“Siamo testimoni di un rapporto perverso tra le dimensioni della crisi economica e la crescita del fenomeno del gioco d’azzardo. I Comuni si ritrovano senza strumenti efficaci per poterlo contrastare e tuttavia non siamo impotenti. Possiamo mettere in campo esperienze in fatto di sensibilizzazione e prevenzione che, sebbene non risolutive, possono dare, come avviene anche a Marsciano, qualche piccolo frutto”. Così il Sindaco Alfio Todini nell’intervenire all’incontro sul problema del gioco d’azzardo tenutosi giovedì 23 maggio alle ore 21.00 presso la sala A. Capitini del Municipio ed aperto dai saluti di Marusca Ceccarini del presidio marscianese di Libera che ha organizzato l’evento. “Il fatto di non avere le chiavi normative per risolvere il problema, di fatto in mano allo Stato centrale – continua il Sindaco Todini – ci deve spingere a livello locale ad affrontare culturalmente il problema, parlandone apertamente senza pudore o vergogna, riportando a tutti la piena dimensione di questo fenomeno e del disagio sociale che il gioco d’azzardo causa”.

 

E ad illustrare i numeri del problema ci ha pensato Daniele Poto, giornalista e scrittore, autore, per l’Associazione Libera, del dossier “Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo”. Un fatturato, in crescita, nel 2012 di circa 103 miliardi di euro, tra guadagni legali (88miliardi) e illegali (15 miliardi). “Stiamo parlando – ha spiegato Poto – della terza impresa del Paese, che conta 120mila addetti e muove gli affari di oltre 5000 imprese, grandi e piccole. Purtroppo tutto questo si traduce in circa 1450 euro pro capite di spesa sostenuta per tentare la fortuna tra videopoker, slot machine, Gratta e vinci, sale Bingo ecc, con 800mila persone dipendenti dal gioco e quasi due milioni di giocatori a rischio. Su questo grande business si allungano naturalmente anche le mani delle mafie. Sono ad oggi 53 i clan, tra mafia, ‘ndrangheta e camorra, che riescono ad inserirsi nelle maglie larghe dei controlli fatti dallo Stato sul sistema del gioco, tanto che ci ritroviamo con vere e proprie filiere del gioco d’azzardo illegale, dal costruttore al giocatore”. Altro aspetto contraddittorio sottolineato nel dossier Azzardopoli è il fatto che a fronte di un aumento del 10% del fatturato del gioco tra il 2011 e il 2012, è diminuita la parte incassata dallo Stato che nel 2012 ammonta a 8 miliardi a fronte dei quasi 9 incassati nel 2011.          

In questo quadro non fa eccezione Marsciano che, come spiega la d.ssa Villema Battistoni, responsabile dell’Ufficio Commercio del Comune, ha visto un progressivo aumento di offerta di giochi. Ad oggi sono circa 1000 gli apparecchi da gioco con vincita in denaro diffusi sul territorio comunale. “L’Amministrazione comunale di Marsciano – ha spiegato la d.ssa Battistoni – ancorché esautorata, come ogni altra, da qualunque potestà amministrativa sugli aspetti autorizzativi del gioco, è impegnata in una campagna di sensibilizzazione per l’uso limitato e responsabile delle macchine da gioco, con l’adozione, anche attraverso un apposito Regolamento comunale, di misure con le quali prevenire ed assistere le eventuali situazioni di dipendenza, in collaborazione con i servizi socio – sanitari, con le associazioni di volontariato e con gli stessi operatori commerciali”.

 

L’aspetto medico del problema è stato affrontato dal dottor Mariano Pedetti, dirigente del SERT - ASL 1, Distretto Media Valle del Tevere. “Sul fenomeno del gioco d’azzardo patologico – ha affermato Pedetti – incominciamo ad avere studi e modelli relativi al modo in cui agisce questa forma di dipendenza. Ad oggi questa patologia si cura attraverso un grande lavoro psicologico, con terapie singole e all’interno di gruppi familiari. Con il Sert della Media Valle del Tevere ed il fondamentale impegno dell’Associazione Atlantide e della d.ssa Anna Grazie Frascella, riusciamo a fornire un trattamento adeguato a 10,15 persone l’anno. Un dato importante ma ancora insufficiente viste le dimensioni del problema”.

 

  

Condividi