«Gentile Sindaco, sono da tempo libero di vedere Gubbio da un punto di vista altro, che mi fa partecipe della vita della città senza il condizionamento del vivere in un luogo che pur splendido, attenua il senso critico verso se stessi e la comunità di cui si è parte. Impegni istituzionali nella città capoluogo di Regione mi sono utili per comparare l’intenzione a fare per il mantenimento di Capitale europea della cultura con il sostanziale immobilismo che grava su Gubbio e sulla sua peculiare storia di Città Capitale degli Antichi Umbri. A Perugia è un fervore di iniziative per inserirsi saldamente nella modernità europea, a Gubbio è un fervore a ritenersi artefici di una storia che altri hanno scritto, sazi di grazia ricevuta ed ingordi di autocompiacimento narcisistico per le bellezze della Festa dei Ceri. Mi permetto di essere così tranchant perché la pessima orchestrazione delle iniziative che hanno portato il disconoscimento della Festa dei Ceri come patrimonio immateriale della cultura italiana in previsione del riconoscimento Unesco è il frutto avvelenato di un autocompiacimento che precipita nella spocchia, l’esito peggiore per tutti coloro che non hanno voluto capire e continuano a non capire che la peculiarità dei Ceri è di essere divenuta la sintesi del sentirsi comunità mai chiusa in sé, atteggiamento tribale, ma esempio illustre e continuativo di nuovi consensi di una più ampia adesione comunitaria addirittura planetaria. Si vorrebbe che l’Unesco e prima ancora l’Italia, riconoscesse ai Ceri di essere patrimonio senza frontiere dell’Umanità nello stesso momento in cui ci si rinserra a difendersi dall’ingresso di chi non eugubino per l’anagrafe, potrebbe inquinare ciò che è esclusivo per sé, escludente per gli altri, quand’anche fosse la restante parte dell’Umanità. Gentile Sindaco, mi spiace se la crudezza del linguaggio può ferire, attraverso Lei, gli Eugubini, ma come ben sa il medico pietoso non aiuta il paziente. Le reitero un suggerimento che Le proposi pubblicamente nel 2011.

Il diniego sostanziale della Regione a considerare ancora vigente L.R. che istituiva a Gubbio l’Istituto regionale per gli studi folcloristici ( quanti sindaci sono stati inoperosi in 20 anni) non è motivo sufficiente per negarsi come città questa necessaria base di ricerca scientifica per suffragare ancor di più la forza della candidatura dei Ceri a Bene culturale immateriale dell’Umanità. La Città deve decidere di fare. Si faccia carico Lei in qualità di sindaco, di proporre al Consiglio di destinare, a partire dal bilancio 2013 ogni anno almeno 30.000 euro al Dipartimento Uomo Territorio della Università di Perugia perché si attivi in questa nuova forma la previsione di Istituto di ricerca per gli Studi folclorici. La sede è già stata determinata da anni nel Villino Marvardi che, come sa, è di proprietà comunale-provinciale e pronto all’uso. Di più, nelle more della definizione dei rapporti con l’Università di Perugia, il villino, proprio perché è pronto all’uso, può essere subito il luogo operativo per l’avamposto del futuro Istituto. Parlo dell’Irdau che il tenace prof. Ancillotti ha portato in dono alla Città che in questo modo può contraccambiare tale tenacia qualità scientifica, tanto che il prof. Ancillotti potrebbe essere il tessitore di un progetto scientifico divulgativo che, a partire dall’Università di Perugia, veda l’impegno ampio della comunità scientifica internazionale. Perché non pensare anche ad un impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che guarda con interesse e diretto coinvolgimento a tutto ciò che l’Umbria può dare a sé ed alla comunità internazionale quando si parla di cultura? Lei e gli eugubini avete buone carte, anzi Tavole, per non lasciare tali talenti al buio, talenti disattesi ed inutili. Una eredità pesante, ma entusiasmante. Nonostante tutto, buon lavoro. Cordialmente. Pierluigi Neri » 

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