Tutto quello che c’è da sapere sull’ictus: fattori di rischio, esiti e recupero
E’ in programma dal domenica 8 Settembre (Presentazione dell’evento nella Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori)e a sabato 14 , presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia del Polo Unico Sanitario la 14° edizione della Summer School che la ESO ( European Stroke Organisation ) ha voluto venisse organizzata dalla Azienda Ospedaliera-Universitaria di Perugia.
Al convegno parteciperanno medici provenienti da trenta nazioni europee. Durante i sei giorni di lavori i responsabili dei principali centri del trattamento dell’ictus, condivideranno con i giovani medici la loro esperienza e competenza sia nella gestione della fase acuta della malattia che nella organizzazione della Stroke Unit e relativa fase di riabilitazione.
Ad organizzare il convegno sono il Direttore della S.C. di Medicina Interna e Vascolare del S. Maria della Misericordia Prof Giancarlo Agnelli e i dirigenti medici della stessa clinica la Dott.ssa Valeria Caso( che fa anche parte del consiglio della a Eso) ed il Dottor Maurizio Paciaroni.
“ L’ICTUS cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, ed è la prima causa assoluta di disabilità. In Italia -ricorda la Dottoressa Caso – ogni anno circa 185.000 persone vengono colpite da ICTUS cerebrale. Di queste 150.000 sono i nuovi casi mentre 35.000 sono gli ICTUS che si ripetono dopo il primo episodio. L’incidenza è proporzionale all’età della popolazione: è bassa fino a 40-45 anni, poi aumenta gradualmente. In Umbria sono previsti 2400 ictus all’anno, di cui 1800 nella provincia di Perugia con 240 emorragie cerebrali”
Come si determina l’ictus e quali sono le cause che lo determinano ?
L' ICTUS cerebrale o stroke- è sempre la Dottoressa Caso a rispondere- è causato dell'improvvisa chiusura (ISCHEMIA) o rottura di un vaso cerebrale (EMORRAGIA CEREBRALE) e dal conseguente danno alle cellule cerebrali dovuto alla mancanza dell'ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue o alla compressione dovuta al sangue uscito dal vaso”.
Come si manifesta la patologia?
“La caratteristica principale dell'ICTUS è la sua comparsa improvvisa, solitamente senza dolore. Solo nell'emorragia cerebrale c'è spesso mal di testa. I sintomi tipici sono la comparsa improvvisa di una mancanza di forza, o formicolio e mancanza di sensibilità ad un braccio e ad una gamba, ma anche ad uno solo di questi. Possibile poi che vi sia difficoltà nel parlare o difficoltà nel vedere da un lato. A volte questi sintomi compaiono solo per alcuni minuti, poi scompaiono completamente. Si parla in questi casi di attacchi ischemici transitori (TIA), che sono molto importanti, in quanto possono essere campanelli di allarme per un ICTUS vero e proprio che può avvenire nei momenti successivi. Per questo devono essere considerati con la massima attenzione ed il paziente deve essere visitato con urgenza dal medico”.
Come è possibile effettuare una efficace a prevenzione?
“Ci sono fattori che possono aumentare il rischio di incorrere in un ictus: ipertensione, alcune cardiopatie, diabete, sovrappeso, eccesso di colesterolo, sedentarietà, fumo e abuso di alcol. In altri termini è lo stile di vita che aumenta in maniera consistente l’insorgenza della malattia.
Quali fattori di rischio è possibile tenere sotto controllo?
L’ipertensione è una condizione cronica in cui la pressione del sangue nelle arterie è più alta del normale.
La pressione alta è un nemico silenzioso perché fino a quando non produce danni evidenti agli organi, non ci sono sintomi che ne segnalino la presenza. Oggi infatti molte persone sono ipertese e non sanno di esserlo. Essere ipertesi vuol dire avere valori di pressione sanguigna costantemente al di sopra della norma, anche quando si è distesi e tranquilli. È importante controllare regolarmente la pressione arteriosa anche perché se adeguatamente trattata, essa smette di rappresentare un pericolo per la nostra salute.
Il diabete in che misura provoca danni e determina l’ictus?
Il diabete è una malattia in cui i livelli di glucosio nel sangue sono costantemente sopra i valori normali (126 mg/dl). In Italia il 9% degli uomini e il 6% delle donne sono diabetici, mentre il 9% degli uomini e il 5% delle donne sono in una condizione di rischio, con valori della glicemia compresi tra 110 e 125 mg/dl.
Nel tempo, il diabete porta ad alterazioni delle pareti dei vasi sanguigni, sia delle arterie più grandi che dei capillari, con conseguente aumento del rischio di ictus.
Nel diabete di tipo 2, quello più frequente che si manifesta in età adulta e spesso dipende dall’eccesso di peso, la dieta è la migliore arma preventiva. Un’alimentazione equilibrata e non troppo ricca di zuccheri, insieme al controllo del peso corporeo e della glicemia (basta un semplice esame del sangue) consente di tenere lontano il pericolo “ .
Per gli altri fattori di rischio come si può intervenire?
I pazienti con fibrillazione atriale vengono solitamente trattati con farmaci anticoagulanti, perché la fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caratterizzata da una completa irregolarità dell’attivazione elettrica degli atri, due delle quattro camere cardiache. Quanto alla stenosi della carotide si tratta di una arteria carotide “stretta” da depositi di aterosclerosi (placche che si accumulano nella parete del vaso) che non può riuscire più ad irrorare una parte del cervello o dare origine ad emboli che vanno poi nel cervello stesso.
Il sovrappeso aumenta il rischio combinato di colesterolo alto e diabete. Avere il colesterolo totale nel sangue che supera i 240 mg/dl o il colesterolo buono HDL inferiore a 35 mg/dl aumenta il rischio di ictus. In Italia il 21 % degli uomini e il 25 % delle donne hanno il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl.
Il 36% degli uomini e il 33% delle donne è in una condizione di rischio con colesterolemia compresa fra 200 e 239 mg/dl. Per tenere sotto controllo la situazione occorre limitare l’introito di calorie, riducendo soprattutto i piatti più elaborati. Una dieta eccessivamente ricca di grassi di origine animale (derivati del latte, carni grasse salumi ed altri insaccati) è collegata a un aumento di colesterolo nel sangue, in particolare di quello “cattivo” (colesterolo LDL), che tende a rimanere nei vasi e quindi a facilitare placche aterosclerotiche lungo le arterie.
Sulla sedentarietà infine ci sono studi scientifici che collegano ll’aumento di peso e quindi alla possibilità di comparsa di obesità e diabete, favorendo così e l’insorgenza dell’ipertensione e l’aumento del colesterolo “cattivo”. In Italia il 34% degli uomini e il 46% delle donne non svolge alcuna attività fisica durante il tempo libero. L’altro fattore di rischio è il fumo, temibilissimo nemico dei vasi sanguigni. Ogni volta che si aspira una sigaretta la nicotina viene assorbita dai polmoni, per poi passare nel sangue circolante e raggiungere il cervello. Con conseguenze diverse, ma tutte negative.. Nella popolazione italiana l’abitudine al fumo di sigaretta riguarda in media il 30% degli uomini e il 21% delle donne.
L’età è il maggiore fattore di rischio non modificabile per l’ictus. L’incidenza dell’evento cerebrovascolare aumenta con l’età e a partire dai 55 anni raddoppia per ogni decade. La maggior parte degli ictus si verifica dopo i 65 anni. Inoltre appartenere al sesso maschile e la predisposizione familiare sono ulteriori fattori di rischio non modificabili per il verificarsi di ictus.
Fin qui i fattori di rischio modificabili, ma poi c’è l ‘ età che rappresenta il maggiore fattore di rischio non modificabile per l’ictus. L’incidenza dell’evento cerebrovascolare aumenta con l’età e a partire dai 55 anni raddoppia per ogni decade. La maggior parte degli ictus si verifica dopo i 65 anni. Inoltre appartenere al sesso maschile e la predisposizione familiare sono ulteriori fattori di rischio non modificabili per il verificarsi di ictus.
In caso di evento conclamato di malattia, come si interviene?
La somministrazione di terapia trombolitica in fase precocissima nello stroke ischemico (entro 4½ dall’insorgenza dei sintomi focali) è basata sul concetto che la precoce ricanalizzazione di un vaso occluso determina la rivascolarizzazione prevenendo la necrosi, perciò la morte cellulare irreversibile, nella zona di penombra ischemica. La precoce ricanalizzazione deve avvenire nel tempo più veloce possibile, in quanto il “tempo è cervello” e ogni ora dall’insorgenza dell’ictus si ha la perdita di circa 120.000.000 neuroni che corrisponde ad un invecchiamento cerebrale di 3.6 anni. Il recupero della funzione neuronale riduce la disabilità residua.
Quali sono le conseguenze dell’ictus e quale possibile recupero?
Il recupero funzionale degli arti, la rieducazione del controllo posturale e della deambulazione rappresentano obiettivi a breve e medio termine del progetto riabilitativo. Il trattamento dei disturbi del linguaggio (afasia) richiede preliminarmente una dettagliata valutazione da parte di operatori competenti e il coinvolgimento di un terapista del linguaggio (logopedista, neuropsicologo) ed è mirato a recuperare la capacità di comunicazione globale, di comunicazione linguistica, di lettura, di scrittura e di calcolo oltre che a promuovere strategie di compenso atte a superare i disordini di comunicazione e ad addestrare i familiari alle modalità più valide di comunicazione. Dopo la fase acuta, la cura può proseguire in strutture specializzate per la riabilitazione, tenendo conto delle esigenze a lungo termine del soggetto colpito. Le attività assistenziali a fini riabilitativi dopo un ictus hanno caratteristiche distinte a seconda dell’epoca di intervento e richiedono il contributo di operatori diversi, a seconda degli obiettivi consentiti dalle condizioni cliniche, ambientali e delle risorse assistenziali disponibili.

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