A parte le indubbie ed evidenti forzature costituzionali, questo tentativo di revisione della Carta propone difficili questioni politiche. La prima riguarda il fatto che la revisione è parte del cosiddetto “cronoprogramma” di governo. Così si associa la modifica costituzionale alla maggioranza più debole, contraddittoria e precaria della storia della Repubblica e la si fa diventare una questione di parte, dunque oggetto di conflitto e non di condivisione. Ricordiamo che la scrittura della Costituzione fu resa possibile anche da quello che fu chiamato “l’isolamento della Costituente” rispetto al governo, sicché i costituenti riuscirono a lavorare insieme anche dopo che De Gasperi fece cadere il governo tripartito.

Le due revisioni costituzionali generali degli ultimi anni sono state un fallimento proprio perché condotte all’insegna del conflitto e identificate con una maggioranza precaria: mi riferisco alla riforma del Titolo V che ha provocato più problemi di quanti volesse risolvere e alla “costituzione berlusconiana” bocciata da 16 milioni di cittadini nel 2006. Condivido, poi, quanto dice Salvatore Settis a proposito del fatto che la revisione costituzionale non può essere affidata a un parlamento di nominati. Aggiungo che si tratta di un Parlamento eletto sulla base di una legge viziata di incostituzionalità, argomento che mostra come sia stata imboccata una strada politicamente pericolosa.

L’iniziativa del Fatto, che si collega a tante altre, è particolarmente importante perché di fronte a questi rischi è indispensabile una mobilitazione sociale che dia forza e legittimazione a chi in Parlamento ha deciso di fare opposizione. Conferma la necessità di insistere perché in seconda lettura il Parlamento non approvi la legge con la maggioranza dei due terzi, consentendo così ai cittadini di potersi esprimere anche sulla procedura di revisione. E infine prepara le condizioni perché, qualora la sciagurata revisione venga approvata, i cittadini possano organizzarsi e agire – come nel 2006 – per scongiurare una profonda distorsione del nostro sistema.

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