PRIMO MAGGIO:I SINDACATI - I sindacati confederali CGIL-CISL-UIL hanno elaborato un  documento unitario “Per una nuova stagione del Lavoro e dei diritti”. Il testo merita di essere brevemente illustrato, anche se è consigliabile una lettura integrale. Il principio prevalente è quello della contrattazione collettiva,  l’obiettivo principale del sindacato. E’ chiesto a gran voce il “rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati”. Poiché il rinnovo  è sempre più difficile da ottenere si chiedono “nuove regole per la  puntualità dei rinnovi contrattuali, anche ricorrendo a penalizzazioni  per chi si rende responsabile dei ritardi”. 

Ma c’è una novità sorprendente: “bisogna garantire …l’erga omnes dei  contratti maggiormente rappresentativi e applicati”. Per fare ciò è  necessario applicare l’art. 39 della Costituzione? Aspettiamo gli  sviluppi della vexata quaestio. Il momento presente impone - subito dopo - l’attenzione sugli infortuni  (sul lavoro). Il documento chiede di “contrastare l’età avanzata nei  lavori gravosi e usuranti, la mancata o inadeguata sorveglianza sul  lavoro e gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici”. E’ necessario moltiplicare “il numero degli ispettori” e aumentare “i  tecnici della ASL”, nonchè “collegare gli incentivi alle imprese a  investimenti su salute sicurezza”. Ma tutti questi impegni di spesa implicano risorse. E qui entra in gioco  il tema del fisco, che impegna il sindacato da decenni. La legge delega  di riforma fiscale del Governo “non risponde alle richieste della  Piattaforma unitaria CGIL-CISL-UIL”. “Il fisco” aggiungono i  sindacati “è la base del patto di cittadinanza e della coesione sociale” e, pertanto – tanto per essere chiari- “siamo decisamente contrari sia alla  flat tax di qualunque genere che alla riduzione del numero delle  aliquote: scelte che avvantaggiano soprattutto i redditi alti altissimi”. Ma per ottenere tutto ciò non basta scrivere un bel documento, bisogna  instaurare “relazioni sindacali forti è strutturate”. Il guaio è che il  Governo non ha nessuna intenzione di confrontarsi con il sindacato. E’ un vizio antico, risale ai tempi di D’Alema (1999), fatto proprio da  Berlusconi (2001-2006), non disdegnato da Prodi (2006-2008), che si  beccò anche lui uno sciopero, coltivato da Renzi (2014-2016) e giunto  fino a noi con alterne vicende. “Le Organizzazioni Sindacali” afferma  il documento “sono di fatto escluse da un confronto preventivo e  vengono semplicemente informate delle decisioni di volta in volta  assunte dal Consiglio dei Ministri”. 

PRIMO MAGGIO: LA FESTA - Il Primo Maggio è il giorno in cui i lavoratori fanno festa, e quindi non  dovrebbero andare in ufficio, fabbrica o campo agricolo o altro. Salvo naturalmente coloro che svolgono servizi essenziali o  continuativi (forze dell’ordine, uffici territoriali del governo, vigili del  fuoco, ospedalieri, farmacisti e giornalai di turno, fabbriche a ciclo  continuo ecc.). Anche un lavoratore autonomo, a meno che non debba effettuare  prestazioni urgenti, è bene faccia festa.  

Ma i supermercati? La liberalizzazione introdotta dal Decreto Monti  del 2011 non è stato un bel regalo per i lavoratori dipendenti. Nonostante la norma stabilisca formalmente che la libertà di  commercio incontri dei limiti “connessi alla tutela (…) del lavoro (…)” di fatto alcuni supermercati restano aperti anche il 25 aprile e il 1  maggio. Non c’è obbligo di lavorare ma di questi tempi chi si mette  contro i datori di lavoro? Per giustificare questa apertura indiscriminata la legge utilizza  addirittura l’art 117 comma 2 della Costituzione, quello sui livelli  essenziali delle prestazioni (LEP) che garantisce “condizioni di accessibilità ai beni e servizi sul territorio nazionale” (art 34 comma 1 Decreto Legge 211/2011, in G.U. 6 dicembre 2011). E’ una beffa per i  dipendenti che sono costretti a lavorare nei giorni festivi per tenere  aperti gli scaffali dei supermercati. E’ vero che il lavoro festivo è pagato bene ma quattro soldi in più  possono sostituire la soddisfazione di stare in famiglia (o comunque riposarsi)? E poi dicono che bisogna tutelarla…

Qualcuno obietterà che è comodo trovare aperto il supermercato per  acquistare qualcosa che serve. Si può rispondere che i supermercati  potrebbero aprire a turno, come fanno le farmacie e le edicole. Alla fine ha prevalso (e prevale tuttora) la logica del mercato, il laissez  faire (lasciar fare) tanto caro all’ideologia liberale. 

Mario Centini

 

Condividi