Femminicidio Foligno: la condanna dell’Associazione Terni Donne
TERNI - Ieri 14 Giugno 2013 a Foligno abbiamo assistito all'ennesimo attacco alle donne: si chiama femminicidio, non ha altro nome; non è un atto di gelosia, un gesto dovuto alla follia di un attimo, un raptus: SI CHIAMA FEMMINICIDIO.
Proviamo angoscia, dolore e rabbia per l'ennesimo atto di violenza contro le donne al quale assistiamo cercando di non abbandonarci a questo terribile senso di impotenza che ci affligge.
Esprimiamo la nostra vicinanza e affetto per i cari che hanno perso la vita di questa giovane donna colpevole di voler essere libera e di voler decidere della propria vita.
Il Femminicidio è «La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine -maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».
Ancora una volta sentiamo pronunciare questa parola piena di significato non in un contesto formativo e di prevenzione ma a seguito di un fatto di cronaca, in seguito all'ennesima vittima donna italiana uccisa in quanto donna.
Il nostro territorio ha bisogno di essere “destato” da questo torpore e indifferenza nei confronti della violenza di genere.
Si dovrebbe parlare di femminicidio nelle scuole, nei circoli ricreativi, a teatro, al cinema, nei giornali per educare la popolazione e prevenire fatti come quello accaduto ieri a Sandita e a moltissime altre donne anche in Umbria che vogliamo ricordare tutte, perché non ci sono donne di serie A e di serie B.
Con l'occasione vogliamo ricordare Franca, morta ammazzata a Stifone per la quale ancora stiamo chiedendo giustizia. Franca era una donna, una donna migrante, che come molte altre viveva ai margini di una società che da una parte stigmatizza, violenta e da ultimo uccide, e dall’altra rimuove con indifferenza lo sfruttamento della prostituzione e la criminalità organizzata che lo gestisce, rendendosi così complice di ogni abuso.
L'associazione Terni donne e la rete delle donne Terni Donne vogliono cogliere l'occasione per lanciare l'ennesimo grido di denuncia, quasi sempre inascoltato, alle istituzioni, alla Regione Umbria e ai Comuni Umbri: c'è bisogno di un percorso di consapevolezza, un percorso integrato capace di creare davvero una società in cui donne e uomini possano vivere una vita dignitosa e alla pari. Anche in vista dell'apertura dei centri anti-violenza chiediamo alle istituzioni maggior presenza sul territorio, maggiori interventi volti a prevenire il fenomeno della violenza sulle donne e del femminicidio, maggior consapevolezza che questo è un fenomeno di tipo culturale e che solo attraverso un cambio radicale della cultura si potrà mettere fine a questo cancro della società, da sempre esistito e attualmente in crescita esponenziale.
Non parliamo di emergenza, ma di una costante, questo deve essere il dato più allarmante, l'emergenza richiede interventi tempestivi ma a “termine”, la costante no, richiede un lavoro assiduo, certosino, duraturo ed una volontà politica chiara e decisa.
Auspichiamo in un pronto intervento delle istituzioni ma soprattutto la della legge regionale volta a creare una società paritetica tra donne e uomini, promotrice di una cultura dell'uguaglianza tra i generi pur nella salvaguardia delle proprie specificità. Auspichiamo anche il finanziamento a questa legge: solo così si potrà intervenire e permettere alle donne di autodeterminarsi, di essere libere di scegliere, libere di vivere, libere di essere ciò che sono.

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