Quello di Luna è un romanzo storico, un giallo e un romanzo psicologico. L'autore, al pari di uno chef in cucina, amalgama generi diversi rispettando l'equilibrio degli ingredienti, giocando sui contrasti e sulle armonie.  Il sapore del romanzo storico è garantito da un'ambientazione ben resa. Tuttavia, la Germania nazista non si limita a fare da semplice sfondo agli eventi narrati. Ne “Le tre verità”, la Storia è infatti qualcosa di più di una scenografia in cui collocare attori e accadimenti. Luna conosce la Storia. La conosce e la provoca per istigarla a interagire con i suoi personaggi. Il rapporto tra realtà e finzione sviluppa pertanto ambiguità, contraddizioni, conflitti e sinergie capaci di spingere l'interesse del lettore oltre i confini della pagina. La stessa figura attorno alla quale ruota la narrazione si nutre dell'incontro fecondo e incestuoso tra realtà e immaginazione.

Che il romanzo si inscriva a pieno titolo nella giallistica contemporanea è un dato incontrovertibile. Padroneggiando con sapiente abilità le tecniche che vivacizzano il ritmo dell'esposizione, l'autore svela le verità per nasconderle e nasconde le verità per svelarle. Da un lato, la verità somiglia a una matrioska, da un altro, a un raggio di luce che si scompone e si ricompone passando attraverso un prisma di cristallo. La verità è scritta, ma non basta avere dimestichezza con l'alfabeto per comprenderla: bisogna saper leggere. Questo è lo sforzo che Luna chiede al lettore; questa è la fatica che libera il lettore dalla propria passività. 

La verità, inoltre, procede sui binari dell'intima introspezione. Raggiungerla presuppone un travaglio emotivo, che implica il dissotterramento di quei segreti sepolti sotto la coltre delle rimozioni e delle omissioni. La verità emerge allora come un affresco interiore liberato dall'opprimente crosta che ne celava i colori, dalle grige polveri che ne occultavano i significati, dalla patina di impurità che ne inibiva la fruizione. Nel romanzo di Luna, l'elemento psicologico è una costante che agisce nei dialoghi dei personaggi, negli interstizi meta-narrativi, nei molteplici richiami alle tensioni che sussistono tra sfera simbolica collettiva e percezione individuale. Si tratta di un elemento presente nel testo a volte in modo carsico e latente, a volte limpido e dirompente.

La verità, infine, è anche un'eco. L'autore la eccita, la doma, la confonde, la chiarisce; la fa rifluire in un gorgo e subito dopo la soffia sulle volte gotiche di orgogli e vergogne interiori. Un'eco che, invece di sbattere e arrestarsi sulle mura invisibili e invalicabili della conclusione del romanzo, regala a chi legge il desiderio di sentir risuonare una verità ancora.

La struttura del racconto è articolata ma non complessa. I tempi narrativi si incrociano senza rincorrersi, si agganciano senza affastellarsi. Luna cura il dettaglio, e il dettaglio cura la narrazione. Nondimeno, il lettore mai si smarrisce nei dettagli. Anzi, sono i dettagli la bussola del lettore.   

Valerio Marinelli        

LE TRE VERITÀ (Robin Edizioni, Torino 2018, pag. 683).

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