Dunque è deciso. Nonostante la batosta elettorale e i conflitti tra e dentro le formazioni, le sinistre oggi in campo hanno deciso di andare avanti. Tra ottobre o novembre o giù di li, Leu (Liberi e uguali, composto dai fuoriusciti del Pd e da Sinistra Italiana, in parte recalcitrante) convocherà il congresso e Potere al Popolo (parte di Rifondazione comunista e altri movimenti sparsi) concluderà il tesseramento e avvierà la fase fondativa. Agli inizi dell’aereonautica, avvicinandosi alla velocità del suono, gli aerei del tempo cominciavano a vibrare e, di conseguenza, i piloti “rallentavano”, schiantandosi al suolo. I primi che ebbero il coraggio o l’intuizione di dare più manetta, superata la barriera, stabilizzarono il velivolo.

Ma la politica non è il volo e più che un atto di coraggio l’insistere su progetti già sonoramente bocciati dagli elettori sembra velleitario o, addirittura, incosciente per l’obiettivo di far rinascere la sinistra. L’idea di mettersi insieme (almeno le forze più affini) attraverso una Costituente di popolo (o di quello che c’è rimasto) democratica aperta, inclusiva, non sfiora nemmeno le menti dei dirigenti dei costituendi partiti, autonominatisi per LeU. Nodo insoluto (e divisivo) di questa formazione è il rapporto col Pd. Potenziale alleato o antagonista? Ora, come si possa pensare di allearsi o addirittura, come dice qualcuno, “rientrare” in un partito che non ha più nulla a vedere con la sinistra, che ha governato come la destra, per questo ha perso voti e non ha fatto autocritica, pensando che la rinascita passi non da una nuova politica, ma dalla guerra tra gli aspiranti leader, è un mistero inesplicabile che lambisce il masochismo.

Una sinistra che non rompe il cordone ombelicale col Pd e non entra in sintonia con il radicalismo della sofferenza popolare e sociale, come a modo loro, hanno fatto i cinquestelle, sarà (e questo mi pare un altro punto di discussione) una forza liberal progressista, ispirata da una cultura idealista fatta, come oggi è, di belle, suggestive quanto generiche parole, da poter essere condivise da tutti. Che sinistra può essere quella che non definisce un blocco sociale, inserisce esplicitamente nel suo programma la riduzione dell’orario (unica misura seria per incrementare i posti di lavoro), un aumento generalizzato di stipendi e pensioni (per sviluppare i consumi), cancella la Fornero, prevede il rilancio degli investimenti pubblici, una imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze mobili e immobili e una tassazione severa verso le speculazioni borsistiche e finanziarie, gli spostamenti di capitale, le transazioni in Italia e con l’estero?! Non apparirà forse “una sinistra di governo”, ma non sarà il caso di scrollarsi di dosso questa malsana idea che la politica si può fare solo gestendo un potere e liberarsi dalla ossessione elettoralistica?

Il caso di Potere al Popolo mi pare (lo dico con dispiacere) patologico. Hanno preso l’1% eppure continuano a scambiare culture di piccole élite ed esperienze sociali generose ma marginali, per la realtà nel suo complesso. Non è questa la strada per andare in Paradiso.

Leonardo Caponi 

                

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