Mentre sta partendo la lunga competizione elettorale che culminerà nel 2019 con le Elezioni del Parlamento Europeo (il primo senza l’Inghilterra in Brexit) e contestualmente il rinnovo di moltissime Amministrazioni Comunali, anche di capoluoghi importanti come Perugia, appare nebuloso il panorama delle forze progressiste italiane.

La liquidità della politica e di molte formazioni in pieno dibattito sulla linea strategica da intraprendere, in cui la Sinistra la fa da padrona, usando un eufemismo, deve porci con forza la necessità  di ridiscutere profondamente, ma rapidamente, obiettivi e processi.

L’altrettanta  necessità di contrastare il quadro di riferimento italiano con un governo di forze non omogenee come la Lega ed i 5 Stelle, unite però da un pragmatismo per molti esempi spregiudicato che mette insieme populismi vari ma di forte presa elettorale, non può e non deve farci perdere di vista l’obbligo di provare a  gettare il cuore oltre gli ostacoli con una decisa autocritica, non tanto e non solo  sui fondamentali che uniscono il popolo progressista e della sinistra, ma anche dei modelli organizzativi con cui storicamente si esprime, che sono in buona parte anche retaggio di contenuti probabilmente in parte superati.

Non è più sufficiente richiamarsi alla tradizione ed alla appartenenza per rimettere in moto una azione politica che sembra essere asfittica, antica e percepita come stanca ripetizione di modelli ottocenteschi, in buona parte consolatori.

Ma quali potrebbero essere questi nuovi modelli su cui positivamente si dovrebbe aprire una profonda discussione?

In Europa, almeno quella più mediterranea, a cui l’Italia si è sempre riferita, almeno nella Sinistra, per storia di cultura e vicinanza, sono tra le altre, quella Spagnola, recentemente oggetto di una importante svolta con una alleanza,  in primis , tra il PSOE di Sanchez e Podemos di Iglesias e quella greca di Syryza, il cui Leader Tsipras è stato soggetto della lista della Sinistra Italiana alle ultime elezioni Europee.

Per citare una analisi interessante di pochi anni fa di Stefano Rodotà, purtroppo recentemente scomparso, i modelli sono sostanzialmente diversi: il modello Greco e’ una aggregazione storica di forze diverse della sinistra che si sono sempre mosse in sintesi di Partiti e Movimenti, fuori della tradizione Socialista o Socialdemocratica Europea, ma inseriti fortemente nella dimensione parlamentare tradizionale.

In Spagna, Podemos, formazione molto più recente, prende origine dal movimento degli Indignati.

Podemos, pur avendo promotori di chiara estrazione di sinistra, rifiuta questa etichetta e dichiara di essere nato per dare una nuova voce organizzata al paese, non per rifondare una sinistra.

La sinistra come elemento culturale iniziale  ma che si declina in forme nuove, non chiaramente etichettabili.

Non a caso il movimento di Grillo, almeno inizialmente, anche se in salsa italiana, si riferisce chiaramente anche se non esplicitamente a questa esperienza di Podemos.

Stefano Rodotà, (non a caso) spesso citato e portato come possibile candidato a suo tempo dai 5 Stelle alla Presidenza della Repubblica, riteneva questa l’unica vera strada per l’Italia, su cui DECLINARE una formazione moderna di progresso.

Una formazione sociale, che unisce  movimenti organizzati e/o diffusi, più nei loro militanti che nei  dirigenti, non ideologica, ma fortemente portatrice di bisogni collettivi, di partecipazione e  di autorevolezza. Si decide insieme, ma poi ci riconosciamo nella decisione presa .

I chiari e recenti numeri elettorali, non certo positivi per i progressisti, dovrebbero far riflettere profondamente e rapidamente tutti coloro che, per citare un famoso personaggio televisivo,si pongono delle domande, ma non riescono a darsi delle risposte.

Simona Fabbrizzi

Segretaria Provinciale di Sinistra Italiana Perugia

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