Di Sauro Cristofani - I tributi sono da sempre un argomento ostico per tutti, è risaputo. Lo sono per chi li deve imporre, perché i servizi devono funzionare, e, altrettanto, per i cittadini che li devono pagare. Ma i tributi devono essere pagati affinché i servizi vengano erogati, ma sul come e sul quando questi tributi siano richiesti, appartiene alle scelte della politica e di chi governa la nostra città, e sulla TARI il Sindaco Romizi si è veramente "applicato". Non voglio quindi parlare, ovviamente, dell'aumento di questo tributo; è stata emanata una legge a livello nazionale al riguardo ed ogni comune ha scelto tempi e modi per attuarla. Ma il sindaco Romizi è andato ben oltre con tre atti che dimostrano quanto poco ha a cuore le sorti dei suoi cittadini.

Il primo. Durante la pandemia, é risaputo, molte attività e professionisti hanno dovuto forzatamente chiudere ed alcuni continuano ad esserlo tutt'ora. E' facile immaginare che durante la chiusura un'attività non produca rifiuti. Bene, la TARI del 2020 del Comune di Perugia è stata applicata indistintamente per 366 giorni (ironia della sorte, il 2020 è stato bisestile e ci ha "regalato" pure un giorno in più di tasse), senza nessuna riduzione. Ho letto di testimonianze di solidarietà ad alcune categorie economiche colpite particolarmente dalla pandemia da parte di alcuni partiti ed esponenti dell'amministrazione comunale ma ,evidentemente, era una solidarietà "pelosa", poiché l'unica vera tassa comunale è stata applicata per tutti i giorni dell'anno. Il rimborso COVID inserito nella cartella è una foglia di fico troppo piccola per poter essere chiamata solidarietà.

Il secondo. Sempre durante la pandemia, stante la grave crisi economica che ha colpito famiglie ed imprese, il Governo ha ritenuto opportuno mettere in essere una specie di tregua fiscale. Non pace, ma tregua perché le tasse, come i tributi, vanno pagati. Quindi abbiamo assistito al rinvio della rottamazione ter, delle cartelle fiscali, degli acconti e dei saldi delle tasse, cioè di ogni forma di tributo e anche gli accertamenti fiscali hanno avuto un rallentamento. Bene, in questo quadro di tregua fiscale, il Sindaco Romizi ha ritenuto opportuno, invece, nel 2020, di inviare nelle case dei suoi concittadini gli accertamenti catastali per la TARI. Centinaia di famiglie ed imprese si sono visti recapitare nuove cartelle di "presunti" metri quadri non dichiarati. Cartelle che sono retroattive per 5 anni con tanto di sanzione e che se non pagate entro i termini, vedono il tributo praticamente raddoppiato. Per molti il tutto si è tradotto, stante la retroattività, in cifre che arrivano facilmente al migliaio di euro. Ho notizia di uffici della TARI presi letteralmente d'assedio per chiedere un appuntamento. Ognuno di noi deve pagare quanto dovuto; forse l'amore per la propria città avrebbe dovuto consigliare di evitare questo accanimento in piena pandemia.

Il terzo. Forse il più odioso. A fine anno il Sindaco, mentre con una mano scriveva ecumenici auguri con tanto di foto da mulino bianco, con l'altra metteva la firma su un progetto da oltre 160.000 euro in cui incaricava la Gesenu di rintracciare i morosi della TARI. Evidentemente aveva perfettamente chiara la situazione di difficoltà delle famiglie e delle imprese della città di Perugia, stante la pandemia, da immaginare un aumento di chi non riuscirà a pagare il tributo, tanto da doverli cercare prima telefonicamente e, appena sarà possibile, andare a bussare alle loro porte.

Tre atti che si commentano da soli e che lascio ad ognuno la scelta dell'aggettivo da dare a queste scelte amministrative del nostro Sindaco, nonostante le sue ripetute affermazioni sull’aver “rimesso in ordine” i conti del Comune. Forse ha semplicemente gettato la maschera dell'agnello per assumere quella vera del ...lupo.
Perciò se il Sindaco volesse fare veramente un gesto di sincera vicinanza nei confronti dei propri concittadini, fa sempre in tempo a ritirare e modificare gli atti sopracitati. 

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