Inneggiavano al Duce e inveivano contro Anna Frank. Una squadraccia composta da otto giovani dal sapore degli anni Venti del Novecento ha aggredito, la notte di Capodanno, Arturo Scotto (coordinatore nazionale di Articolo Uno) in piazza San Marco a Venezia. Questo gravissimo fatto è avvenuto nei primi minuti degli anni Venti del terzo millennio nell’indifferenza dei presenti, tranne un ventenne che si è schierato a difesa di Arturo colpito con brutalità sotto gli occhi di moglie e figlio.
Non si tratta di un fatto isolato, ma del continuo riemergere di rigurgiti antisemiti, neofascisti, neonazisti in tutto il mondo. Questo contesto è alimentato quotidianamente da una comunicazione compressa in slogan, e da un linguaggio che mira alla pancia per individuare sempre un nuovo nemico. I giovani raccolgono questi messaggi direttamente sdoganati via Internet senza nessun filtro. Inoltre, come rilevato da molteplici ricerche, nel nostro Paese, da lungo tempo la maggioranza degli italiani vorrebbe l’uomo forte al comando, l’unico in grado di governare senza sottostare alle regole della democrazia.
Di fronte a questa deriva culturale e politica, alla complessità dei problemi è necessario un forte e deciso passaggio di responsabilità. Poiché difendendo la libertà di tutti e il rispetto dei diritti si rafforza la società, si genera nelle persone responsabilità e fiducia. Anche il presidente della Repubblica, nel suo discorso a reti unificate, ha esortato alla ricucitura della coesione sociale frammentata dalle disuguaglianze, dalla crisi, dalla rabbia e dall’odio.
In questo clima infestato da scorribande e violenze verbali, però da alcuni mesi un numero crescente di persone (un po’ di tutte le età) esprimono la volontà di partecipare in prima persona alla vita pubblica scendendo in piazza, per chiedere con toni pacati maggiore giustizia sociale e meno odio razziale, maggiore attenzione per l’ambiente e la democrazia e meno demagogia. Quindi, è fondamentale ripartire tutti insieme da una visione sociale, orizzontale, dal basso e plurale. Concepire la nostra azione come pedagogia politica e inclusione democratica. Ritrovando e riscoprendo la capacità di rappresentare chi è stato escluso o colpito dalla globalizzazione neoliberista, di raccogliere le istanze e l'energia che persiste nella società italiana. Fare della politica, pertanto, uno spazio accogliente e incubatore per un futuro migliore.
Concludo questa breve riflessione con le parole di Theodor Adorno “L’evidenza del male torna a vantaggio della sua apologia: poiché tutti lo sanno, nessuno ha più il diritto di dirlo, e il male, coperto dal silenzio, può continuare indisturbato”.

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