Sono passati oltre 60 giorni dalle elezioni politiche del quattro marzo e ancora non si riesce a districare la matassa determinata da una legge elettorale che non offre i numeri per poter governare, sia esso partito o schieramento.

Gli accordi tentati non hanno portato alcun risultato per veti reciproci.

Il ritorno alle urne rappresenta uno spauracchio che non servirà a nulla se non ci si siede intorno ad un tavolo per cercare di rispondere alle esigenze del Paese e trovare tutti insieme una legge elettorale che premi chi dovesse affermarsi al primo posto. Si dovrà definire con precisione se come partito o come alleanza.

Certo le politiche regionali in Friuli e in Molise non hanno favorito la soluzione dei problemi perché nella sostanza hanno dato indicazioni contraddittorie. Ogni forza politica o coalizione era impegnata nella competizione accesa per far emergere le proprie ragioni.

La povertà, la paura, l’immigrazione, il lavoro, la disoccupazione giovanile… sono stati i temi del contendere, senza però trovare le soluzioni possibili.

Tante chiacchiere, ma i problemi degli italiani sono sempre gli stessi.

La democrazia è una gran bella cosa e le elezioni del Friuli e del Molise dimostrano la fluidità dei voti degli italiani che si spostano da una parte all’altra a seconda delle esigenze del momento dettate più dalla pancia che dalla ragione.

E’ forse il caso che nelle scuole vada ripristinata l’educazione alla socialità tesa, anche, alla lettura degli strumenti politici?

 

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