Oltre 12 miliardi di euro di danni strutturali, 28 morti e circa 400 feriti, 43mila sfollati e un sistema produttivo, da sempre virtuoso, minato profondamente. Da qui si è ripartiti per la ricostruzione in Emilia, come anche illustrato in apertura all’incontro di giovedì 23 maggio, nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Perugia, da Alfiero Moretti e Filippo Battoni, dirigenti della Regione Umbria oggi nella struttura tecnica del commissario delegato alla ricostruzione emiliana, Vasco Errani. Un tavolo di approfondimento a cui hanno preso parte Gianni Bidini, preside di facoltà, Massimo Calzoni, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) di Perugia, Diego Zurli, coordinatore ambito Territorio, infrastrutture e mobilità della Regione Umbria, Roberto Baliani, presidente dell’ordine degli ingegneri di Perugia, Vittorio Gusella, presidente dell’intercorso di laurea in Ingegneria civile e ambientale, e Paolo Belardi del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’ateneo perugino. “Ad un anno di distanza dal sisma – ha spiegato Moretti – è stato ricordato quanto fatto in questo lasso di tempo. Indubbiamente, dopo la gestione della prima emergenza, e la grande attenzione rivolta alle persone, alla messa in sicurezza dei beni produttivi e culturali, si è passati alla fase successiva, quella di ricostruzione. Dopo aver reperito i fondi e definito il sistema delle regole, oggi siamo pienamente attivi sia nella ricostruzione privata, per la parte residenziale e produttiva, che per una serie di interventi finalizzati al ripristino delle scuole, dei municipi e delle sedi dei servizi pubblici”. Si è fatto, poi, riferimento alle esperienze di ricostruzione in Umbria, dal sisma di Gubbio del 1984 a quello che interessò l’Appennino umbro-marchigiano nel 1997, in cui, con l’impegno in direzione del rafforzamento della prevenzione e della specializzazione della Protezione civile, si è dato vita ad un vero e proprio modello, poi esportato. “Ci sono alcuni elementi simili e grandi diversità fra l’evento sismico emiliano e quelli umbri – ha spiegato Moretti –. In realtà, il terremoto dell’Emilia ha colpito per la prima volta in questo Paese un sistema produttivo fortemente sviluppato, che rappresenta il 2 per cento del Pil nazionale. È questa la grande caratteristica di questo terremoto”.

Con i dati al tavolo, infine, l’assolvimento del più generale obiettivo, sempre vivo fra quelli dell’ateneo perugino, di fare incontrare studenti e professionisti, teoria e pratica, approfondimento della materia ed esperienza sul campo. “Non possiamo scindere la formazione universitaria da quello che sarà il futuro professionale – ha commentato il presidente Baliani –. Quello della ricostruzione sismica, in particolare, è un settore molto impegnativo, che pone problemi legati alla necessità di conoscere molto bene l’esistente, le costruzioni e gli impianti degli abitati, oltre che di gestire il contatto con persone che hanno subito un trauma”. “Sono particolarmente contento di questa occasione – ha concluso il preside Bidini –, sia per il contesto culturale che è di grande interesse per gli studenti e per tutto il territorio, sia perché, più in generale, è sempre bene che si parli di università in termini positivi, come luogo di ricerca e cultura”.

 

Maria Cristina Costanza

 

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