Castiglione del Lago – Per 11 bambini umbri non vedenti e ipovedenti, i loro fratellini e sorelline, tutti tra i 3 e gli 8 anni, e per i loro genitori, l’“Isola incantata” è divenuta realtà a pochi chilometri da casa. Ha, infatti, preso il via, per concludersi domenica 11 agosto, il campo estivo promosso a Isola Polvese, sul lago Trasimeno, dall’Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione (Irifor) Umbria dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, in collaborazione con il Centro consulenza tiflodidattica della Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi di Roma, con sede ad Assisi, che ha organizzato la didattica. Un’iniziativa finanziata dalla Cassa di risparmio di Perugia, dall’associazione Terni per Terni, dal Fondo integrativo assistenza malattie e infortuni dipendenti del polo chimico di Terni e da Sandra Camerinelli, mamma di una bimba cieca e autrice del libro “Benvenuta Marta!”, il cui ricavato delle vendite è stato devoluto alla causa.

“Questo campo – ha commentato Francesca Piccardi, responsabile del Centro consulenza tiflodidattica – nasce sull’onda del successo di quello organizzato l’anno passato. Un’esperienza positiva che ha raggiunto quello che era il nostro obiettivo: far instaurare tra le famiglie una forma di amicizia, in modo che potessero continuare a incontrarsi nel corso di tutto l’anno. Anche questa volta sta andando molto bene con i bambini che si divertono e partecipano con buoni tempi di concentrazione”. “Il progetto – ha spiegato Emilio Vantaggi, presidente di Irifor Umbria – è pensato non solamente per i bambini con handicap visivo, ma anche per i loro genitori. Per questi ultimi è, infatti, un momento di confronto sulle problematiche che hanno iniziato a vivere da pochi anni. Per i bimbi è, invece, un’occasione di socializzazione ma anche una settimana di lavoro”. Il campo, che ha una durata di otto giorni, ha, infatti, un programma di attività molto intenso. Ai genitori sono riservati corsi di base del metodo di lettura e scrittura Braille e di psicoterapia e arteterapia.

“Il Braille – ha raccontato Enrica Tosti, direttore di Irifor Umbria e insegnante volontaria – viene introdotto tra i genitori in modo che possano aiutare i propri figli durante l’anno scolastico”. “Ogni giorno – ha aggiunto Tiziana Luciani, psicoterapeuta e arteterapeuta – facciamo con gli adulti attività con colori, materiali, pennelli, tavolozze e stoffe in modo da contribuire a ricreare dei mondi interiori. I genitori condividono le esperienze personali cercando di uscire dalla solitudine, perché quelle che vivono sono prove esistenziali difficilissime che cambiano profondamente la vita”. Per i bambini sono invece previste attività ludiche che stimolano la fantasia e i sensi e altre di orientamento, mobilità e autonomia personale.

“Aiuto i bambini – ha affermato Stefania Ciavaglia, tecnico dell’orientamento della mobilità e autonomia personale per disabili visivi, illustrando il proprio lavoro - ad approcciarsi all’utilizzo del bastone bianco per non vedenti che, quando saranno grandi, darà loro maggiore autonomia. Inoltre insegno tecniche che li aiutino nella vita quotidiana, come, per esempio, a vestirsi, lavarsi e indossare un paio di scarpe”. “Il progetto – ha spiegato ancora Caterina Longo, responsabile del Centro di esperienza ambientale di Isola Polvese - si chiama ‘L’isola incantata’ perché i bambini sono portati alla scoperta degli ambienti dell’isola e dei suoi particolari habitat come il bosco, l’uliveto, il giardino e il castello. Possono fare così esperienze dirette attraverso giochi, esplorazioni tattili e olfattive, canzoni, filastrocche e racconti”.

 

Nicola Torrini

 

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