare”.

 

DICHIARAZIONI DI VOTO.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Fd'I): “voto contrario a questa mozione. La fonte delle riforme era la spending review ma questa riforma sta dimostrando che non si risparmia nulla. Sono contrario all’andazzo che si segue quando si fanno queste riforme: è stata annunciata un anno fa con la speranza di finire come con le Province, si riforma, poi all’ultimo secondo arriverà qualche correttivo per cui questa riforma non si fa più, così non è avvenuto e si è procurato il caos. Questa riforma ha generato un caos in un dato estremamente sensibile che coinvolge tutta la comunità regionale, c’è un contenzioso fermo di fatto da giorni, tutte le udienze vengono aggiornate con aggravio dei costi per i cittadini e per gli utenti della giustizia. Questa mozione nasce da una furbata della maggioranza, che ha voluto discutere questo argomento mettendo all'ordine del giorno questa mozione e chiudendo alle richieste dell'opposizione. In quest’Aula c'è una maggioranza e una politica che se la canta e che se la suona. Il tentativo, forse ancorché tardivo fatto dagli avvocati, andava supportato in maniera differente, e per questo motivo anche per la mancanza di rispetto nei confronti dell’opposizione fatto dalla maggioranza voterò contro questa mozione”.

 

MANLIO MARIOTTI (Pd): “voto favorevole. Questa riforma deve essere pienamente e funzionalmente applicata, portandola a regime senza che ci siano disfunzioni, disservizi e contraddizioni. Avremmo potuto arrivare ad una mozione unitaria ma oggi dobbiamo mandare un segnale affinché quanto può essere messo in atto per tutelare i cittadini venga fatto. Dobbiamo avere un approccio e una visione che non sia ostaggio dei corporativismi, di quelli degli avvocati o degli magistrati. Nessun atteggiamento conservatore ne deriva territoriale, ma attenzione a un processo di riforma che modernizzi la giustizia in favore dei cittadini e degli operatori”.

 

RAFFAELE NEVI (Pdl): “voto favorevole, perché anteponiamo gli interessi dell'Umbria alle furbate della maggioranza, che hanno impedito di arrivare ad un documento unitario. Nessuno di noi è contro la sostanza della riforma, che punta a razionalizzare i costi rendendo le procedure più snelle. Dobbiamo sanare piccole ma importanti questioni che potrebbero portare nella direzione opposta. Necessario dunque un messaggio del Consiglio regionale, che porti ad una possibile modifica del provvedimento in corso di attuazione. Per il futuro accolgo l'appello del collega Mariotti affinché si superino le piccolezze sulla primogenitura degli atti”.

 

PAOLO BRUTTI (IDV): “voto contrario. Nel suo intervento la presidente Marini dice cose diverse di quanto c'è scritto nella mozione, che è fondamentalmente contro la legge e contiene un giudizio positivo del referendum per abrogare la legge di riforma. Tutto ciò viene tradotto in un dispositivo finale con tre proposte che potevano essere condivise. Consiglio a chi dovrà trattare queste questioni con il ministro di stralciare la parte analitica che contrasta con il dispositivo”.

 

GIANFRANCO CHIACCHIERONI (Pd): “voto favorevole. Peccato non aver costruito il documento in maniera unitaria. Dispiaciuto che non accogliamo le indicazioni del senatore Brutti, che plaude alle riforme del Governo delle larghe intese. Condividendo le sue osservazioni, penso che in sede di confronto tra Reigone e Governo sia un documento utile”.

 

OLIVIERO DOTTORINI (IDV): “voto favorevole. Il senso di questo atto era di raccogliere il consenso più ampio possibile per dare un segnale unitario. Il mio parere e la mia mozione originaria era molto più critica verso la riforma del Governo ma in questa mozione cerchiamo di raggiungere un risultato, correggendo le storture di questa riforma. I proponenti accolgono la proposta del collega Barberini e chiedono di modificare, senza citare i singoli comuni, l'elenco delle amministrazioni che hanno messo a disposizione sedi giudiziarie a titolo non oneroso”.

 

FRANCO ZAFFINI (Fd'I): “voto negativo. Si conferma, con questa proposta di modifica, che questa mozione è una risposta per i cittadini che si lamentano per la riforma”.

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