Giovani Comunisti Terni alla Curia: "S.Pietro non aveva i conto in banca"
Un'azione simbolica dei Giovani Comunisti Terni è stata portata avanti stamattina per chiedere l’azzeramento delle somme percepite dalla Curia ternana attraverso gli oneri di urbanizzazione secondaria. Con un inginocchiatoio ecclesiale, una documentazione appesa nel cortile interno di palazzo Spada e un video che nei prossimi giorni pubblicheremo in città intendiamo denunciare tale situazione e divulgare fin nei particolari l’entità delle somme e degli sgravi che la chiesa cattolica percepisce dallo Stato italiano e dai comuni.
Si tratta di dotazioni finanziarie conseguenti ad oneri di urbanizzazione, i quali permetterebbero agli enti locali di decidere, tra una vasta gamma di interventi quali apportare; tra questi asili nido e scuole materne, scuole dell’obbligo nonché strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo, mercati di quartiere, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie, ma anche edifici di culto.Il comune di Terni con Delibera della Giunta Comunale N° 78 del 10/01/1990, esecutiva a seguito della presa d'atto del Comitato di Controllo il 26/02/1991, ha portato la quota dei proventi destinati a chiese ed altri edifici religiosi dall'8% al 15% (soglia massima); in cifre possiamo affermare che il trasferimento di risorse dalle casse comunali a quelle della curia ammonta a circa novecento mila Euro solo dal 2001 al 2009.
Ci chiediamo come in piena crisi economica finanziaria, nel quadro della drammatica diminuzione dei trasferimenti agli enti locali, della progressiva incapacità dei territori e delle istituzioni a far fronte alla disperazione sociale crescente, sia possibile permettersi di utilizzare tali risorse per interventi che definiamo “privati” , che non hanno alcun ritorno diretto ai cittadini (sia cattolici che di altre confessioni) in termini di servizi alla persona, sostegno al reddito, erogazione delle prestazioni territoriali in generale, ricordando sempre e con forza che tali cifre sono, per buona parte, soldi pubblici. Di fronte alle crescenti emergenzialità della nostra città, crediamo che tale meccanismo debba essere tempestivamente interrotto, restituendo alla comunità un segnale di equità rispetto alla suddivisione dei costi della crisi, ma anche come opportunità per tamponare tutta una serie di priorità rispetto alle quali non si può più usare la scusa della “mancanza di liquidità”.
Questa nostra azione intende sostenere e divulgare la proposta di Rifondazione Comunista che nella seduta del consiglio comunale del 24 giugno presenterà attraverso il capogruppo Nannini una interrogazione urgente per chiedere alla giunta di cambiare passo su tali intollerabili orientamenti. Crediamo che nella crisi occorra andare a prendere le risorse laddove esse, per vie più o meno trasparenti e conosciute, sono allocate. Non si può pensare di fare il bene della nostra città mantenendo annosi e ingiustificabili privilegi.

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