Da qualche ora si sente Salvini cantare la vecchia canzone di Pappalardo: “Ricominciamo”. E’ inascoltabile, per quanto stonato è, l’intraprendente e furbacchiotto ragazzone padano.

Comunque finirà la partita, Governo o elezioni, ha dimostrato ampiamente di non essere un politico che sa meditare e programmare strategie a suo favore. Chiunque l’avrebbe compreso che con la mossa di far saltare il tavolo, avrebbe innescato tutto quello a cui stiamo assistendo.

Prima testata. Voleva andare al voto subito, non c’è riuscito. Bastava avere un minimo di infarinatura di cultura istituzionale, per capirlo.

Seconda testata. Nelle piazze italiane inizia a farsi notare una presenza sempre più ampia di cittadini che lo contestano, nonostante che a sua disposizione vengano messi uomini in divisa che chiedono documenti a chiunque fischia.

Terza testata. Ha compiuto mezzo miracolo, anzi due. Il primo ha saputo rimettere in moto il PD. Nessuna problematica che attanagliasse i cittadini italiani, era riuscita a farlo. C’è si Calenda, che minaccia di uscire qualora si desse vita ad un governo diverso dall’attuale. Ma se Calenda se ne dovesse andare davvero, nessuno dentro al PD, tenterebbe di trattenerlo. Il secondo, ha rimesso in pista Di Maio, che ora ha di nuovo il potere di scegliere cosa fare.

Quarta testata. Voleva diventare il padrone assoluto di tutta la destra italiana, compresa la parte godereccia rappresentata da Forza Italia. Ora dovrà trattare con il nano e non sarà proprio una passeggiata romantica. 

Quinta testata. Aveva un disegno politico preciso il mascelluto ministro, cancellare sostanzialmente il Parlamento, la Democrazia rappresentativa. Insomma aveva in testa il modello Ungheria di Orban.  

Sesta testata. Voleva mettere un OPA sul futuro Presidente della Repubblica. Uno personaggio di second’ordine, poco attento al Dettato Costituzionale, molto più sensibile ai propri desiderata. Sfumata anche questa. Il disegno di Mattarella, neppure troppo recondito, è quello di far eleggere il prossimo Presidente da questo Parlamento e da questo Senato. Circola da tempo il nome di Mario Draghi.

Settima testata. Non aveva intuito quello che anche la casalinga di Voghera sapeva da sempre: alla Camera e al Senato, c’è una maggioranza silenziosa di parlamentari che non ha la minima intenzione di tornare a casa, con tutti i rischi che questo fatto comporta per loro. Una maggioranza ampia perché trasversale. Non averlo capito, è stato davvero da sprovveduti.

Insomma il tracotante e pettuto giovanotto, si è proprio fregato con le sue mani. Soprattutto dovrà ora affrontare i reali problemi economici, di cui lui non sa davvero nulla. Non sa da dove cominciare. Anche per questa ragione ha tentato la spallata. Certo avrebbe seguitato a terrorizzare gli italiani creandogli un nemico alla settimana, gli immigrati, gli zingari, le libertà e i Diritti civili da sopprimere in nome del rosario, ma questo  non lo avrebbe salvato dal dover affrontare tra qualche settimana il ciclone assai turbolento che si profila all’orizzonte chiamato Economia.

Renato Casaioli

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